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    GOLD-SCEVICHI - LA RUSSIA DI PUTIN SEMBRA AVERE UNA PASSIONE INSANA PER L’ORO - MENTRE TUTTI I PAESI VENDONO LE PROPRIE RISORSE AUREE, IL CREMLINO NE ACQUISTA SEMPRE DI PIÙ, CONVINTI CHE, IN UN PERIODO DI CRISI, POSSANO TORNARE UTILI - PRODI COME IL BANANA: RAGGIUNGE L’AMICO PUTIN ALLA FESTA DI GAZPROM...


     
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    1 - LO ZAR PUTIN FA AFFARI D'ORO CON I LINGOTTI UN BOTTINO PARI A TRE STATUE DELLA LIBERTÀ
    Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

    ROMANO PRODIROMANO PRODI

    Cos'hanno in comune Vladimir Vladimirovich Putin e Auric Goldfinger, il cattivo dell'omonimo film sulla saga di James Bond, alias 007?

    Hanno entrambi la passione dell'oro, nel senso dei lingotti. Ma se il genio criminale uscito dalla penna di Ian Fleming aveva un piano per rendere radioattive le riserve di Fort Knox (mitico forziere dell'oro americano) e far salire alle stelle il valore di quello in suo possesso, il leader del Cremlino non ha avuto bisogno di stratagemmi per valorizzare il proprio metallo.

    VLADIMIR PUTIN CON LA PISTOLA jpegVLADIMIR PUTIN CON LA PISTOLA jpeg

    Negli ultimi cinque anni, la Banca centrale russa ha raddoppiato il volume del suo patrimonio aureo. Secondo dati del World Gold Council, nel decennio compreso tra il 2002 e il 2012 Mosca ha stipato nei suoi caveau sulla centrale Ulitza Pravdy ben 570 tonnellate aggiuntive di lingotti, equivalenti a quasi tre volte il peso della Statua della Libertà. Grazie a questa incetta la Russia è diventata il primo acquirente mondiale di oro, distanziando perfino la Cina e collocandosi all'ottavo posto nella classifica dei Paesi con le più grandi riserve del pianeta.

    VLADIMIR PUTIN DURANTE UN COMIZIO SULLA PIAZZA ROSSAVLADIMIR PUTIN DURANTE UN COMIZIO SULLA PIAZZA ROSSA

    Lo shopping compulsivo continua: al momento, la Federazione russa acquista oro al ritmo di 500 milioni di dollari al mese. E l'investimento ha dato all'evidenza ottimi frutti, se è vero che nel 2005 il prezzo di un'oncia del prezioso metallo oscillava intorno a 495 dollari, mentre ora vale più di 1.650 dollari l'oncia.

    Eppure non è solo o tanto la rivalutazione, di circa il 400% del suo valore, a rendere potenzialmente importante e significativo l'oro di Putin. Dopotutto, secondo i moderni criteri d'investimento puntare sul minerale di Mida è del tutto o quasi privo di senso. Non serve infatti ad alcuno scopo pratico.

    VLADIMIR PUTINVLADIMIR PUTIN

    Non ha rendimento per sé. Il re degli investitori americani, Warren Buffett, che non ha mai considerato l'oggetto degno delle sue attenzioni, dice che chiunque guardasse la cosa da Marte rimarrebbe molto confuso nel vedere degli esseri viventi che estraggono qualcosa da un buco per nasconderla in un altro.

    Ma c'è un altro modo di vedere l'oro: è la riserva più liquida in tempi di grandi mutazioni e cambi di stagione storica, quando equilibri geo-strategici di lunga data vacillano, egemonie pluridecennali progressivamente si sgretolano, nuovi protagonisti si affacciano sulla scena globale. Esattamente lo scorcio d'epoca nel quale viviamo: tramonta la Pax americana e forse già nel 2017, dopodomani, la Cina sarà la prima economia mondiale.

    WARREN BUFFETTWARREN BUFFETT

    Ed è sintomatico che sia il rapporto con l'oro a marcare una cruciale differenza di condizione tra Paesi emergenti e Paesi sviluppati. Il quantitative easing, cui fanno ricorso le maggiori economie europee per sostenere i mercati, costringe infatti le banche centrali a vendere ingenti quantità d'oro: così Francia, Spagna, Olanda e Portogallo insieme si sono sbarazzate di quasi 800 tonnellate in dieci anni. Se la crisi persiste, le vendite sono destinate a continuare. Nello stesso periodo la Svizzera ne ha liquidate 877 tonnellate.

    Invece Mosca come abbiamo visto l'oro lo compra, imitata da Cina e Arabia Saudita.
    «Più oro una nazione possiede, più sarà sovrana in caso di cataclismi valutari con il dollaro, l'euro, la sterlina o qualunque altra moneta di riserva», ha dichiarato a Bloomberg il deputato russo Evgeny Fedorov, illustrando in modo esemplare il Putin-pensiero.

    BERSANI PRODI IN PIAZZA DUOMOBERSANI PRODI IN PIAZZA DUOMO

    Pesano naturalmente su questa mentalità dell'incetta i retaggi della storia russa, sia zarista che sovietica. Già nel 1867, pochi mesi dopo la vendita dell'Alaska agli Stati Uniti, lo zar Alessandro II ordinò al suo governo di rastrellare oro sul mercato. Fu suo nipote, Nicola II, l'ultimo zar, ad adottare il gold standard, cioè a legare il valore del rublo all'oro, salvo poi abbandonarlo nel 1914, al momento dello scoppio della Prima guerra mondiale.

    Quanto alla Rivoluzione del 1917, tra i primi obiettivi dei bolscevichi furono la Banca centrale e le sue riserve auree, catturata all'alba del 7 novembre, cioè immediatamente dopo i colpi di cannone dell'incrociatore Aurora, che segnarono l'inizio dell'insurrezione.

    VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN RUSSIAVLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN RUSSIA

    Pochi giorni dopo, Lenin ordinò la nazionalizzazione di tutte le banche e la confisca dei loro depositi aurei. Seguirono settant'anni di silenzio e leggende sull'oro del Pcus, ma forte è il sospetto che prima del crollo dell'Urss, nell'agosto 1991, la nomenklatura del partito abbia ammassato fuori dal Paese molte tonnellate d'oro, di cui ufficialmente non è mai stata trovata traccia.

    «La strategia dell'oro si inscrive perfettamente nell'agenda nazionalista e statalista perseguita da Putin. Sono mosse difensive, che però si sono rivelate molto fruttuose in termini di rendimento», dice Tim Ash della londinese Standard Bank Plc. E aggiunge: «Si dice che in politica e negli affari ci voglia fortuna e Putin sembra averla in entrambi».

    La strada è però ancora lunga. Anche dopo la bulimia dell'ultimo decennio, le riserve auree della Russia superano di poco le 1.000 tonnellate e l'oro rappresenta appena il 9,5% delle sue riserve valutarie.

    GAZPROMGAZPROM

    Per farsi un'idea, gli Stati Uniti ne posseggono oltre 8 mila tonnellate, la Germania 3.391, il Fondo monetario internazionale 2.814, seguito da Italia, Francia, Cina e Svizzera. In questi Paesi, con eccezione della Cina, l'oro rappresenta il 70% delle riserve complessive. Ma Vladimir Vladimirovich non si fa impressionare. Decisa la direzione, avanza a marce forzate: l'oro è per Putin uno dei pilastri sui quali ricostruire la potenza russa.


    2 - PRODI ALLA FESTA DEL CREMLINO PER I VENT'ANNI DELLA GAZPROM
    F. Dr. per il "Corriere della Sera"

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    Dopo il palco in piazza Duomo a fianco di Pierluigi Bersani, per Romano Prodi si è accesa la ribalta russa. Da ieri è nella capitale per una visita di due giorni nella veste di inviato dell'Onu per il Sahel. Parlando dell'Italia, si è limitato a rispondere laconicamente a chi gli chiedeva se fosse il favorito per il Quirinale: «Io? I bookmaker inglesi sbagliano sempre».

    Prodi era alla grande festa organizzata da Gazprom al Cremlino alla quale era presente anche il presidente Vladimir Putin. Tra i due c'è una vecchia amicizia (anche se non come quella tra Vladimir Vladimirovich e Silvio Berlusconi) che risale a quando Prodi era presidente del consiglio.

    Quando già erano state annunciate le sue dimissioni da Palazzo Chigi nel 2008, Putin gli offrì la presidenza del consorzio South Stream che sta realizzando il gasdotto sotto il Mar Nero. Si trattava di un'offerta parallela a quella fatta a Gerhard Schröder, dopo che questi lasciò la cancelleria. Schröder accettò di diventare presidente del consiglio degli azionisti di North Stream, il gasdotto che passa sotto il Mar Baltico. Prodi, invece, rispose gentilmente di no.

    paolo scaronipaolo scaroni

    Gazprom festeggia i 20 anni dalla nascita e per l'occasione ha invitato Prodi alla festa che si è tenuta ieri sera nel palazzo di Stato del Cremlino, l'orribile edificio moderno fatto costruire da Krusciov per i congressi del Pcus. Ha parlato Putin che ha ricordato ai responsabili del colosso del gas come per primeggiare in un mondo sempre più competitivo sia anche importante «accordarsi con i propri partner».

    Una frase significativa in quanto in questi giorni l'Eni sta cercando di rinegoziare con Gazprom i prezzi delle forniture di gas fissati con contratti a lungo termine (che garantiscono la disponibilità di metano) quando sui mercati internazionali si doveva pagare molto per ottenere le forniture. L'Eni vuole una riduzione come quella già contrattata da altri partner europei di Gazprom. Dopo il saluto di Putin, c'è stato un concerto con Andrea Bocelli e Sting e quindi una cena. Il tutto è costato alla compagnia circa un milione e mezzo di euro.

     

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