Paola Di Caro per il Corriere della Sera
luigi di maio berlusconi salvini meloni
Sa che è praticamente impossibile che accada, ma Silvio Berlusconi ancora spera - lo farà fino all' ultimo secondo utile - che il governo M5S-Lega non nasca. Si dice «rassegnato al peggio», certo, e non vede luce, ma non vuole scartare del tutto l' ipotesi che alla fine qualcosa vada storto, che il meccanismo si inceppi, che Salvini «torni indietro» e abbia uno scatto d' orgoglio.
Scuote la testa il leader di Forza Italia, e maledice il giorno in cui ha dato il via libera all' alleato: «Non dovevo, tornassi indietro non lo rifarei mai», ripete. Perché, confida ai suoi, lui si aspettava ben altro: una tenuta da parte di Salvini, la capacità di imporre temi di centrodestra al M5S e magari di mettere uomini chiave nei ministeri più delicati. E invece, si duole l' ex premier, non c' è stata resistenza nemmeno sul delicatissimo capitolo della giustizia: «Questi vogliono eliminare la prescrizione, chi finisce nell' ingranaggio di un processo secondo loro deve rimanerci a vita, è un obbrobrio giuridico, una vergogna».
BERLUSCONI SALVINI
E al ministero della Giustizia, stando agli ultimi toto-ministri, Salvini non è riuscito a ottenere che possa approdare un leghista, o comunque qualcuno che possa dare garanzie a Berlusconi. Si parla infatti del cinquestelle Alfonso Bonafede, che il fidatissimo Niccolò Ghedini non considera esattamente un profilo tranquillizzante, mentre gradita sarebbe stata Giulia Bongiorno, leghista e «garantista».
Niente da fare. Non c' è nulla che a Berlusconi piaccia in questo governo che sembra stia per nascere. Non le politiche sulla giustizia, non l' impostazione generale su infrastrutture, politiche industriali, fiscali, grandi opere. La fedelissima Licia Ronzulli, parlando al Faccia a faccia di Minoli, è tranchant: «Salvini non è il leader del centrodestra in questo momento, perché non siamo insieme nel governo», e «tanti sono i punti del contratto inaccettabili: c' è giustizialismo e non giustizia, c' è assistenzialismo a tempo indeterminato mentre noi a tempo indeterminato volevamo creare solo posti di lavoro».
GELMINI - BERLUSCONI - BERNINI
È insomma, dice Mariastella Gelmini «un governo solo del no», e - aggiunge Sestino Giacomoni - qualunque premier che non sia lo stesso Salvini o un uomo di centrodestra peggiorerà la situazione, perché se fosse un tecnico «non si capisce che differenza ci sarebbe con un governo alla Monti», se fosse un esponente di seconda fila del M5S sarebbe un segno «di debolezza».
BERLUSCONI RENZULLI
Per questo Berlusconi ancora si aggrappa alla speranza che qualcosa accada, almeno fin quando non riceverà la telefonata che Salvini ha annunciato gli farà quando tutto sarà deciso e che, ieri sera, non era ancora arrivata. Magari, sono i discorsi che si fanno ad Arcore, Mattarella potrebbe pronunciare dei no pesanti, tanto da permettere a Salvini che si è spinto tanto oltre «di sganciarsi», e magari a quel punto si potrebbe «tornare a votare anche a ottobre - immagina Berlusconi -, perché ancora il centrodestra viene percepito come forza unitaria e vincente dagli elettori».
GIACOMONI
Ma se invece il governo partirà, la paura che in uno-due anni di governo assieme si saldino M5S e Lega in un partito unico, che con questa legge elettorale sarebbe quasi imbattibile in tutti i collegi, c' è. Ed è tanta.