Francesco Malfetano per “il Messaggero”
LORENZO GUERINI
Prima alcune frasi contestate al ministro della Difesa Lorenzo Guerini nonostante il silenzio dell'Aula, poi la polemica dei Cinquestelle con tanto di invito al premier Mario Draghi a riferire in Parlamento e infine la smentita del ministero con il prevedibile rientro nei ranghi.
Quello di ieri è stato l'ennesimo pomeriggio di passione della politica italiana rispetto alle armi spedite in Ucraina. Il giorno del resto era quello giusto: attorno all'ora di pranzo Guerini è atteso in audizione dalle Commissioni Difesa di Camera e Senato per riferire sugli ultimi sviluppi della guerra. Il ministro, a lungo invocato, risponde alle domande dei parlamentari.
MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI
Tra i tanti chiarimenti forniti dice: «L'impegno italiano continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda le città e la popolazione civile».
Apriti cielo. Ma con calma. In Commissione infatti, nessuno apre bocca. Neanche una parola da parte dei 5S o della Lega, nonostante entrambi stiano facendo della questione un tema identitario. Anzi, anche tra coloro che hanno chiesto chiarimenti non ci sono affatto.
sergio mattarella lorenzo guerini all altare della patria 25 aprile 2022
Prendono parola il dem Borghi, l'azzurro Gasparri, Rauti di Fdi e Casini che evidenzia come una risoluzione sul punto sia già stata votata dalla maggioranza e quindi «il problema è di chi ha cambiato idea». Ma niente, in Commissione non pervengono opposizioni.
LE DICHIARAZIONI
Passano un paio d'ore. Le parole di Guerini sono sulle agenzie di stampa. Qualcuno si accorge che sono potenzialmente fraintendibili. Tra i parlamentari iniziano a girare voci su imminenti dichiarazioni al vetriolo dei 5S. E allora arriva il chiarimento del ministero: Guerini si riferisce a «munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini».
LORENZO GUERINI MARIO DRAGHI
Stavolta la valanga di batti e ribatti pare bloccata sul nascere. Più o meno. Giuseppe Brescia, deputato M5S e coordinatore del comitato sicurezza, non resiste. «Oggi Guerini ha parlato di armi per neutralizzare le postazioni russe. Dichiarazioni allarmanti» dice in una lunga nota.
«Siamo contrari quando dice che i negoziati possono partire veramente solo dopo il cessate il fuoco» aggiunge riferendosi alla frase del ministro «la pace passa per un negoziato urgente ma equo e che non si basi sulla resa di chi è stato aggredito e ha il diritto di difendersi».
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Proprio lo stesso concetto espresso dal presidente Sergio Mattarella che ieri ha incontrato al Quirinale una rappresentanza dell'Esercito in occasione del 161/mo anniversario del Corpo: «La rottura di ogni regola faticosamente raggiunta nella vita della comunità internazionale non può spingere verso una rassegnata resa alle ragioni dell'aggressione: sollecita, piuttosto, la capacità di Stati retti da ordinamenti liberi e democratici ad attivare ogni iniziativa per far fallire queste ragioni».
In ogni caso la polemica è servita. Arriva infatti poi il leader grillino Conte. L'uscita di Guerini, dice, «mi ha molto preoccupato: significa che siamo disponibili anche a distruggere postazioni russe in territorio russo. Però attenzione dobbiamo dare atto che il ministro della Difesa l'ha in parte corretta. Ma questo rende urgente quello che invochiamo da giorni: il premier, oltre che il Ministro della Difesa, vengano in Parlamento».
LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE Lorenzo Guerini