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1 - GERUSALEMME, L'ONU CENSURA TRUMP
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
La voce dell' Assemblea Onu è netta: «profondo rammarico» per la decisione americana di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. La mozione di condanna politica presentata da Yemen e Turchia ha raccolto 128 voti a favore, tra cui l' Italia e gli altri grandi Paesi europei, 9 contrari e 35 astenuti. Donald Trump aveva trasformato la plenaria delle Nazioni Unite in una specie di censimento politico: ci sono gli avversari, i veri alleati e poi, una terza, inedita, categoria, «quei Paesi che prendono i nostri soldi e poi ci votano contro».
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L'Italia non ha mai avuto dubbi, «sì» alla mozione in continuità con la posizione espressa in Consiglio di Sicurezza, anche se ieri il nostro Paese ha mantenuto un basso profilo, così come tutta la Ue. E in fondo anche come Cina e Russia, schierate in appoggio al documento. La minaccia del presidente americano, ripetuta ancora ieri dall'ambasciatrice Nikki Haley, «ci ricorderemo di questo voto», non ha scalfito la compattezza del mondo arabo-musulmano.
Yemen e Turchia hanno preso l'iniziativa rispettivamente in qualità di presidente dell' Arab Group alle Nazioni unite e dell' Organizzazione per la cooperazione islamica. L'Egitto e la Giordania, che ricevono aiuti per circa 1 miliardo e diverse centinaia di milioni di dollari dagli Usa, non si sono fatti impressionare da ciò che il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavasoglu, ha definito «il bullismo» di Trump.
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
L'offensiva della Casa Bianca, però, ha aperto qualche varco. Ventuno delegazioni non sono neanche comparse al Palazzo di Vetro, tra queste Ucraina, Zambia, Kenia. Nel giro di qualche giorno l'Unione europea ha perso il blocco dell'Est: Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e, all'ultimo, anche Polonia, Croazia e Lettonia si sono astenute, preferendo irritare i big del Vecchio Continente, Francia, Germania, Gran Bretagna, pur di non contrariare Washington. Ma anche il Canada di Justin Trudeau, fino a oggi equidistante in modo cristallino tra israeliani e palestinesi, non ha preso posizione.
TRUMP FIRMA IL DOCUMENTO CHE RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE
L'elenco degli astenuti è interessante: c'è il Messico, già sottoposto a pressione dagli americani per via del Muro e dell'accordo commerciale Nafta. E poi una larga rappresentanza dell'America centromeridionale: dalla Colombia a Panama, all'Argentina. Due clientes degli Stati Uniti, Guatemala e Honduras, si sono pronunciati per il «no».
A fine giornata ecco il bilancio diplomatico dell' operazione Gerusalemme. Nato spaccata, con la Turchia su posizioni molto combattive e Canada defilato. Unione europea divisa e sconcertata dalle minacce di ritorsioni. Egitto e Giordania, alleati chiave nella regione, come minimo imbarazzati. A questo punto resta da capire quali ritorsioni saranno in grado di applicare ora gli Stati Uniti. Probabilmente nessuna. «Tanto finirà tutto nella spazzatura», è il commento di Israele.
TRUDEAU
2 - L’ITALIA ENTRA NELLA LISTA NERA DEGLI STATI UNITI
Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”
Da una parte Israele e gli Usa di Donald Trump. Dall'altra i palestinesi, i Paesi islamici e i loro tanti amici sparsi per il mondo. L'Italia e gran parte degli Stati europei hanno scelto di schierarsi al fianco dei secondi, contro i primi. L'assemblea delle Nazioni Unite ha approvato a larghissima maggioranza (128 voti contro 9) la risoluzione, scritta da Yemen e Turchia, che condanna la decisione di trasferire da Tel Aviv a Gerusalemme l'ambasciata statunitense, scelta che equivale a riconoscere la città del Tempio come capitale di Israele.
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La votazione di ieri in pratica non cambia nulla, gli Stati Uniti tirano dritto. Ma lo strappo politico tra le due sponde dell' Atlantico non ha precedenti e Trump ha assicurato che ci saranno conseguenze. "Non ci dimenticheremo di questo voto", ha ribadito Nikki Haley, ambasciatrice statunitense all' Onu. Proprio lei, due giorni fa, aveva riportato in un tweet ciò che lo stesso presidente le aveva detto: "Lasciamo che votino contro di noi, risparmieremo un sacco di soldi".
nikki haley
Avvertimento che vale innanzitutto per i Paesi arabi e musulmani foraggiati da Washington. Sui giornali americani e israeliani c'è già la lista dei beneficiati che hanno votato contro gli Stati Uniti e adesso rischiano il taglio dei fondi: l'Afghanistan, che ogni anno riceve aiuti per 4,7 miliardi di dollari, l' Egitto (1,5 miliardi), l'Iraq (1,1 miliardi), la Giordania, il Pakistan e così via. Spese che ora Trump ha ottimi motivi per ridurre o eliminare, al pari dei finanziamenti che il suo Paese versa alle Nazioni Unite.
TRUMP ALL ONU
La lista nera, però, non finisce qui. La Haley era stata molto chiara: "Prenderemo nota di ogni singolo voto. Ci segneremo i nomi". Significa che in quell' elenco c' è anche l' Italia. I Paesi europei sono vulnerabili e noi più degli altri. Non riceveremo aiuti cash come l'Afghanistan, ma dobbiamo agli Stati Uniti la protezione che ci garantiscono tramite la Nato, nei cui confronti siamo inadempienti cronici.
Gli accordi con Washington prevedono infatti che ogni Paese dell' alleanza investa in uomini e attrezzature militari due punti di Pil, che per l' Italia significano 33 miliardi di euro l' anno; ne spendiamo, invece, poco più della metà. In Europa solo Grecia, Estonia, Polonia e Regno Unito rispettano questa intesa.
donald e melania trump con gentiloni a taormina
Trump è stufo di pagare per gli altri e lo ha spiegato a quattr' occhi allo stesso Paolo Gentiloni durante l' incontro che i due, ad aprile, hanno avuto alla Casa Bianca. E, dopo quello che è successo ieri, il presidente americano non ha più motivi per essere benevolo con noi: la differenza, a carico del contribuente italiano, ammonta a 16 miliardi di euro l' anno. L' appoggio degli Stati Uniti è fondamentale anche dal punto di vista logistico.
L'ultimo esempio è di questi giorni: all' interno della missione euro-africana gestita dai francesi, l' Italia sta per inviare 470 soldati e 150 mezzi in Niger. Siccome i Paesi europei non hanno gli apparecchi per organizzare il trasporto aereo, i nostri saranno costretti ad una rischiosa traversata lunga 2.400 chilometri nel deserto del Niger.
MARCON MERKEL
Senza lo zio Sam, insomma, i Paesi Ue non riescono nemmeno a fare come si deve un' operazione a sud della Libia. Ciò nonostante, hanno appena scelto di ignorare gli avvertimenti di Trump. Dal cui esercito, a questo punto, sarebbe ingenuo pretendere quell' aiuto che in Africa ci risolverebbe tanti problemi. Per la cronaca, la risoluzione secondo cui la decisione statunitense su Gerusalemme "è nulla, priva di validità e deve essere revocata" è stata votata da ben 22 membri della Ue. Tra questi, oltre all' Italia, figurano Francia, Germania e Regno Unito.
Trentacinque delegazioni, in seguito alle pressioni esercitate dalla Casa Bianca, hanno scelto invece di astenersi, incluse quelle di Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Canada e Australia. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha accusato l' Onu di essere "la casa delle bugie". Per il suo ambasciatore, Danny Danon, il voto di ieri "finirà nel secchio della spazzatura della storia". Rivolgendosi agli Stati che avevano appena votato in favore della risoluzione, il diplomatico ha aggiunto: "Siete marionette manovrate dal burattinaio palestinese".