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    GOVERNO-TOGHE: LO SCONTRO CONTINUA – CROSETTO RISPOLVERA IL REPERTORIO COMPLOTTISTA SUI MAGISTRATI INTENTI A SABOTARE I GOVERNI DELLA REPUBBLICA E RILANCIA LE ACCUSE: “LE REGOLE LE FA LO STATO NON I PM” - IL MINISTRO RIBADISCE I TIMORI PER “ALCUNE TENDENZE” DELLA MAGISTRATURA MA OFFRE UN “TAVOLO DI PACE”. IL SEGRETARIO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA STEFANO MUSOLINO RACCOGLIE IL RAMOSCELLO D’ULIVO: “INCONTRIAMOCI”


     
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    Giovanna Vitale per la Repubblica - Estratti

     

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    Si scrive riforma della Giustizia, si legge tutela. Quella sotto cui Guido Crosetto vorrebbe mettere la magistratura per impedirle di fare ciò che, a suo parere, ha sempre fatto: manovrare contro l’esecutivo.

     

    Chiamato per la seconda volta a riferire alla Camera sulle accuse lanciate contro i giudici, il ministro della Difesa ribadisce tutti i sospetti espressi nella famosa intervista al Corriere. E se da un lato tende la mano — “Sarebbe ora di costruire un tavolo di pace nel quale si definiscono le regole per la convivenza nei prossimi anni” — dall’altro affonda il colpo, rispolverando l’intero repertorio complottista delle toghe intente a sabotare i governi della Repubblica:

     

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    “Il mio non è stato un attacco alla magistratura, di cui ho profondo rispetto”, afferma il cofondatore di FdI in un’Aula decisamente poco affollata, mentre accanto a lui il Guardasigilli Nordio annuisce soddisfatto. Bensì la “preoccupazione per alcune tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente”. La prova fornita dai discorsi pronunciati nei vari convegni di magistrati che “ho ascoltato con grande interesse, ne ho scelti alcuni, ma ne potrei leggere centinaia”, spiega Crosetto.

     

    stefano musolino stefano musolino

    Declamati in assemblea per far capire a tutti da dove originano i suoi timori e lanciare la controffensiva: “Penso sia legittimo che noi definiamo, con questo Parlamento, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, i poteri dello Stato”, avverte il ministro. Perché “la rappresentanza appartiene alla politica, non alla magistratura e neppure all’esecutivo, appartiene a quest’Aula e a quella del Senato, non può essere il presidente di un’associazione di categoria a decidere”, insiste, prima di annunciare la volontà di aprire una discussione a Montecitorio anche in vista delle future riforme.

     

     

    (…) Anche se poi la vera sorpresa arriva da Reggio Calabria, dove Stefano Musolino è procuratore aggiunto: “Preferisco cogliere gli inviti al dialogo del ministro piuttosto che la logica amico/nemico che non ci appartiene”, porge il calumet della pace il segretario di Magistratura democratica, offrendosi “di incontrarlo, anche pubblicamente”. Di questi tempi, sempre meglio avere testimoni.

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