Giorgio Marota per il Corriere dello Sport
GABRIELE GRAVINA - FIGC
I ntroduzione, lotta e risoluzione della crisi. Gabriele Gravina, da amante del teatro, avrà immaginato per la sua storia in Figc una struttura in tre atti. Nel primo mandato si è fatto strada in un mondo complesso, nel secondo ha conosciuto e affrontato battaglie laceranti soprattutto con la Lega Serie A e una parte della politica, mentre nel possibile terzo incarico già prevede «che senza alcuni provvedimenti legati alla sostenibilità, il calcio rischia di implodere».
Non ha ancora sciolto la riserva sulla ricandidatura, eppure le parole pronunciate ieri al termine del consiglio federale la lasciano intuire: «Non mi sto facendo corteggiare, ho la consapevolezza di avere numeri molto importanti». Insomma, «la certezza del risultato c’è». Il problema, semmai, è di opportunità: «Devo valutare se ci sono i presupposti affinché si possa guidare la federazione con una serenità diversa e con una progettualità».
GIUSEPPE GRAVINA - CLAUDIO LOTITO
L’assemblea del 4 novembre, quella suggerita dal famoso emendamento Mulé che puntava a dare più peso al professionismo, si è trasformata in delle primarie federali.
E lì Gravina ha stravinto con l’83% dei favori dei delegati, facendo approvare la sua proposta di pesi e percentuali: la Serie A, spaccatasi al momento del voto, è passata dal 12% al 18% e da 3 a 4 consiglieri (ne voleva 6 e il 30%), la Serie B dal 5% al 6% e con 2 consiglieri, la Lega Pro dal 17% al 12% con 2 consiglieri anziché 3, gli arbitri sono usciti dal consiglio e tutto il resto è rimasto invariato, con la LND al 34% e i calciatori e gli allenatori - blindati dalla legge Melandri - rispettivamente al 20% e al 10%. Il 3 febbraio, data scelta per le elezioni all’hotel Cavalieri di Roma, questo blocco granitico potrebbe portare Gravina alla conferma. Anche se si parla del tentativo dell’opposizione di convincere Del Piero a correre per la presidenza. Per la cronaca, l’ex capitano della Juve avrebbe già declinato la proposta.
aurelio de laurentiis gabriele gravina
«La designazione può anche essere unitaria», ha spiegato Gravina, auspicando un plebiscito. Avrebbe certamente del clamoroso lo scenario in cui fosse proprio la Lega di A a candidarlo. Ma la possibilità c’è, dato che bastano 11 firme su 20 e, non a caso, 12 sono le società che il 4 novembre si sono astenute (fornendogli un assist) e 11 quelle che nell’ultima assemblea di Lega hanno inviato a Casini delle lettere per scongiurare una possibile causa sul regolamento assembleare. Su quest’ultimo argomento, però, la Lega si era già mossa a scopo cautelare e ieri il tribunale federale ha ritenuto il reclamo “in parte infondato e in parte improcedibile”.
del piero
Durante il dibattimento, la Serie A ha proposto istanza di rinvio mentre la Figc, con l’avvocato Viglione, ha chiesto di entrare nel merito, ottenendo un successo. «Sta prevalendo un atteggiamento di buon senso - l’analisi di Gravina - Mi auguro che queste 11 società possano diventare 20. Non è più il momento dello scontro».
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