DMITRY MEDVEDEV
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
Essendomi infine convinto ad abbracciare la causa della complessità, ho rinfoderato i pregiudizi che nutrivo nei confronti degli statisti russi e mi sono messo umilmente in ascolto delle loro profonde riflessioni geopolitiche. Ho pensato di andare sul sicuro cominciando con Dmitry Medvedev, cara vecchia lenza dalla faccia d'angelo, amante del rock britannico e della campagna toscana, eterno numero due in lista d'attesa che sta a Putin come il principe Carlo alla regina Elisabetta, ma senza neanche la soddisfazione di poterlo chiamare «mammà».
OBAMA MEDVEDEV BERLUSCONI
Vi devo confessare che sono rimasto un po' deluso. Non tanto dai suoi toni di ex colomba precipitata in una pozzanghera di testosterone, ma dalla sconcertante mancanza di complessità. Pensate che, nel dileggiare il viaggio a Kiev di Macron, Scholz e Draghi, il buon «Med» si è riferito a loro chiamandoli «mangiatori di rane, salsicce e spaghetti».
No, dico: e i crauti, le lumache, la pizza? Come si può essere così poco complessi da dimenticare la pizza? Non pretendo il mandolino e le kartoffeln, anche se l'immagine di un Draghi che per ridurre lo spread suona il mandolino alla Lagarde mentre sfila una patata con la senape dal piatto del presidente della Bundesbank sarebbe stata di ammirevole complessità. E comunque mi sa che una cosa complessa l'ho capita persino io: gli statisti russi non mangeranno spaghetti, ma prima di parlare bevono parecchia vodka.
PUTIN MEDVEDEV DMITRY MEDVEDEV