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    "BISOGNA RADERE AL SUOLO TEL AVIV. FORZA HAMAS, TI AMIAMO. SUPPORTIAMO I TUOI RAZZI" - COME SONO “PACIFISTI” GLI STUDENTI SINISTRATI FILO-PALESTINESI DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE! - ALLA "COLUMBIA" DI NEW YORK SONO STATE SOSPESE LE LEZIONI A CAUSA DEI DISORDINI. A "YALE" 50 RAGAZZI SONO STATI ARRESTATI DURANTE LE MANIFESTAZIONI, TRA LORO C'E' CHI GRIDA: "C'E' SOLO UNA SOLUZIONE, LA RIVOLUZIONE DELL'INTIFADA" - LA CONDANNA DELLA CASA BIANCA - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “La Repubblica”

     

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    Lo striscione piantato sul prato del cortile principale della Columbia University, dove si affaccia la biblioteca con i nomi di Cicerone e Virgilio scolpiti in caratteri cubitali, recita “Gaza Solidarity Encampment”.

     

    Nonostante la vernice rossa che cola dalle lettere, sembra l’ingresso di un pacifico accampamento, dove si celebra la solidarietà per gli abitanti di Gaza vittime della guerra. Il problema però è che gli slogan sono diventati così violenti, da spingere la Casa Bianca a condannare le proteste e l’Università a sospendere le lezioni.

     

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    Nel frattempo nel campus di Yale sono stati arrestati una cinquantina di manifestanti, a conferma che la rivolta negli atenei contro l’offensiva israeliana sta diventando un’emergenza nazionale. Sul prato dell’università che anticipò le proteste del Sessantotto americano, camminano anche bambini a piedi scalzi.

     

    La madre che li rincorre, Nancy, spiega: «Non sono una terrorista, ma ritengo giusto esprimere il mio dissenso contro un genocidio». A poca distanza da lei Nerdeen Kiswani, una leader della protesta, grida che «c’è una sola soluzione, la rivoluzione dell’Intifada.

     

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    Il sionismo cadrà, come Israele. Gli imperialisti americani sono i terroristi». Un video pubblicato sui social dall’attivista ThizzL si spinge oltre: «Chiediamo giustizia. Come? Radere al suolo Tel Aviv. Forza Hamas, ti amiamo. Supportiamo i tuoi razzi». Altri inneggiano alla creazione di uno Stato palestinese “dal fiume al mare”, cioè dal Giordano al Mediterraneo, cancellando Israele.

     

    Tutto questo ha spinto il vice portavoce della Casa Bianca Andrew Bates, preoccupato anche per gli effetti che ciò potrà avere sulla rielezione di Biden, a rispondere così: «Mentre ogni americano ha diritto alla protesta pacifica, gli appelli alla violenza e all’intimidazione fisica contro gli studenti e la comunità ebraica sono palesemente antisemiti, inconcepibili e pericolosi. Non hanno alcun posto in nessun campus universitario, o in qualsiasi parte degli Usa».

     

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    Quindi ha aggiunto: «Fare eco alla retorica delle organizzazioni terroristiche, soprattutto sulla scia del peggior massacro commesso contro il popolo ebraico dall’Olocausto, è spregevole. Condanniamo queste affermazioni con massima fermezza». Un tono simile ha scelto Eric Adams, sindaco democratico di New York: «Sono inorridito e disgustato dall’antisemitismo al campus della Columbia. L’odio non ha posto nella nostra città e ho incaricato la polizia di indagare qualsiasi violazione della legge».

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    La presidentessa dell’università, Nemat “Minouche” Shafik, ha risposto sospendendo ieri le lezioni: «Il decibel dei nostri disaccordi non ha fatto altro che aumentare negli ultimi giorni. Queste tensioni sono state sfruttate e amplificate da individui non affiliati alla Columbia che sono venuti nel campus per perseguire i propri obiettivi. Abbiamo bisogno di un reset».

     

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    Sul fuoco poi soffiano da destra personaggi come la deputata repubblicana Stefanik, che sfruttano la crisi per attaccare la “cultura woke” delle università. Un corto circuito che non risolverà la crisi a Gaza, ma minaccia di trasformare i campus in una polveriera.

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