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    GOVERNO DEL LAVORO! - PERSI 674 MILA POSTI IN 5 ANNI E ALTRI 120 MILA A RISCHIO MA IL PROBLEMA DEI POLITICI E’ IL SEMIPRESIDENZIALISMO


     
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    Rosaria Amato per "La Repubblica"

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    Il piano del lavoro va varato subito, senza aspettare che il tasso di disoccupazione batta l'ennesimo record. Che è quello che succederà senz'altro in assenza di politiche efficaci: secondo uno studio della Cisl quest'anno si rischia di mandare in fumo altri 123.000 posti di lavoro, che si aggiungerebbero ai 674.000 persi negli ultimi cinque anni.

    Le misure saranno esaminate dal governo già nei prossimi giorni, perché questa non diventi «una Repubblica fondata sul non lavoro», come dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni, parafrasando l'art.1 della Costituzione.

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    «Già nei prossimi Consigli dei ministri - annuncia il premier Enrico Letta in una lettera inviata al quotidiano La Stampa - porteremo un pacchetto di provvedimenti per depurare il mercato del lavoro da incrostazioni e iniquità, rendere più conveniente l'assunzione stabile dei giovani, sostenere l'Italia che fa e che innova, portare i ragazzi italiani ad avere un livello di istruzione e mobilità sociale più vicino a quello dei coetanei europei».

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    Sono le misure anticipate ieri a Repubblica: sgravi fiscali per chi assume un giovane a tempo indeterminato e per chi stipula contratti di apprendistato, riduzione dei tempi obbligatori di attesa tra un contratto a termine e l'altro. E formazione di qualità grazie ai contributi europei della Youth Guarantee.

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    Misure che costano, ma ormai ineludibili: «La guerra, se così si può definire, che siamo chiamati a combattere oggi è quella per il lavoro - sottolinea il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, a margine della cerimonia per il 2 giugno a Redipuglia - l'emergenza principale che intendiamo affrontare è quella dei 2,5 milioni di giovani italiani che si trovano senza lavoro o che, sfiduciati, hanno smesso di cercarlo. E' fondamentale rimettere in moto lo sviluppo».

    Enrico LettaEnrico Letta

    L'emergenza lavoro unisce tutti, da destra a sinistra, ma in altre dichiarazioni si coglie una sostanziale parificazione della questione giovani con altre ritenute altrettanto urgenti, a cominciare dall'abolizione totale dell'Imu sulla prima casa.

    «Dobbiamo dare lavoro ai giovani, e abbiamo la ricetta che può immediatamente offrire la possibilità che questo lavoro si crei: zero tasse per gli imprenditori che assumono giovani disoccupati», dice il vicepremier Angelino Alfano. Ma poi aggiunge che «attraverso le politiche fiscali di detassazione, come nel caso dell'eliminazione dell'Imu, o come il non aumento dell'Iva si può ambire a una ripresa dei consumi capace di generare a sua volta nuova ripresa».

    FLAVIO ZANONATOFLAVIO ZANONATO

    Il lavoro viene prima di tutto, sottolinea invece il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, ricordando che se i fondi non fossero sufficienti per tutti gli interventi la priorità va data ai disoccupati, giovani ma anche cinquantenni, a chi è eccessivamente penalizzato dalla riforma pensioni, agli esodati. Per il presidente della Lombardia Roberto Maroni la riforma Fornero andrebbe abolita in blocco.

    Il varo del piano per il lavoro trova un sindacato finalmente compatto: il recentissimo accordo sulla rappresentanza sindacale raggiunto all'unanimità pone fine a «una stagione in cui governi e leggi fatte hanno scelto di dividere il sindacato», sottolinea la leader della Cgil Susanna Camusso. Che però durante un incontro sindacale a Milano viene contestata da alcuni militanti proprio per quell'accordo: «Lo sciopero non si tocca », urlano. «È un diritto intangibile», replica Camusso.

     

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