Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
ALESSIO MAGGI
Scrive un albergatore di Pietrasanta in cerca di personale: «Se a qualcuno quest' estate viene in mente di venirla a menare con domande alla carlona del tipo: quanto si lavora? quanto mi dai? qual è il giorno libero? gli suggerisco di non presentarsi neanche. Siamo in emergenza, se pensate di avere e pretendere come se non fosse successo nulla, datevi all'ippica».
Monto sul cavallo a dondolo: caro signore, se questa è la logica dell'emergenza, perché non dovrebbero applicarla anche i suoi clienti, autoriducendosi il conto? Escono da un periodo duro, proprio come lei. Prima che, assieme all'agognata ripartenza, riparta la litania sui giovani che non hanno voglia di faticare e preferiscono il reddito di cittadinanza al posto di lavoro, bisognerebbe domandarsi: se gli stipendi sono più bassi del già non altissimo sussidio statale, sarà colpa del sussidio o degli stipendi?
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Girano cifre ridicole, con le quali non ci si paga neanche l'affitto di una stamberga. L'albergatore giustificherà la sua parsimonia retributiva con le spese, le tasse (ha ragione, quelle sul lavoro andrebbero ridotte), i fornitori che pretendono pagamenti anticipati. Ma in questa lunga catena di fragilità, in cui tutti si rivalgono sull'anello più debole, l'ultimo è sempre il lavoratore, i cui diritti retrocedono a capricci.
A lamentarsene dovrebbero essere anzitutto i capitalisti: mettere in tasca al maggior numero di persone una busta paga dignitosa non è forse la prima condizione per rilanciare i consumi?
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