Nicola Pini per “Avvenire”
Il nuovo quadro slitta a lunedì. Il governo punta a una manovra espansiva, ma nel rispetto delle regole Si negozia per arrivare al 2,2-2,3%, mentre la crescita attesa nel 2020 non dovrebbe superare lo 0,5% La Nota di aggiornamento al Def, cioè il quadro macroeconomico che farà da impalcatura alla manovra, arriverà in Consiglio dei ministri lunedì 30. Il termine per la presentazione scade in realtà domani, ma il limite «non è perentorio » e così il governo è orientato a prendersi qualche giorno in più per definire l' assetto finanziario del prossimo triennio anche in raccordo con Bruxelles. Il Tesoro sta definendo gli ultimi dettagli sulle proiezioni di crescita e sui conti pubblici.
roberto gualtieri dario franceschini
Ieri a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice di 3 ore sul tema, presenti - con il premier Conte e il ministro dell' Economia, Gualtieri -, il capo delegazione Pd Da- rio Franceschini, il sottosegretario alla presidenza Fraccaro e i due viceministri del Mef, Laura Castelli (M5s) e Antonio Misiani (Pd). Il nodo principale è quello del deficit programmatico, che indica quali spazi di manovra avrà il governo per mettere in campo le misure annunciate, dallo stop ai maxi-aumenti Iva (23 miliardi), al varo di un primo modulo della riforma fiscale (4-5 miliardi). Il governo non vuole aprire uno scontro con la Ue, i contatti sono in corso e probabilmente il numero che apparirà nella Nadef sarà più o meno il punto di caduta della trattativa con la Commissione.
Sul versante della crescita, il panorama non è dei migliori e le proiezioni per il prossimo anno non dovrebbero superare lo 0,5% (con un leggero ribasso rispetto alle stime di aprile), cifra che il governo vuol portare intorno allo 0,7% (Pil programmatico) grazie alle misure in cantiere. Il 2019 dovrebbe invece chiudere con una crescita al lumicino, se non piatta. Nel Def il governo uscente aveva indicato un deficit tendenziale al 2% per il 2020, ma poi l' aggiustamento fatto per evitare la procedura Ue ha migliorato i conti e la cifra potrebbe attestarsi sull' 1,6%.
conte ursula
Come deficit programmatico si punterebbe ad un livello intorno al 2,2-2,3%%, passaggio che permetterebbe di liberare risorse per una decina di miliardi. A patto di ottenere il via libera dal commissario Gentiloni e dal vice-presidente Dombrovskis della Commisssione a nuovi margini di flessibilità, perché il Patto Ue imporrebbe di far scendere il disavanzo, previsto a fine 2019 intorno al 2%.
Ma se anche si troveranno con Bruxelles gli appigli normativi e il consenso politico per alzare l' asticella del deficit - il quadro di rallentamento dell' economia in buona parte della zona euro suggerisce politiche di stimolo - incombe sempre l' incognita del debito pubblico. Le stime indicate dal precedente governo ad aprile, un calo dal 132,6% del 2019 al 131,3 nel 2020 saranno disattese, sia per la revisione al rialzo del dato complessivo da parte della Banca d' Italia sia perché la stima includeva un irrealistico piano di privatizzazioni da 18 miliardi, rimasto infatti sulla carta.
DOMBROVSKIS
La coperta resta quindi corta. Il governo dovrà trovare una quindicina di miliardi attraverso maggiori entrate e tagli di spesa. Al Mef continuano i lavori tecnici sulla revisione della spesa e sulle ipotesi di sfoltimento delle tax expenditures, tavoli che andranno avanti fino alla definizione della manovra, attesa in Consiglio dei ministri entro il 20 ottobre. Sul fronte del pacchetto anti-evasione torna sul tavolo anche l' idea di una lotteria sugli scontrini, formula applicata anche da Portogallo e Malta con discreto successo. Mentre prende piede il progetto di azzerare le commissioni per gli acquisti con la carta di credito per i negozianti e spingere l' uso delle card elettroniche da parte dei clienti anche attraverso incentivi fiscali.