Monica Guerzoni per corriere.it - Estratti
claudio borghi marine le pen a pontida
Giuseppe Conte ha scolpito le quattro lettere della parola PACE (precedute dall’hashtag #) nel simbolo del M5S e Matteo Salvini, al comizio di Milano, ha chiesto voti sulle note dell’iconica Blowin’ in the wind . «Per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone prima che vengano bandite per sempre?». La risposta elettorale al quesito canoro di Bob Dylan, che dal 1963 è il manifesto di generazioni di giovani, «se ne va nel vento». Quello del pacifismo, che pure soffia forte nel mondo, in Italia non ha premiato tutti i partiti e tutti i candidati che, più o meno sinceramente, vi si sono aggrappati. Anzi, ne ha penalizzati alcuni.
A sinistra il giornalista turbo-pacifista Marco Tarquinio, sceso in campo a dispetto dei riformisti del Pd per gridare «no alle armi in Ucraina», prima di strappare un seggio a Strasburgo ha rischiato di finire nell’elenco dei trombati eccellenti. L’ex direttore di Avvenire , sbeffeggiato da antipatizzanti e avversari come «Tarquinio il superfluo», è arrivato sesto tra i dem al centro, con poco più di 40 mila preferenze nel sacco.
matteo salvini claudio borghi foto di bacco
A destra Claudio Borghi, il pasdaran leghista del «no alle armi» che nel 2022 suggeriva all’Italia di «non rinnegare i rapporti passati con la Russia di Putin», alla vigilia del voto ha spronato Zelensky ad «accontentarsi di un pareggio». Ma bollare come «bombaroli» il presidente francese Macron e il segretario della Nato Stoltenberg non gli ha riempito le tasche di preferenze: bocciato.
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L’unica lista pacifista uscita vincitrice dal voto di sabato e domenica è l’Alleanza Verdi e Sinistra, che invoca la ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina dal 24 febbraio 2022, giorno dell’attacco russo. Colombe da sempre, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno tutti i titoli per festeggiare un milione e mezzo di voti e il «tonfo senza limiti dell’asse della guerra, Scholz-Macron».
marco tarquinio slogan elettorale
Assai peggio, in proporzione alla storia del suo movimento, è andata a Giuseppe Conte, il cui M5S ha perso qualcosa come 2,3 milioni di voti rispetto alle Politiche del 2022. Eppure il suo leader, che si è sgolato per il «no a ulteriori invii di armi» e contro la «folle corsa al riarmo», conferma che gli otto eurodeputati cinquestelle saranno «costruttori di pace». Obiettivo dichiarato: accompagnare Putin al tavolo dei negoziati di pace.
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MICHELE SANTORO
Molto peggio è andata la corsa pacifista di Michele Santoro, destinato a restare a Roma con il 2,2 per cento delle preferenze. La sua lista Pace Terra Dignità si è fermata a 500 mila voti, nonostante l’accorato appello finale da Assisi: «Miracolosamente le piazze in cui c’erano i bambini di Gaza o i morti ucraini hanno iniziato a riempirsi... Se tutta questa gente potesse votare voterebbe la pace». Un italiano su due è rimasto a casa e chi ha messo la scheda nell’urna ha scelto diversamente.
michele santoro michele santoro marco tarquinio