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    PIU’ GNOCCA, PIU’ APPALTI - PER I PM, IL BANANA SCUCE 850 MILA EURO A TARANTINI NON PIÙ PER TAPPARGLI LA BOCCA SULLE ZOCCOLE, MA PER NON RIVELARE GLI AFFARI CON FINMECCANICA - LAVITOLA SMANIA DI PARLARE PROPRIO DEGLI APPALTI E DEI 5 MILIONI CHIESTI A BERLUSCONI - POI CI SONO QUEI 600MILA € IN DIAMANTI CHE VALTERINO VENDE A UNA SOCETÀ DELLO ZAMBIA, E POTREBBERO NASCONDERE I CONTRIBUTI PUBBLICI DELL’ “AVANTI!” I RAPPORTI DI VALTERINO CON MAURO MASI (ESTRANEO ALL’INCHIESTA)…


     
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    1- LAVITOLA E I CINQUE MILIONI: "SÌ, LI VOLEVO CHIEDERE A BERLUSCONI"
    Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini per "il Corriere della Sera"

    VALTER LAVITOLA PRELEVATO ALLAEROPORTO DALLE FORZE DELLORDINEVALTER LAVITOLA PRELEVATO ALLAEROPORTO DALLE FORZE DELLORDINE GIAMPAOLO TARANTINIGIAMPAOLO TARANTINI

    «È vero, volevo chiedere cinque milioni a Silvio Berlusconi. Ma doveva essere un prestito, un "aiutino" perché so che lui è generoso». Valter Lavitola ha ammesso la sua intenzione di battere cassa con l'ex presidente del Consiglio, come aveva raccontato qualche settimana fa ai magistrati sua sorella Maria. Ma «niente ricatti», questo lo ha escluso. E invece la sensazione è che con l'interrogatorio di due giorni fa davanti al giudice, nel carcere di Poggioreale, il faccendiere abbia voluto lanciare un messaggio.

    E non è l'unico. Perché più volte - nonostante i pubblici ministeri lo abbiano sollecitato a rispondere alle domande - ha annunciato di voler parlare «soprattutto di Finmeccanica». Ed ecco che l'inchiesta di Napoli si intreccia con quella di Bari dove Lavitola e Berlusconi sono indagati insieme, sospettati di aver indotto l'imprenditore Gianpaolo Tarantini a mentire di fronte ai pubblici ministeri.

    Anche nel capoluogo pugliese una parte delle verifiche riguarda infatti la holding specializzata in sistemi di difesa. Il sospetto degli inquirenti è che i soldi versati dallo stesso Berlusconi a Tarantini tra il 2010 e il 2011 (in tutto circa 800mila euro) servissero a pagare il suo silenzio non soltanto sulle donne portate alle feste, ma anche sui tentativi di fargli ottenere appalti e commesse. Proprio di questo si chiederà conto a «Gianpy», che è stato convocato a Bari per il 5 maggio prossimo.

    Gianpaolo Tarantini da La StampaGianpaolo Tarantini da La Stampa

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    Valter LavitolaValter Lavitola

    LA «RETE» DI FINMECCANICA
    Lavitola sa che il suo primo verbale sarà reso pubblico entro qualche giorno visto che ha presentato ricorso al tribunale del Riesame. E dunque, questa è la convinzione degli inquirenti, potrebbe averlo usato per lanciare precisi avvertimenti. Per questo sospettano che la scelta di parlare di quei cinque milioni sia in realtà una precisa richiesta, forse un nuovo ricatto. Non sarebbe la prima volta. Durante i colloqui intercettate lo scorso anno con Tarantini era proprio lui a manifestare l'intenzione di «mettere il premier con le spalle al muro», di tenerlo in scacco rispetto all'inchiesta barese.

    I magistrati pugliesi hanno delegato i carabinieri a trascrivere tutte le telefonate tra Berlusconi e Tarantini che riguardano il periodo delle feste organizzate a palazzo Grazioli e villa Certosa per scoprire su quali dettagli l'imprenditore dovesse tacere. Le verifiche già svolte hanno accertato che Tarantini veniva pagato affinché confermasse che Berlusconi era all'oscuro del fatto che le ragazze invitate fossero escort. Ma il sospetto è che ci sia dell'altro. Rapporti d'affari stretti proprio in quel periodo, contatti procurati a Tarantini per entrare nella galassia Finmeccanica e ottenere incarichi. Relazioni che Lavitola già coltivava proprio grazie al suo rapporto privilegiato con il Cavaliere.


    2- "PATTO BERLUSCONI TARANTINI PER FINMECCANICA" - I PM: IL CAVALIERE LO INDUSSE A MENTIRE PER COPRIRE LO SCAMBIO ESCORT-APPALTI
    Carlo Bonini e Giuliano Foschini per "la Repubblica"

    Di quali segreti era ed è ancora custode Giampaolo Tarantini tali da giustificare 850mila euro per il suo silenzio? L´iscrizione al registro degli indagati della procura di Bari di Silvio Berlusconi per "indurlo" alla menzogna, la scelta di individuare in Valter Lavitola il tramite dell´operazione, rimettono al centro di questa storia il "movente" che ha mosso l´ex presidente del Consiglio.

    lavitola-berlusconilavitola-berlusconi

    E la risposta che si raccoglie in queste ore da diverse e qualificate fonti investigative suona così: «Nell´estate del 2011, il problema di Berlusconi con Tarantini non erano più le escort, questione a quel punto di dominio pubblico e per altro oggetto di una seconda inchiesta della Procura di Milano ormai non più segreta per nessuno e con imputazioni ben più gravi. Il problema si chiamava e si chiama Finmeccanica e l´attività di mediazione opaca che, a titolo diverso, Tarantini e Lavitola avevano svolto per il Gruppo».

    LE TELEFONATE "OMISSATE"
    Se l´intuizione investigativa è corretta, si torna dunque al Grande Gioco degli appalti di Finmeccanica cui Lavitola e Tarantini - nel 2009 - hanno accesso grazie alla mediazione decisiva dell´allora Presidente del Consiglio. È un fatto che tra le intercettazioni acquisite dal procuratore aggiunto di Bari Pasquale Drago alla sua indagine su Berlusconi e Lavitola per «induzione alle false dichiarazioni», ci siano decine di telefonate tra l´ex Presidente del Consiglio e Tarantini che erano state "omissate" al momento del deposito (settembre 2011) degli atti dell´inchiesta principale sulle escort.

    FinmeccanicaFinmeccanica

    Ebbene, in quelle conversazioni - che per altro sono parte di un ulteriore procedimento stralcio noto come il fascicolo "Tarantini-Berlusconi-Finmeccanica" - sarebbero documentati non solo lo "scambio" escort-appalti, ma anche incontri notturni tra i due per discutere questioni che nulla avevano a che fare con le prestazioni delle "ragazze della scuderia", ma molto avevano a che vedere con il "nuovo business" di «consulenza globale» che Tarantini immaginava per sé e i suoi clienti. Primo fra tutti, il Gruppo di Enrico Intini. Che fosse a rimorchio della Protezione Civile di Guido Bertolaso o di quello della Finmeccanica di Guarguaglini.

    Mauro MasiMauro Masi

    NUOVO INTERROGATORIO
    Insomma, nel fascicolo di Pasquale Drago ci sarebbero oggi evidenze istruttorie che renderebbero ancora più esplicito il baratto Berlusconi-Tarantini, per altro emerso in alcune intercettazioni già in chiaro. Su tutte quelle del novembre 2009. Quando Berlusconi, in compagnia di Bertolaso, chiama Tarantini: «Mi senti? Sono in macchina con il sottosegretario. Te lo passerei così vi mettete d´accordo direttamente».

    Quella in cui Tarantini confida al suo "socio" Enrico Intini: «Berlusconi mi ha detto: "Guarguaglini è uno vostro"». Del resto, in questo contesto, ha un qualche significato anche un nuovo interrogatorio che il procuratore aggiunto Drago ha già fissato con Tarantini per il 5 maggio. Un atto istruttorio con cui la Procura intende tornare a sollecitare l´imprenditore proprio sul capitolo di questa storia su cui ha continuato ad essere reticente. I suoi affari con Finmeccanica. Di cui resta traccia, del resto, in almeno due società: la londinese "Flexotec ltd" e la "Sma", entrambe legate agli appalti di Finmeccanica.

    GUARGUAGLINI E MARINA GROSSIGUARGUAGLINI E MARINA GROSSI

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    3- BRILLANTI PER 600 MILA EURO CEDUTI A UNA SOCIETÀ CON SEDE IN ZAMBIA
    Leandro Del Gaudio per "Il Messaggero"

    Una società che ha sede in Zambia, fatture sull'acquisto di sessanta diamanti, un atto di compravendita: seicentomila euro che vanno da una società all'altra, che passano dalla Ssp commercio alla International Press in un giro di transazioni difficili da decifrare. Una storia che finisce agli atti dell'inchiesta che vede finire in cella Valter Lavitola, per la presunta truffa ai finanziamenti riservati al quotidiano socialista l'Avanti.

    Una storia che ruota attorno agli affari del giornalista di origini salernitane, su cui sono oggi in corso accertamenti. Diamanti, soldi e scatole cinesi. Società che farebbero capo allo stesso personaggio, vale a dire a Lavitola, che - è il sospetto degli inquirenti - avrebbe girato a se stesso contratti di compravendita. Un modo per mascherare soldi pubblici? Sul punto, sembra che Valter Lavitola abbia negato ogni accusa suggestiva, dicendosi pronto a spiegare come nasca la storia dei diamanti e della società con sede nello Zambia, in uno scenario tutto da mettere a fuoco.

    Enrico IntiniEnrico Intini

    E non è l'unico punto su cui battono oggi gli inquirenti napoletani, almeno a leggere gli allegati depositati in questi giorni al termine del blitz che vede finire agli arresti - per la storia dei fondi della legge sulla editoria - anche il senatore Sergio De Gregorio (per lui i domiciliari) e un tecnico della materia, il docente Vincenzo Ghionni. Ed è quest'ultimo a svelare ai pm napoletani (evidentemente prima di essere arrestato) particolari sui rapporti tra Lavitola e l'ex dg della Rai Mauro Masi (estraneo all'inchiesta, ndr).

    L'ex socio e collaboratore di Lavitola, ma anche componente della commissione tecnica consultiva per l'editoria, venne sentito come persona informata dei fatti: «Mi consta che Lavitola avesse un rapporto privilegiato con Mauro Masi, tant'è vero che in occasione della nota campagna giornalistica inerente la vicenda della compravendita di parlamentari tra i quali credo si parlasse di Dini, Lavitola mi riferì che sia lui sia Masi da questa circostanza sarebbero usciti più forti, accennando che avrebbe ottenuto un ministero».

    GUIDO BERTOLASOGUIDO BERTOLASO

    In un altro passaggio del verbale, Ghionni aggiunge: «Già dall'anno 2000 Lavitola diventa presidente dell'associazione Fiped (la Federazione dei piccoli editori, ndr) e rafforza rapporti molto stretti con il dottor Masi. Tale circostanza la posso affermare perché ne ho contezza personalmente, atteso che li ho visti in molte circostanze ufficiali insieme in atteggiamenti molto amichevoli e perché tutte le volte che avevo la necessità di incontrare il dottor Masi nella mia qualità di presidente o delegato della File (Federazione italiana liberi editori, ndr) non riuscivo mai ad ottenere un appuntamento da solo, ma in tutte le circostanze era sempre presente Lavitola, o perché era egli stesso a procurarmi l'incontro o, nel caso fossi io a chiedere un incontro a Masi, trovavo sempre nell'ufficio di questi Lavitola presente».

    Difeso dai penalisti Astolfo Di Amato e Francesca Paola Rinaldi, Ghionni ha respinto dinanzi al gip le accuse di essere socio occulto di Lavitola, oltre a rivendicare la propria competenza in materia di editoria, in uno scenario in cui si cerca di stabilire che fine abbiano fatto i soldi destinati all'Avanti.

     

     

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