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    I NARCOS SI SO' PAPPATI L'EUROPA DEL NORD - L'AVRESTE MAI IMMAGINATA UNA FAIDA TRA CARTELLI COLOMBIANI CHE SI SPARTISCONO A COLPI DI KALASHNIKOV IL MERCATO DELLA DROGA A STOCCOLMA O AMSTERDAM? L'EUROPOL LANCIA L'ALLARME: LE GANG CRIMINALI CONTROLLANO SVEZIA E OLANDA, E I TRAFFICANTI ASSOLDANO KILLER SEMPRE PIÙ GIOVANI - TROVATI DEI CONTAINER ADIBITI A CELLE DI TORTURA CON SEDIE DA DENTISTA CON CINGHIE, MANETTE E CATENE PER IMMOBILIZZARE LE VITTIME...


     
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    Andrea Morigi per "Libero quotidiano"

     

    traffico di droga in olanda traffico di droga in olanda

    Una Gomorra olandese o svedese non ce la si sarebbe mai immaginata fino a qualche anno fa. Se n'è accorta Europol, che all'inizio di febbraio ha dedicato un breve, ma significativo studio all'utilizzo della violenza nei gruppi del crimine organizzato.

     

    La ritrosia nel rilevare il fenomeno scompare nel luglio scorso, quando a Wouwse Plantage, nella regione del Brabante, al confine fra i Paesi Bassi e il Belgio, durante un'operazione contro un gruppo di narcotrafficanti, le forze dell'ordine si trovano davanti sette container perfettamente insonorizzati e termoisolati, adibiti a celle di tortura.

     

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    Al processo, gli avvocati difensori degli imputati sosterranno che l'attrezzatura, sedie da dentista dotate di cinghie, manette e catene per immobilizzare i malcapitati e bisturi per eseguire su di loro interventi senza consenso informato, serviva soltanto per fare scena.

     

    NARCO-STATO

    Ricorda i film di Quentin Tarantino, in effetti. Solo che il materiale sequestrato, 24 chili di droga, tre furgoni rubati, due auto e le armi da fuoco, era estraneo alla finzione cinematografica. E il 60% degli olandesi, convinti che il loro Paese sia divenuto ormai un narco-Stato, non sono stati influenzati tanto da Hollywood quanto da quello che accade nei loro quartieri un tempo tranquilli.

     

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    Anzi, i mezzi d'informazione locali faticano ad ammettere non tanto l'esistenza del fenomeno, quanto la sua derivazione culturale: i cartelli colombiani che si spartiscono a colpi di kalashnikov il mercato della droga che e la gestione dello spaccio da parte della Mocro Mafia, composta prevalentemente da immigrati marocchini.

     

    Così maledettamente reale è anche il cadavere di una ragazzina di dodici anni, uccisa da una pallottola vagante durante una sparatoria fra gang rivali a Stoccolma, l'11 agosto scorso. Eppure il peso preponderante della componente straniera rimane un argomento tabù anche in Svezia, dove per non essere tacciati di razzismo, si preferisce tacere e subire.

     

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    ARMI ED ESPLOSIVI

    L'aumento degli atti di violenza è dovuto alla sempre maggiore disponibilità di armi ed esplosivo, ma anche al reclutamento dei giovanissimi, che tentano di salire nella scala gerarchica guadagnandosi la fama a suon di efferatezze. Così, secondo gli esperti, mentre cala l'età degli assassini, scende il costo dei killer su commissione, disposti a tutto, anche a commettere omicidi in pieno giorno, in luoghi affollati.

     

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    Individuare i sicari, ammette Europol, non è un'impresa facile per via della trasnazionalità delle organizzazioni, che ricorrono allo stratagemma di affittare mercenari in diversi Paesi del mondo, in grado di spostarsi ovunque per eliminare un nemico senza essere collegati alla sua cerchia di frequentazioni o alla sua etnìa.

     

    Se poi le autorità di polizia non condividono le informazioni fra di loro, i fatti di sangue rischiano di apparire come casi isolati, senza collegamenti con gruppi specifici.

     

    EUROPOL IN AZIONE EUROPOL IN AZIONE

    VITTIME DEL TRAFFICO

    Fra le vittime, oltre ai membri delle cosche, si contano quindi sempre più estranei al giro della malavita. Non solo i cittadini comuni, colpiti a caso, ma anche tutori dell'ordine, avvocati, testimoni e collaboratori di giustizia, giornalisti, oltre alle persone sfruttate dai trafficanti di esseri umani e ai lavoratori portuali, costretti a chiudere un occhio o costretti addirittura a collaborare e a divenire complici per timore di ritorsioni.

     

    In più, a ostacolare il lavoro degli investigatori, c'è la barriera linguistica. Si sfugge meglio alle intercettazioni se si parla un dialetto incomprensibile ai giudici. E fino a quando non si trova un interprete, si è liberi di agire indisturbati. Sicuri che non si potrà essere presi di mira per la propria origine o nazionalità.

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