Cesare Giuzzi per www.corriere.it
STUPRO
Otto minuti di terrore. Bloccata in ascensore, minacciata da uno sconosciuto e abusata. Dalle 23.57 alle 00.05 del 21 dicembre, mentre la vittima è appena rientrata a casa dopo aver passato la serata con un’amica a un corso di cucina. Un racconto dell’orrore che mette i brividi, quello messo a verbale da una 40enne di Segrate davanti ai magistrati Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro.
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Grazie alla sua testimonianza, all’analisi delle telecamere, alle impronte digitali e al Dna, i carabinieri del comando Provinciale di Milano e della compagnia di San Donato, dopo pochi giorni riusciranno a individuare il presunto sospettato. Un senza fissa dimora con una fila di precedenti e diversi ordini di espulsione sulle spalle. La cattura: lunedì 17 gennaio.
I verbali della vittima
La testimonianza della vittima inizia proprio dal rientro a casa quando, accompagnata dall’amica, scende dall’auto e decide, per comodità, di entrare dalla rampa dei box al piano meno 2 del palazzo. Quando entra in ascensore per salire a casa, la donna avverte una presenza alle spalle: «Una volta entrata, mentre premevo il tasto del piano, sentivo la porta da cui ero entrata poco prima sbattere e subito compariva un ragazzo che in tutta fretta si fermava tra le porte dell’ascensore, bloccandolo».
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Il giovane la colpisce e la rapina: «Mi colpiva con il palmo della mano sulla tempia — ha messo a verbale la vittima davanti ai carabinieri — e mi diceva di stare zitta che altrimenti mi avrebbe ammazzato». La donna, terrorizzata, consegna il cellulare e i pochi spiccioli che ha nel portafoglio: 35 euro.
La violenza sessuale
Ma l’aggressore non fugge. Anzi. La colpisce di nuovo, poi inizia a slacciarsi i pantaloni. «L’ho implorato più e più volte di non farmi del male. Ero pietrificata dalla paura. Pensavo di morire». L’uomo abusa di lei in ascensore, la picchia e la minaccia: «Stai zitta, ti ammazzo», le ripete. Sono minuti interminabili. Nessuno nel palazzo si rende conto di quello che sta accadendo. La vittima terrorizzata implora l’uomo di lasciarla andare.
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In lacrime finge che al piano di sopra, nel suo appartamento, ci siano i figli ad attenderla. L’immigrato la minaccia ancora, le intima di non denunciare: «Mi minacciava che non avrei dovuto dire nulla facendomi credere che mi conoscesse, dicendo che aveva parlato di me con il portinaio». L’aggressore si allontanerà poi soltanto quando, sentendo un rumore provenire dal palazzo, teme di essere scoperto. La vittima si ricompone e in lacrime sale in casa dove chiede aiuto ai familiari e chiama il 112.
I soccorsi e le indagini dei carabinieri
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Davanti ai carabinieri e ai medici del Soccorso violenza sessuale della Mangiagalli darà una descrizione precisa del suo aguzzino. Lo stesso uomo immortalato dalle telecamere del palazzo che riprendono anche parte della scena. La svolta decisiva arriva dalle analisi delle impronte e delle tracce eseguite dai carabinieri del Ris e della Rilievi del Nucleo investigativo.
Campioni che restituiscono un «match» preciso: quello di un libico di 31 anni che è stato in carcere diverse volte, l’ultima a Vigevano dove gli è stato anche prelevato il Dna. Nei suoi confronti anche un ordine di espulsione dall’Italia firmato dal questore lo scorso settembre.
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