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    GOVERNO ALL'ULTIMA SPIAGGIA - SUI BALNEARI CONTINUANO GLI SCAZZI: NON C'È ANCORA L'ACCORDO SU COME RIFORMULARE L'EMENDAMENTO, APPROVATO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI LO SCORSO FEBBRAIO, CHE PREVEDE LA SCADENZA DELLE CONCESSIONI A FINE 2023 E LA CONSEGUENTE MESSA A GARA - DOPO L'INCONTRO FRA DRAGHI E SALVINI, È STATA "FORZA ITALIA" A IMPUNTARSI: NO A "UN SEMPLICE MAQUILLAGE" DEL TESTO - POSSIBILE COMPROMESSO FINALE: L'IPOTESI DI INDENNIZZI PIÙ ALTI PER CHI PERDE LA CONCESSIONE - FRATELLI D'ITALIA NON SE NE FA UNA RAGION E RICORRE ALLA CONSULTA...


     
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    Nicola Pini per “Avvenire

     

    concessioni balneari concessioni balneari

    Sui balneari non c'è ancora la 'quadra'. Il governo è al lavoro per riformulare l'emendamento approvato in Cdm nello scorso febbraio che prevede la scadenza delle attuali concessioni a fine 2023 e la conseguente messa a gara.

     

    Ma dopo il prudente ottimismo espresso lunedì da Matteo Salvini sull'esito della trattativa, ieri è stata Forza Italia a tirare il freno mettendo in guardia Palazzo Chigi che non accetterà un semplice maquillage del vecchio testo, che pure fu votato all'unanimità. «Il governo non ci convince, vuole chiudere la 'partita' sulla concorrenza senza preoccuparsi minimamente dei contenuti», ha affermato il vicepresidente di Fi, Massimo Mallegni, ma «noi resteremo convintamente sulle nostre posizioni chiare e indelebili».

     

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    Dichiarazioni arrivate mentre si teneva un vertice a Palazzo Chigi tra i due relatori Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega), il viceministro al Mise Gilberto Pichetto e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Alla fine si è stabilito che tocca all'esecutivo la riscrittura del testo da mettere al voto in commissione. Il nodo delle concessioni, sul quale si sono scontrati Lega e M5s, è l'ultimo da sciogliere per l'approvazione del ddl concorrenza e, a cascata, anche della delega sul Fisco.

     

    L'esecutivo intende tenere ferma la scadenza temporale del 31 dicembre 2023, tenuto conto sia della sentenza del Consiglio di Stato che sette mesi fa ha dichiarato illegittima ogni proroga oltre quella data, sia la direttiva europea che obbliga alle gare per le concessioni sui litorali.

     

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    La procedura di infrazione da parte di Bruxelles, se l'Italia non si adeguerà, è scontata. In questo quadro non sarà facile accontentare le forze del centrodestra attestate sulla difesa dello status quo. Tanto più che dall'altra sponda delle maggioranza il M5s chiede un accordo in linea con l'emendamento del governo: «Si possono introdurre dei correttivi ma senza discostarsi troppo», ha affermato il deputato Francesco Berti, «l'orizzonte dell'intervento deve essere quello di aprire il mercato, tutelare gli investimenti, e pensare al consumatore che in certi casi paga dei prezzi altissimi».

     

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    La mediazione potrebbe arrivare prevedendo deroghe alla regola generale e aumentando gli indennizzi per gli investimenti effettuati dalle imprese che non otterranno il rinnovo alla scadenza della concessione. Le commissioni del Senato contano di chiudere la settimana prossima l'esame del disegno di legge sulla concorrenza.

     

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    E il tira e molla su una questione che si trascina da anni certo sta infastidendo Palazzo Chigi, dopo che anche sulla riforma del catasto si sono registrate dinamiche politiche analoghe. Contro la messa a gara continua a battersi dall'opposizione Fratelli d'Italia parlando di «esproprio» delle spiagge. Ieri sette parlamentari hanno annunciato un ricorso alla Consulta contro la sentenza del Consiglio di Stato. La Corte Costituzionale mercoledì si esprimerà sull'ammissibilità della richiesta.

     

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    Intanto ieri il Consiglio dei ministri, su proposta dei ministri Daniele Franco (Mef) e Marta Cartabia (Giustizia), ha approvato un disegno di legge sulla giustizia tributaria. L'intervento punta a raggiungere entro quest' anno l'obiettivo posto dal Pnrr di rendere più celere il contenzioso tributario «considerato l'impatto che lo stesso può avere sulla fiducia degli operatori economici», riducendo la pioggia di ricorsi in Cassazione». I magistrati tributari, che oggi sono tutti onorari, verranno reclutati a tempo pieno mediante un apposito concorso.

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