Estratto dell’articolo di Daniele Martini per https://www.editorialedomani.it
IL PALAZZO DELLA MONDADORI
C’era una volta Panorama. Avrebbe potuto essere questo il titolo del libro arrivato da poco in libreria sulla storia del settimanale fondato nel 1962 che portò in Italia un modo nuovo di fare giornalismo, meno paludato e tronfio, tenacemente legato ai fatti, presentati senza fronzoli e svolazzi, con un linguaggio tanto semplice e stringato quanto preciso e studiato.
Quel linguaggio e quel tipo di informazione fecero rapidamente scuola, al punto da condizionare le altre testate sia periodiche sia quotidiane, costrette ad adeguarsi.
PANORAMA - il Settimanale che cambio l Italia
Da questo punto di vista Panorama fu davvero il Settimanale che cambiò l’Italia come recita il titolo autentico del ponderoso volume (530 pagine, 25 euro) edito da Faam (Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori) […]
Panorama fu una favola bella nel mondo dell’editoria italiana nel secondo Novecento, però non una fiaba a lieto fine. […] C’è una data, il 1994, considerata come lo spartiacque nella storia del settimanale. Il 1994 è l’anno del berlusconismo trionfante, il tempo in cui Silvio Berlusconi diventa capo del governo […]
[…] Per Panorama che per lunghi anni sotto la testata aveva stampato il motto «I fatti separati dalle opinioni» quella novità è traumatica […] Per rassicurare e forse anche per evitare prevedibili contraccolpi, soprattutto in redazione, Berlusconi fece sapere in giro che non avrebbe spostato nulla, neanche le piante nei corridoi. […] ma nel caso di Panorama il cambiamento non era fisiologico, era ontologico, riguardava l’essenza.
SILVIO BERLUSCONI E GIULIANO FERRARA
[…] A portare il giornale in edicola, settimana dopo settimana, rimasero quasi tutti i giornalisti di prima e io tra quelli, ma al di là della loro voglia di autonomia e indipendenza, erano l’anima, il sangue, il cuore e la pelle del giornale che stavano cambiando. Ricordo un fatto del 1996, l’assemblea di insediamento del nuovo direttore, Giuliano Ferrara, che era stato anche ministro del governo Berlusconi.
[…] Ferrara […] disse […] che l’autonomia dei singoli giornalisti non esisteva, era solo una favola consolatoria; ciò che garantiva il pluralismo e la libertà dell’informazione in una società moderna e democratica era la pluralità dei giornali e della proprietà di essi. Questo era il nuovo comandamento e per Panorama fu l’inizio della fine.
BELPIETRO MOSTRA LA COPERTINA DI PANORAMA SU LUCA DI DONNA
Da Lamberto Sechi che […] cercava di evitare ministri e potenti per conservare in modo maniacale l’autonomia sua e del giornale, si era arrivati a Panorama in mano a un politico e per di più capo del governo. Il giornale campò ancora a lungo, ma il piano inclinato era stato imboccato, e tuttora una pallida copia di quel che fu si trova in edicola, con un nuovo editore, Maurizio Belpietro, ex direttore di Panorama, l’ultimo che ho avuto, un professionista puntiglioso.
[…] LO STILE PANORAMA
maurizio belpietro
[…] a Panorama […] non si doveva mai scrivere in prima persona. Una regola stampata insieme ad altre in un manualetto […] una sorta di messalino con le regole che i giornalisti avrebbero dovuto rispettare per ottenere uno stile asciutto e uniforme […] unico e riconoscibile. […] noi giornalisti non dobbiamo scrivere per noi stessi o per […] soddisfare la nostra vanità o per fare sfoggio di erudizione, ma dobbiamo scrivere per il lettore, mettendoci sempre dalla sua parte, in qualche modo al suo servizio. Cercando di capire le sue esigenze, dando per scontato nulla, spiegando in maniera semplice anche ciò che a noi sembra ovvio, ma che può non essere tale per chi ha in mano il giornale e vuole capire […]
ilona staller panorama 1987
Non è il lettore che deve far fatica a leggere, sei tu giornalista che devi far fatica per accertare i fatti e poi per spiegarli in maniera chiara: questa era la filosofia di Panorama. Non c’era niente di pedagogico o di paternalista, si trattava però di un nuovo modo di fare informazione in Italia […]