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    GOVERNO ‘’DRAGARELLA’’, IL GIORNO DOPO. TUTTI I PARTITI AL DI LÀ DELLA CRISI DI NERVI - ZINGARETTI SILURA LA SERRACCHIANI PER PARARSI IL CULO CON ANDREA ORLANDO: FRANCESCHINI DEMANSIONATO, I DUBBI SU GUERINI, BOCCIA DISPERATO, GUALTIERI UCCELLATO, BETTINI CHI? - LA FRONDA DEI PURI&DURI NON INTENDE FAR FELICI GRILLO-FICO-DI MAIO: NO ALLA SCISSIONE, SÌ AL CASINO. PER L’ELEVATO L’OBIETTIVO SARÀ DI RACIMOLARE ALLE PROSSIME ELEZIONI IL 10% - CASSATA DA GIANNI LETTA L’ALA FILO-LEGA GHEDINI-RONZULLI E BERLUSCONI CI RESTA MALE - L'EX TRUCE SALVINI HA DOVUTO ACCETTARE LA BOCCIATURA DEI SUOI FEDELI MONTANARI E ROMEO A FAVORE DI ERIKA STEFANI, IN QUOTA ZAIA, E GIANCARLO GIORGETTI, IN QUOTA DRAGHI - ''L’INVERSIONE A EU'' DI SALVINI HA SPARIGLIATO LA CONQUISTA DI FORZA ITALIA DI MATTEO RENZI, CONVINTO DI ESSERE L’UNICO EREDE CENTRISTA ED EUROPEISTA DI BERLUSCONI...


     
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    Governo ‘’Dragarella’’ (copy Travaglio), il giorno dopo. 

     

    conte zingaretti conte zingaretti

    Gran casino nel Partito Democratico. In un primo tempo, quel marzullo di Zingaretti aveva pensato (si fa per dire) di portare una femminuccia nell’esecutivo, la vispa Debora Serracchiani che, come Presidente della commissione Lavoro della Camera, era perfetta al dicastero del Lavoro. 

     

    Ma visto il bordello tra le varie correnti, per pararsi il culo ha indicato a Draghi uno dei capetti dell’Armata Brancaleone dem, l’irresistibile Andrea Orlando con la sua boccuccia a culo di gallina. Smorfia di dolore anche sul volto accidentato di Su-Dario Franceschini, altro potente capocorrente, confermato sì alla Cultura ma ‘’demansionato’’ con lo scippo del ministero del Turismo finito nelle mani del leghista “giorgettiano” Massimo Garavaglia. 

     

    lorenzo guerini lorenzo guerini

    L’esponente di punta di Base Riformista, il pio Lorenzo Guerini, è rimasto alla Difesa anche se Mattarella aveva condiviso con Draghi una perplessità: il fatto che l’ambasciatore americano in Italia, Lewis Einsenberg, in un rapporto indirizzato a Washington aveva scritto che Guerini era uno dei ministri più fedeli al pensiero (eufemismo) di Donald Trump. 

     

    Ma era solo un equivoco a causa del vezzo di tutti i nostri ministri che quando ottengono udienza dagli ambasciatori Usa in Italia, di solito ricchi imprenditori che vengono ricompensati per aver finanziato la campagna elettorale del presidente in carica a Washington, si presentano da perfetti provinciali sempre in ginocchio e supersalivati. 

    sergio mattarella e mario draghi sergio mattarella e mario draghi

     

    Solo Cossiga e Craxi se ne sono sempre fregati sapendo benissimo che a comandare a Villa Taverna sono sempre i numero 2 perché tradizionalmente Washington inviava diplomatici di alto rango solo nelle capitali che contano (Mosca, Berlino, Parigi, Londra) riservando ai paesi di serie B (Italia, Spagna, Portogallo) imprenditori milionari in vacanza come premio della loro generosità

     

    Deluse anche le aspettative di Delrio, che però non fa parte integrale alla corrente Base Riformista di Marcucci-Guerini-Lotti, ma ricoprendo il ruolo di capogruppo alla Camera, quel semolino di Zinga ha avuto paura di smuovere la palude dem, essendo votato dai parlamentari. 

     

    gualtieri gualtieri

    A pezzi anche l’autostima del super contiano Boccia che, dopo aver sbirciato l’oroscopo, era certo di essere riconfermato ministro degli Affari Regionali ed è stato messo da parte per far posto addirittura a quel genio di Maria ‘Strega’ Gelmini. E il marito (per mancanza di prove) di Nunzia Di Girolamo è un pezzo importante per Zinga in quanto controlla la Puglia di Michelone Emiliano.

     

    Altra anima in pena è Robertino Gualtieri che ha ballato un sol governo e nel Pd lo consolano perfidamente dicendogli che ha pagato la sua sudditanza alla Pochette con le unghie (spuntate). Comunque l’ex inutile ministro dell’Economia avrebbe rifiutato la proposta di Zinga di candidarsi alle comunali di Roma. Con l’arrivo di Daniele Franco a Via XX Settembre, traslocherà anche il potente capo gabinetto di Gualtieri, il jazzista Luigi Carbone, detto “Carboncino”.

    sergio mattarella e mario draghi sergio mattarella e mario draghi

     

    E Bettini, l’ideologo del Conte Ter, che fa? Fa le valigie per la Thailandia?

     

    Dalla padella dei Dem alla brace dei 5Stelle. La fronda sta crescendo a dismisura. I puri e duri alla Lezzi e Dibba non vogliono far felice Di Maio e Grillo rompendo con il movimento ma vogliono far casino, tanto casino. Dicono i "ribelli": ma come, eravamo riusciti a cacciare Daniele Franco, che conti alla mano da Ragioniere Generale aveva bocciato il Reddito di Cittadinanza, e l’enricolettiano Roberto Garofoli alla presidenza del del Consiglio, ed ora sono i due uomini più vicini a Draghi.

     

    Si sbracciano gli "scappati di casa": è stata silurata la mito-illogica Azzolina che la scorsa estate si sollazzava scontrandosi con i banchi a rotelle con Arcuri e al suo posto c’è un suo ‘’dipendente’’ al ministero dell’Istruzione Patrizio Bianchi, un prodiano in modalità Enrico Letta, già pluri-assessore con Bonaccini. Che appena ha aperto bocca si è subito imballato con il congiuntivo: e questo lo chiamano tecnico! 

     

    roberto garofoli roberto garofoli

    Ancora: avevamo Bonafede alla Giustizia, Spadafora allo Sport, Fraccaro sottosegretario alla presidenza del Consiglio; ora abbiamo quattro dicasteri che contano poco o niente, perché con Draghi la politica estera sarà cosa sua e Di Maio ancora deve terminare il corso per corrispondenza di inglese; l’esangue Patuanelli è irrilevanti perché è da un pezzo in quota Conte Casalino; D’Incà ai rapporti con il Parlamento e la Dadone alle Politiche Giovanili? Servono ma non apparecchiano. 

     

    Mentre l’Elevato li manda a quel paese (“Serve la transizione cerebrale”), gli descaminados vogliono convincere Casaleggio di “rifare la votazione su Draghi sulla piattaforma Rousseau”) ma soprattutto votare subito per il Direttorio e per il nuovo capo politico.

     

    alfonso bonafede alfonso bonafede

    Da parte sua, in camera caritatis, un Beppe Grillo con le orecchie abbassate ha già detto ai fedelissimi Fico e Di Maio che l’obiettivo futuro dei 5Stelle sarà di racimolare alle prossime elezioni il 10%: col sistema proporzionale è sufficiente per essere determinanti. Amen.

     

    Gran baraonda anche in Forza Italia. Su tre dicasteri, irrilevanti perché senza portafoglio (cioè di spesa), due sono andati a Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renatino Brunetta, tre esponenti da sempre in conflitto con l’ala filo-salviniana di Ghedini-Ronzulli-Tajani. 

     

    fico grillo di maio fico grillo di maio

    Infatti i nomi suggeriti erano appunto Tajani (che aspirava agli Esteri!), Bernini con le sue parrucche preferite e l’indomabile Licia Ronzulli.

     

    Ma i poverini non avevano fatto i conti con l’eminenza azzurrina Gianni Letta, da sempre in buoni rapporti con Draghi e Mattarella, e l’ala “sovranista” di Forza Italia è restata a bocca asciutta. 

     

    Anche per il rottamatore di Conte ora iniziano i mal di pancia. L’inversione a EU di Salvini ha sparigliato il quadro politico ma soprattutto ha messo in crisi il piano di espansione di Renzi, convinto di essere l’unico erede centrista ed europeista di Berlusconi. Ora l’ex Truce ha un anno davanti di tirocinio per ritornare vergine in Europa divorziando dal sovranismo d’antan di Marine Le Pen e dei tedeschi di AFD, cosa che porterà a compimento una volta che la CDU di Angela Merkel accetterà la Lega nel Partito Popolare Europeo. 

     

    mara carfagna mara carfagna

    Dato il precario stato fisico dell’ottuagenario Banana, Renzi ha i giorni contati, prima che scatti il semestre bianco, per riuscire a ottenere dal patriarca di Arcore la corona di Forza Italia. Anche perché una volta messo in sicurezza il Recovery Plan e fatta la finanziaria del 2021, Draghi potrebbe girare i tacchi.

     

    Anche in casa Lega serpeggia nervosismo. Salvini ha dovuto accettare la bocciatura dei suoi fedeli Montanari e Romeo a favore di due esponenti del “Partito del Pil”: Massimo Garavaglia al Turismo, nemico giurato dei Borghi e dei Bagnai, Erika Stefani in quota Zaia e Giancarlo Giorgetti, in quota Draghi. Quando Super Mario ha parlato di un ministero importante con portafoglio di spesa (il ministero dello Sviluppo), Salvini ha chiesto un ‘’atto di fedeltà’’ a Giorgetti. 

    berlusconi salvini renzi berlusconi salvini renzi

     

    Salvini deve anche risolvere qualche problema con Attilio Fontana, incazzatissimo per come è stato silurato l’assessore alla Sanità Gallera: con un secco comunicato partito da via Bellerio. Non solo: Fontana non si sente difesa dal suo partito; anzi, ha già l’impressione di essere stato ‘’commissariato’’ dallo sbarco in pompa magna di Mestizia Moratti, sicura candidata alla presidenza della Regione Lombardia. 

    GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1 GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1 Berlusconi Renzi Berlusconi Renzi

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