Fabio Amendolara per "la Verità"
NICOLA GRATTERI CAFIERO DE RAHO
A novembre scadrà il mandato del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, in sella dal 2017 in quota Unicost. E il ritiro di Nicola Gratteri dalla competizione per Milano può significare soltanto una cosa: il procuratore di Catanzaro ha fiutato una possibilità concreta di mettere le correnti della magistratura d'accordo. O, forse, qualcuno gli ha chiesto di fare un passo indietro in cambio di un impegno per la poltrona che si libererà a novembre.
nicola gratteri a otto e mezzo 4
Ma per capire meglio la strategia del magistrato considerato il massimo esperto di 'ndrangheta in Italia bisogna fare un passo indietro e tenere in considerazione due mosse importanti fatte da Gratteri negli ultimi giorni. Nell'intervista rilasciata lunedì alla Verità Gratteri non le ha risparmiate ai cartelli delle toghe, definendo «un'urgenza» la legge elettorale dei componenti togati del Csm, «per limitare il ruolo delle correnti nella competizione elettorale». Il secondo tassello è in coda all'intervista rilasciata ieri al direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio.
cartabia gratteri
Le risposte alle ultime due domande sembrano rivelare l'ambizione di Gratteri. Travaglio chiede perché ha deciso di ritirarsi dalla corsa per Milano. E Gratteri risponde: «Anzitutto perché così posso restare ancora un po' procuratore capo a Catanzaro, visto che nominare un capo a Milano è talmente urgente che il Csm dovrà necessariamente prendere una decisione in tempi brevi. Ma soprattutto perché, non potendo continuare a fare il procuratore in Calabria, che mai lascerei se potessi, ho deciso di puntare a un altro ufficio giudiziario, che credo rappresenti meglio il coronamento della mia carriera». L'ultima domanda: «La Procura nazionale antimafia?». Gratteri risponde: «Chissà...».
giovanni melillo
Ma sullo scacchiere delle nomine, togliendo Milano, resta ben poco a Gratteri. Per esclusione, insomma, l'unica corsa possibile è quella per la Super Procura, nomina che viene deliberata dal Csm previa proposta del ministro della Giustizia. Col quale, però, Gratteri è entrato in contrasto facendo a pezzi la riformetta firmata da Marta Cartabia.
Inoltre potrebbe trovare sulla sua strada anche il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, che guida l'ufficio requirente più grande d'Italia e che dovrebbe raccogliere a piene mani il supporto di Area. Anche Melillo ha rinunciato alla corsa per Milano. Dove ora si aprirà la faida delle correnti.
NICOLA GRATTERI CAFIERO DE RAHO
Le domande sono nove. L'unico procuratore aggiunto di Milano che ha presentato il suo curriculum è Maurizio Romanelli, che coordina il pool sulla criminalità economica. Una situazione che rende possibile, per la prima volta, l'ipotesi che sulla poltrona da capo vada a sedersi un papa straniero. Il candidato più anziano è il procuratore generale di Firenze Marcello Viola (Magistratura indipendente), che ha ingaggiato una battaglia con il Csm, vinta davanti al Consiglio di Stato, dopo la sua esclusione dalla terna dei candidati per la Procura di Roma a favore di Michele Prestipino.
marcello viola procuratore generale firenze 2
Se il Csm dovesse scegliere Viola per Milano si risolverebbe automaticamente anche il problema su Roma.Gli altri candidati sono l'ex presidente dell'Anm, due volte consigliere del Csm e procuratore di La Spezia, Antonio Patrono (anche lui di Magistratura Indipendente), Giuseppe Amato (Unicost), capo a Bologna, Raffaele Tito che guida Pordenone, Nicola Piacente da Como, Roberto Pellicano da Cremona (con un passato a Milano), Luigi Orsi, sostituto procuratore generale della Cassazione (anche lui in passato a Milano, andò via dopo essere entrato in rotta di collisione con Edmondo Bruti Liberati) e Cesare Parodi, attualmente procuratore aggiunto a Torino.
francesco greco
La decisione su Milano, come ha valutato anche Gratteri, verrà presa di certo in fretta. Visto che il capo dell'ufficio Francesco Greco è indagato a Brescia. E con lui altri sei pm del suo ufficio.
Tra i quali Paolo Storari, il magistrato che dopo aver raccolto le verbalizzazioni dell'azzeccagarbugli Piero Amara ha raccontato ai pm di Brescia che i vertici della Procura milanese avevano congelato le iscrizioni sul registro degli indagati.
gratteri
Ieri il Csm, dopo una camera di consiglio che si è chiusa in mattinata, ha preso anche la decisione (al momento in cui questo giornale va in stampa non ancora notificata all'incolpato) sull'istanza disciplinare avanzata dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che per Storari aveva chiesto il trasferimento di sede e di funzioni per tre accuse specifiche: l'aver «divulgato i verbali» di Amara violando il segreto d'ufficio, l'aver tenuto un «comportamento gravemente scorretto nei confronti» del procuratore Greco e dell'aggiunto Laura Pedio da lui accusati di inerzia omettendo «di comunicare» loro «il proprio dissenso per la mancata iscrizione» nel registro degli indagati dell'avvocato e di formalizzare con una lettera agli organi competenti il suo disappunto «circa le modalità di gestione delle indagini».
nicola gratteri
Inoltre, per Salvi, Storari avrebbe dovuto astenersi dal prendere parte all'inchiesta sulla divulgazione a un quotidiano di quelle carte. Fascicolo che poi Storari ha effettivamente lasciato. Il pm del caso Amara si è difeso per due ore davanti alla sezione disciplinare. Il suo avvocato, Paolo Della Sala, per evitare qualsiasi strumentalizzazione dell'iniziativa delle toghe che hanno aderito a una lettera a sostegno, nessun elenco delle circa 250 firme è stato depositato, ma solo un articolo di stampa con il quale è stato registrato il fatto storico. E alla fine della sua arringa ha chiesto al Csm di non trasferire Storari di ufficio e di funzioni.