Carlo Bertini e Federico Capurso per ''La Stampa''
La prima pietra del dialogo auspicato dal Colle tra maggioranza e opposizione è stata posata: ieri Maria Stella Gelmini e Renata Polverini di Forza Italia sono salite al ministero dell'Economia da Roberto Gualtieri per preparare il terreno a un'intesa sulla legge di bilancio. Non solo: nel Pd sperano di stringere all'angolo gli azzurri anche sulla legge elettorale.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
«Siamo pronti alla massima collaborazione parlamentare, senza che ciò voglia dire un allargamento di maggioranza», mette però in chiaro Andrea Orlando, il numero due del Pd. Nicola Zingaretti caldeggia infatti il dialogo sulla manovra e su altri temi cruciali, ma ragionamenti su nuovi governi non esistono. «Non li vogliono loro e non li vogliamo noi», specificano dal Nazareno. Rassicurazioni rivolte soprattutto agli alleati grillini. A partire da Luigi Di Maio, che in mattinata aveva ripubblicato sui social un suo vecchio rifiuto al dialogo con Berlusconi, commentando: «Era così allora, è così oggi».
la quarantena di maria stella gelmini
I dirigenti M5S alzano un muro, sbuffano, lasciano emergere tutta la loro insofferenza, non tanto per il timore di dover chiamare Berlusconi "alleato", quanto per l'atteggiamento avuto dai vertici del Pd in questi giorni. «Le continue uscite di Zingaretti e di Orlando - fanno sapere dai piani alti M5S - per dare eco mediatica al tema, pur sapendo che non ci sarebbe mai stato un allargamento della maggioranza, sembrano fatte apposta per metterci in difficoltà. È un atteggiamento che deve finire». Questo, però, non vuol dire che non verrà gradita una «collaborazione istituzionale» con le opposizioni, come chiede il Capo dello Stato. La ricerca di una convergenza entra così in una fase più concreta e Gualtieri si è messo al lavoro.
Non è il solo: a livello parlamentare sono già in corso colloqui tra i capigruppo Pd e quelli di Fi e spunta l'ipotesi di un doppio (o addirittura quadruplo) relatore per la legge di bilancio in entrambi i rami del Parlamento. Con l'obiettivo di spianare la strada il più possibile, visto che in Senato i numeri scarseggiano. Primo step, il voto sullo scostamento di bilancio della prossima settimana. Da qui si inizieranno a mettere a terra le teoriche volontà di dialogo. Ieri si è anche fatta una prima valutazione delle cose che si valutano importanti: norme a favore delle imprese e sul fisco, misure per la pandemia, decreto Ristori ter. Materie sulle quali Gualtieri ha reso edotti in serata il premier e i capidelegazione di maggioranza.
renata polverini
E sul Ristori ter si registra la prima resistenza del M5S, che vorrebbe evitare di modificarne l'impianto. Ma il perimetro della collaborazione parlamentare, per i Dem, non deve essere ristretto alla manovra. «È auspicabile un maggior coinvolgimento delle opposizioni - dice il capogruppo al Senato Andrea Marcucci - nella logica della responsabilità nei confronti del Paese. I punti di convergenza con Forza Italia in particolare sono molteplici, dalla politica europea al sostegno alle imprese. Ci sono tutte le condizioni per avviare questo dialogo, a partire dallo scostamento e dalla legge di bilancio».
Per scacciare dal Nazareno i sospetti di un inciucio con Berlusconi, chi ha voce in capitolo si è mosso per far rivendicare al ministro Stefano Patuanelli la paternità dell'emendamento salva-Mediaset, che verrà votato la prossima settimana. Questione che al Mise, poi, prendono sul serio perché al di là dei colori politici si riconosce il valore di Mediaset come colosso industriale del Paese. Ragionamenti che non fanno breccia però nei cuori dei pasdaran grillini, Di Battista in testa. «Al momento non c'è un pericolo sul voto in Aula», assicura un big Cinque stelle, «ma ci sono già dei malumori. E il Pd li ha acuiti».
stefano patuanelli