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    GLOBES DA PRENDERE SUL SERIO – “1917” DI SAM MENDES AVRÀ PURE TRIONFATO TRA GLI APPLAUSI DELLA CRITICA MA NON SE L’È VISTO NESSUNO: E' USCITO SOLO IN 11 SALE! – NETFLIX AVEVA PIÙ NOMINATION DI TUTTI MA È RIMASTA PRATICAMENTE A BOCCA ASCIUTTA. E INVECE HA VINTO LA VECCHIA HOLLYWOOD. VEDI TARON EGERTON NEI PANNI DI ELTON JOHN. ERA DAVVERO IL MIGLIOR ATTORE? OGNI ANNO CI PROPINANO LA STESSA MANFRINA: CAMBIEREMO, SAREMO PIÙ APERTI. E INVECE... – VIDEO


     
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    Gianmaria Tammaro per Dagospia

     

    sam mendes sam mendes

    Facciamo i conti in tasca a “1917” di Sam Mendes, vincitore (macché: trionfatore) di questi ultimi Golden Globes. Negli Stati Uniti è uscito il 25 dicembre in un numero ridotto di sale (su Box Office Mojo, si legge 11) per poter partecipare alla stagione dei grandi premi. In quasi 14 giorni di programmazione, ha incassato poco più di 500mila dollari (per essere precisi: 576,216 dollari). Il successo di critica – tutti ne hanno parlato bene, tra americani e inglesi – non corrisponde al successo di pubblico, ma ci sta: le sale sono quelle che sono, e prima del 10 gennaio, quando il film arriverà anche nel Regno Unito, ci vorrà ancora un po’ di tempo perché possa ingranare (ma ingranerà? Parliamo sempre di un film sulla prima guerra mondiale).

     

    1917 sam mendes 1917 sam mendes

    La cosa curiosa di questi Globes, però, è un’altra. Netflix, che numericamente era data per favorita, più nomination di tutti i suoi competitor, è rimasta praticamente a bocca asciutta. Né “The Irishman”, né “Marriage story” (eccezion fatta per Laura Dern, migliore attrice non protagonista), né “I due papi” hanno vinto qualcosa. Ed è strano. Strano perché in molti, parlando di previsioni, davano sia il film di Scorsese sia quello di Noah Baumbach per vincitori.

    brad pitt leonardo di caprio brad pitt leonardo di caprio

     

    jennifer aniston guarda brad pitt jennifer aniston guarda brad pitt

    E invece ha vinto la vecchia Hollywood, quella della sala: “1917” è un film che si può godere solo sul grande schermo, visto com’è stato girato; e “Once upon a time in Hollywood” di Quentin Tarantino, l’unico tra i film a beccare parte di quello che doveva beccare, è un nostalgico saluto ai tempi che sono stati, a una storia che poteva andare diversamente, a un certo modo di fare cinema e di stare in camera.

    olivia colman golden globe olivia colman golden globe

     

    scarlett johansson e chris evans scarlett johansson e chris evans

    Per le serie tv, via, hanno vinto i migliori, e su questo c’è poco da dire. Certo, potevano ricevere qualcosina le attrici di “Unbelievable” di Netflix, ma la vittoria di Olivia Colman, miglior attrice in una serie drammatica per la sua Elisabetta in “The Crown”, ha ribilanciato abbastanza gli equilibri (prima di lei, per i bookmakers c’era Jennifer Aniston per il suo ruolo in “The Morning Show” di Apple tv+).

     

    joaquin phoenix joaquin phoenix

    Ogni anno, ci propinano sempre la stessa manfrina: cambieremo, saremo diversi, saremo più aperti. E invece, puntualmente, si ritorna un passetto indietro, a turarci il naso, a preferire il vecchio – e glorioso, e bello – al nuovo – piacente e altrettanto bello. Anche Eddie Murphy, tornato sulle scene con “Dolomite is my name”, era dato per favoritissimo. Ma, ehi, il film è di Netflix e quindi passiamo oltre: vince Taron Egerton, per il suo Elton John in “Rocketman”. Ma è veramente il più bravo?

     

    taron egerton taron egerton

    Forse, agli Oscar andrà diversamente. Già sta andando diversamente agli altri premi, dopotutto. Dove vincono i noti, i notissimi e quelli che hanno avuto fortuna al box office (e che, soprattutto, sono stati visti in streaming). La cosa più rivoluzionaria di questi Golden Globes è stata – paradosso – il premio a Joaquin Phoenix, per “Joker”. Un cinecomic che vince in una delle categorie maggiori. Un modo, ecco, per l’Hollywood Foreign Press Association di rimanere giovane, alla moda, nell’occhio del ciclone. Ma chi lo sa. Molte scelte sanno di politica, d’equilibri, di contentini per i grossi studios: Paramount, Universal, Warner. E ci si affida un po’ alla pazienza – sempre sopravvalutata – dei più giovani: Netflix e Apple capiranno, capirà anche Amazon (che intanto, però, s’è vista riconoscere la sua bellissima “Fleabag”); capirà il pubblico da casa. Qui, ai Globes, si premia democristianamente.

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