Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
alessandro di battista
Scrive un lettore: «Perché le piazze italiane non si riempiono di manifestazioni di solidarietà per le donne iraniane? E perché, se è Putin a minacciare l'atomica, nei talk se la prendono con la mancanza di iniziativa diplomatica dell'Occidente? Fosse stato Biden ad agitare lo spettro nucleare, si sarebbero forse arrabbiati coi russi?».
Domande provocatorie, ma non peregrine. Esiste un sentimento diffuso che prende le mosse dalla fine della Seconda guerra mondiale. Molti italiani di destra e di sinistra non considerano gli americani dei liberatori, ma degli occupanti che si sono sostituiti ad altri occupanti. L'ha detto chiaramente Di Battista da Floris: «L'Italia non è un Paese libero, non può uscire dalla Nato».
BIDEN MATTARELLA
Se consideri i marines degli invasori, la bussola con cui orientarti è l'interesse dell'Impero americano di cui ti senti suddito: per collocarti sempre, ovviamente, dalla parte opposta. Una dittatura sostenuta dalla Cia è una dittatura, una dittatura filocinese o filorussa è l'espressione ancora imperfetta di un mondo multipolare.
Una donna uccisa in un Paese amico degli Usa è una vittima. Una donna uccisa in un Paese nemico degli Usa, come l'Iran, rimane una vittima, ma non va strumentalizzata. Non pensi però il lettore che le sue siano domande nuove. Montanelli rispondeva già negli Anni Cinquanta: «In un mondo in tempesta occorre purtroppo trovarsi un ombrello, e quello americano, pur pieno di buchi, resta l'unico sotto il quale sia almeno consentito starnutire».