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    GOVERNO A PEZZI - SALVINI, IN MODALITA’ PAPEETE, CONTINUA A PICCONARE IL DUPLEX MELONI-TAJANI SULLA POLITICA ESTERA E SU VON DER LEYEN ALLA VIGILIA DELLA SCELTA DELLA PREMIER SU URSULA - “ERAVAMO SU POSIZIONI DIVERSE PRIMA. E CONTINUIAMO AD ESSERLO ORA” – NEL MIRINO DEL LEGHISTA FILO-PUTIN LA POSIZIONE ATLANTISTA DELLA DUCETTA: “SPERO VINCA TRUMP” (ANCHE SE PURE FDI SARÀ PRESENTE ALLA CONVENTION DEI REPUBBLICANI) - TRA CARROCCIO E I "CAMERATI D’ITALIA" È UN DUELLO CONTINUO. DALLE NOMINE RAI ALLA SANITÀ, DALLE ARMI ALLA LIGURIA: IN SETTIMANA UN VERTICE AD ALTA TENSIONE TRA MELONI E SALVINI…


     
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    Lorenzo De Cicco per repubblica.it - Estratti

     

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    Per Giorgia Meloni è la vigilia di una settimana clou sulle nomine europee. Martedì dovrebbe sentire Ursula von der Leyen, mentre la stessa mattina i suoi Conservatori incontreranno a Bruxelles la presidente uscente della Commissione a caccia di bis. Per la premier la spina principale, sul fronte interno, resta Matteo Salvini.

     

    Che come un mediano si tuffa su ogni pallone, pur di disturbare il gioco della socia di governo. E così anche ieri è tornato alla carica sull’Europa. Tacciando von der Leyen, con cui Meloni dovrà trattare, di «arroganza», perché avrebbe prodotto «danni gravi», quindi «non possiamo sostenerla». Soprattutto, il capo della Lega ha quasi rivendicato che il centrodestra in politica estera è spaccato.

     

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    Parlando con un sito italoamericano, ItaliaReportUsa, Salvini prima si è messo in posa da paciere, assicurando che «il governo durerà 5 anni, hic manebimus optime». Subito dopo ha ripreso a picconare. Non ha citato i forzisti di Antonio Tajani, ma ha sottolineato che «parte del governo sostiene il bis di von der Leyen coi socialisti». Poi ha certificato le divergenze con gli alleati in Europa: «Eravamo su posizioni diverse prima. E continuiamo ad esserlo ora».

     

    Su Twitter, nel pomeriggio, se l’è presa di nuovo con Bruxelles, dando credito alla tesi di Elon Musk, il patron di X (l’ex Twitter), che sostiene di aver ricevuto la proposta di «un accordo segreto illegale» da parte dell’Unione sulle nuove regole dei servizi digitali.

     

     

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    Il derby con FdI investe pure l’America. Salvini vorrebbe presentarsi come il più trumpiano d’Italia. Sullo stesso sito italo-americano, ha annunciato che «in autunno» volerà negli Usa dai Repubblicani. «E spero vinca Trump». Senza dare troppo nell’occhio, visto che Meloni da presidente del Consiglio deve mantenere buone relazioni anche coi Democratici, a via della Scrofa si stanno attrezzando. Non a caso il segretario di Ecr, Antonio Giordano, deputato di FdI, nei prossimi giorni dovrebbe volare a Milwaukee, in Wisconsin, per la Convention Repubblicana.

     

     

     

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    Tra leghisti e “fratelli” è un duello continuo. Dalle nomine Rai alla sanità, alle armi. Ieri fonti del Carroccio raccontavano di «malumori» tra gli esponenti del Veneto per il rifornimento di missili alla brigata Usa a Vicenza. L’altro ieri il numero 2 della Lega, Andrea Crippa, aveva detto «no all’invio di ogni tipo di armi». FdI non ha replicato, per provare a spegnere la polemica. Ma diversi meloniani di peso, a microfoni spenti, temono che Salvini possa alzare ulteriormente la tensione, magari con un ordine del giorno in Parlamento in vista di un Consiglio europeo. Tentativo già abbozzato a gennaio.

     

     

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    È in questo clima che in maggioranza si cerca un chiarimento. Meloni e i due vicepremier dovrebbero vedersi in settimana, almeno a margine del Cdm. Ma la Lega ha chiesto, col capogruppo in Senato Romeo, un vertice di coalizione, per discutere l’agenda dei prossimi mesi. L’omologo di FdI, Lucio Malan, conferma che il vertice ci sarà: «Entro l’estate, di carne al fuoco ce n’è». Sulle armi, Malan evita frontali. Ma aggiunge: «La politica estera spetta alla premier». Per FI, parla direttamente il ministro Tajani: su Kiev «la posizione del governo è chiara. Alternativa alla Russia. Non è piegando la testa che si ottengono risultati».

     

    C’è un altro dossier che crea fibrillazioni. La Liguria. In attesa di capire se Toti si dimetterà, il segretario della Lega ieri ha lodato il suo vice al Ministero, Edoardo Rixi: «È bravissimo, una garanzia per Genova e la Liguria». Frase sibillina, che ha allarmato FdI. Tanto da controbattere: «No a bandierine». 

     

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