Federico Capurso per “la Stampa”
giulia grillo
Fossimo ai tempi della Prima o della Seconda Repubblica si chiamerebbe «rimpasto di governo». Chissà nella Terza - che Luigi Di Maio sostiene di avere inaugurato - come verrà ribattezzato l' addio sempre più vicino della pentastellata Giulia Grillo da ministro della Salute. Ai piani alti di Palazzo Chigi già da tempo avevano iniziato a manifestare una certa insoddisfazione per il suo operato.
Quando poi, nelle ultime settimane, le difficoltà sono diventate evidenti, tra inciampi e addii da parte del suo staff, l' idea di un imminente cambio di passo al ministero ha iniziato a farsi più concreta. La delusione è forte. Grillo, nella strategia maturata da Di Maio dopo le elezioni, sarebbe dovuta essere uno dei cardini del «Movimento di governo».
GIULIA GRILLO TONINELLI LUIGI DI MAIO
Oggi, invece, è lo stesso leader M5S a manifestare tutta la sua insofferenza: «Così non va. Troppi errori, troppa confusione», si sarebbe sfogato con i suoi fedelissimi.
Malumori scivolati lentamente tra i banchi parlamentari e che hanno dato vita a un tambureggiamento silenzioso ma dal ritmo crescente, avvertito distintamente fin dentro le stanze del Quirinale.
L'ultimo scricchiolio riguarda la nomina del nuovo direttore generale dell' Agenzia italiana del farmaco, Luca Li Bassi, avvenuta il 5 settembre. Da allora, la firma del nuovo dg non è mai arrivata. Ci sarebbe in corso una trattativa serrata e, come la stessa Grillo ha confermato, gli uffici del ministero stanno ancora «lavorando al contratto di lavoro».
GIULIA GRILLO
Proprio dai corridoi ministeriali, però, arrivano voci insistenti di un possibile ripensamento da parte di Li Bassi. Al di là delle questioni salariali, ci sarebbero soprattutto forti dubbi sulle prospettive di lavoro. Il nuovo direttore dell' Aifa dovrebbe operare infatti sotto la direzione e la vigilanza di un ministro che - questi i timori - non avrebbe ancora espresso una linea politica chiara (a partire dal caso vaccini) e che negli ultimi giorni ha perso pezzi importanti del suo staff. La prossima settimana, comunque, dovrebbe essere cruciale per l'accettazione o meno dell' incarico. Ed è anche sull' esito della trattativa che Grillo punta per rilanciare la propria immagine.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIULIA GRILLO
D'altronde, le recenti dimissioni del suo portavoce Roberto Turno e del suo capo di Gabinetto, Alfonso Celotto, sono segnali poco incoraggianti. Separazioni consensuali, senza strappi, ma che pesano come macigni sul già affannato ingranaggio ministeriale e che danno il senso di una forte fragilità politica. Nessuno, poi, ai piani alti di Palazzo Chigi, vuole far pesare sul futuro di Grillo la sua imminente maternità.
Ma «neanche possiamo nasconderci quanto la sua assenza possa pesare nei prossimi mesi», quando si dovrà lavorare giorno e notte alla manovra di bilancio. I timori, manifestati da diversi ministri M5S, sono soprattutto per le possibili «interferenze» degli alleati leghisti: «Senza un nostro ministro a tenere gli occhi aperti sui dossier, saranno guai».
GIULIA GRILLO 2
E allora un piano B - se addio sarà - sembra sia già pronto. La carta coperta è quella di Armando Bertolazzi, attuale sottosegretario alla Salute, lanciato da Di Maio prima delle elezioni proprio come ministro. Poi gli equilibri di partito si sono messi d' intralcio, ma già tra un mese, quando Grillo entrerà nelle ultime settimane di gravidanza, Bartolazzi potrebbe subentrare da reggente. Una formula morbida, per non creare una frattura interna e tenere aperta una porta a Grillo per il domani. Per un altro rimpasto, magari. Ma sempre da «Terza Repubblica».