Da la Stampa
Alessia Ferruccio e Vittorio Grilli
Tra la fine del 2011 e l' inizio del 2012 l' Italia dovette pagare 3,1 miliardi di euro a Morgan Stanley per chiudere in anticipo un contratto sui derivati acceso nel 1994. Soldi che avrebbe potuto risparmiare, portando la banca d' affari americana in tribunale con più di una ragione.
Ma un «mancato pagamento» in quegli anni difficili avrebbe avuto «conseguenze devastanti» ponendo il nostro paese, che doveva già affrontare uno spread di oltre 500 punti, in situazione di pre default. È una delle circostanze emerse nelle audizioni degli ex ministri dell' Economia Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni alla commissione parlamentare d' inchiesta sulle banche.
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«Per non pagare a Morgan Stanley 3,1 miliardi di euro in contanti», ha sottolineato Grilli, si sarebbero messi a rischio 500 miliardi di rifinanziamento del debito all' anno. «Pur non essendo parte della negoziazione avvenuta - ha aggiunto - è stata presa una decisione giusta. In generale, ma specie in quel momento, portare in tribunale Morgan Stanley avrebbe avuto conseguenze devastanti».
saccomanni
Un contesto altrettanto difficile fu quello che costrinse l' Italia a cedere sul bail in. Roma, ha raccontato Saccomanni, aveva compreso gli effetti negativi che avrebbe avuto una versione allargata sul modello Usa come quella che si era fatta strada all' Fsb di Basilea e che era stata portata in Europa da un gruppo di paesi guidato dalla Germania. Dopo il discorso di Mario Draghi la crisi del debito si era calmata ma un fallimento del negoziato sull' Unione bancaria avrebbe riportato le turbolenze.
SACCOMANNI E DRAGHI
E così, nel voto, l' Italia finì in minoranza. Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna erano sostanzialmente commissariate e non poterono opporsi. Peraltro, in privato, spiega Saccomanni, si riconoscevano le ragioni dell' Italia ma proprio i timori su una mutualizzazione dei rischi per un paese con alto debito come il nostro fecero prevalere la linea dura. Saccomanni rivendica comunque «un successo»: quello di aver fatto introdurre nella Brrd la «ricapitalizzazione preventiva» usata poi nel salvataggio di Mps.
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Nelle sue ultime sedute la Commissione banche si lascia così alle spalle i temi di polemica più politica come quello del rapporto tra Maria Elena Boschi e la vicenda Etruria e sente due ex ministri dell' Economia finiti al settore privato (Jp Morgan e Unicredit). Con il Natale alle porte e il prossimo scioglimento delle Camere, passerà ora a redigere la relazione finale, partendo dal punto più importante: le proposte di modifica legislativa per evitare che si ripetano crisi bancarie come quelle che abbiamo subito. I commissari si ritroveranno prima di fine anno per puntare a un testo condiviso.