Guccini sui look di Sanremo:"Non mi sono mai infilato una piuma di struzzo nel culo per cantare" #CTCF pic.twitter.com/4utQGWogqn
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) November 27, 2022
Estratto dell'articolo di Andrea Scanzi per il Fatto Quotidiano
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Il fiasco di vino sul palco aiutava?
guccini
Non era un fiasco, ma una semplice bottiglia. Bevevo rosé, e pure poco, perché sul palco devi essere lucido. Uno o due bicchieri di rosé. E a tavola quasi sempre Traminer.
Anche De André aveva paura del pubblico.
Lui beveva whisky, e all'inizio neanche poco. Prima dei concerti mangiava solo due "uova all'ostrica": buttava giù il tuorlo con un po' di limone e via. Io no. Avevo un genovese sciagurato che mi seguiva per il catering. Libagioni infinite di cibo e vino nei camerini. Mangiavamo tantissimo sia prima che dopo i concerti.
Con Fabrizio avevi un buon rapporto?
guccini
Tutto sommato sì, anche se non ho mai frequentato per amicizia i colleghi. A fine anni Settanta, dopo il tour con la Pfm, pensammo di fare una tournée insieme. Eravamo convinti, ma i nostri manager non vollero. Fabrizio era molto diverso da me, anche come origini: lui veniva da una famiglia aristocratica, io proletaria.
E Gaber?
Lo andavo a vedere a teatro quando veniva a Bologna, e poi facevamo tardi alla Trattoria Da Vito. Facevamo un gioco un po' scemo che avevo imparato a Milano. Ognuno aveva il nome della stazione di una città. Uno di noi batteva gambe e mani e diceva: "Parte il treno per Milano!". E chi era "Milano" doveva scattare in piedi e gridare subito un'altra città: "Parte il treno per Bologna!". Così per ore. Un gioco idiota, ma se lo facevi alle tre di notte pieno di vino ti divertivi.
achille lauro
Qual è la canzone di cui vai più fiero?
Quelle che il pubblico non direbbe. Una volta Vasco è venuto in trattoria e mi ha detto che, secondo lui, L'avvelenata è straordinaria. Okay, fa piacere, ma secondo me L'avvelenata è sopravvalutata. Ne ho scritte a decine di superiori. A me piacciono molto di più brani meno fortunati come Amerigo e Odysseus. Evidentemente non ho gli stessi gusti del pubblico.
È vero che negli anni Settanta sfidavi Benigni?
Erano duelli di poesia improvvisata. Gli lasciavo rime impossibili: "taxi/Craxi", "mirra/birra". Lui mi mandava affanculo, poi però se ne usciva con trovate geniali: "La moglie di Pirro doveva chiamarsi Pirraaaa". Bravissimo. Altri due dotati erano Carlo Monni e David Riondino. Anche Umberto Eco faceva parte di quelle sfide, ma non era un granché.
Benigni lo senti ancora?
No. Eravamo molto amici all'inizio della sua carriera.
Anche Zucchero ti adora.
guccini
(Sorride) E io adoro lui, solo che a volte esagera. L'altro giorno è passato e, abbracciandomi, mi ha stretto così tanto che mi ha fatto venire i lividi. Zucchero è fumantino e, come tutti quelli che hanno venduto un milione di copie a botta, ha il terrore di perdere il successo. Io, che mi sono fermato a 300 mila copie, mi sono salvato. Però una cosa ce l'abbiamo in comune.
Quale?
Il fastidio per chi, come dice Zucchero, "lecca la tazza del cesso per avere successo". Io, forse con più stile, preferisco dire: "Non mi sono mai infilato una piuma di struzzo nel culo per cantare". Questi artisti finti, questi trapper, gente che si fa chiamare Ernia ma che roba è?
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Volevi fare il giornalista, e nel 1960 intervistasti Modugno.
(Abbassa lo sguardo) Me ne vergogno. Fui molto snob e saccente, volli fare il fenomeno. Avevo 20 anni ed ero stupido come sanno essere i ventenni. Modugno si incazzò moltissimo.
Anche Dalla giocava a carte?
No. c'erano alcuni aspetti di Lucio che non riuscivo a comprendere fino in fondo.
guccini dalla FRANCESCO GUCCINI
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