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    GUGLIELMI FU UN CORAGGIOSO INTELLETTUALE CHE INVENTÒ LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA REALTÀ IN TV” – ALDO GRASSO SUL MITOLOGICO DIRETTORE DI RAI 3 SCOMPARSO IERI - NEL CASO DI CHI L'HA VISTO?, PER ESEMPIO, GUGLIELMI FACEVA RIFERIMENTO ALLA GRANDE LETTERATURA POPOLARE DELL'800: QUELLA TV DOVEVA RAPPRESENTARE UNA NUOVA FORMA DI ROMANZO. CI HA ANCHE REGALATO LA SATIRA IRRIVERENTE DI SERENA DANDINI E CORRADO GUZZANTI, UN PIERO CHIAMBRETTI NELLA SUA FASE PIÙ VITALE - VIDEO


     
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    Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

     

    angelo guglielmi. angelo guglielmi.

    «Craxi e De Mita, i padroni del Paese, avevano deciso di concedere ai comunisti una rete minore ancorata al 2% di share. Biagio Agnes, una volpe, una vera lenza, tradito dal duo Carrà-Baudo in fuga verso Mediaset, mi lasciò fare: "Sei libero". Il problema a quel punto divenne interamente mio. "Posso fare tutto - mi dissi - ma cosa esattamente?". Cominciai domandandomi cosa mancasse alla tv italiana».

     

    È il 1987 e Angelo Guglielmi, che fino a quel momento si era occupato per Raiuno di varietà, sceneggiati e talk show (lo aveva inaugurato lui, con Maurizio Costanzo) diventa direttore di Raitre, una rete che era nata per incarnare il mito del decentramento e del localismo, «la tv delle Regioni».

     

    michele santoro angelo guglielmi michele santoro angelo guglielmi

    La grande rivoluzione di Raitre parte da una temeraria scommessa: quella di trasformare un meccanismo politico fondato sulla lottizzazione in un'officina linguistica: «Mi accorsi - continua Guglielmi - che mancava un'informazione seria sulle condizioni del Paese. Fino a metà anni '80 la tv era stata un nastro trasportatore. Portava nelle case romanzi, teatro, musica e film senza mai raccontare il contesto sociale né sfiorare il contatto con le persone. "Farò il contrario", giurai. E fui criticatissimo, anche da quelli che stimavo. Peccato aver smarrito il carteggio con Strehler».

    aldo grasso aldo grasso

     

    Guglielmi (nato ad Arona nel 1929 e morto ieri a Roma) era già conosciuto in ambito letterario come critico esigente e raffinato (era stato esponente del Gruppo '63 insieme a Sanguineti, Barilli, Giuliani, Eco, Arbasino e altri). Da lui era lecito attendersi una tv attenta a temi culturali sistematicamente ignorati dalle altre reti.

     

    Spiazzando tutti, Guglielmi rinnova invece l'immagine di Raitre attraverso la più incredibile spettacolarizzazione della realtà. Programmi come Io confesso, Un giorno in pretura, Telefono giallo, Linea rovente, Duello, Camice bianco, Chi l'ha visto?, Samarcanda, Ultimo minuto diventano appuntamenti molto seguiti e soprattutto criticati. Incurante delle critiche, Guglielmi comincia a teorizzare la sua «tv verità».

     

    lucia annunziata angelo guglielmi lucia annunziata angelo guglielmi

    Come se fosse finita l'era della tv della finzione: era giunto il tempo di una tv più coraggiosa, capace di andare per le strade, di «rappresentare la realtà così com' era». Guglielmi citava Pier Paolo Pasolini: «Sono stanco di raccontare la realtà con le parole, preferisco raccontarla con la stessa realtà». Successe veramente questo? I programmi di Raitre raccontarono la realtà mostrando la realtà?

     

    O piuttosto non si verificò un cambiamento più radicale ancora? La «tv verità» di Guglielmi compiva insieme tre gesti fondamentali: esibiva la «verità» dei fatti raccontati (si parlava in quel periodo di «neo-neorealismo»), mostrava sé stessa nel suo farsi e si presentava accompagnata da un apparato teorico, da una giustificazione estetica. Col tempo, il mito della «tv verità» si è progressivamente offuscato e la «pretesa di realtà» ha preferito assumere il volto del reality. Conta sempre meno che la tv «dica il vero», conta sempre di più che la tv, nel suo insieme, sia percepita come vera.

     

    angelo guglielmi 2 angelo guglielmi 2

    Nel caso di Chi l'ha visto? , per esempio, Guglielmi faceva riferimento alla grande letteratura popolare dell'800: quella tv doveva rappresentare una nuova forma di romanzo.

     

    Questo è stato il grande snodo della tv generalista di Guglielmi. A chi gli contestava il fatto che Raitre non fosse riuscita a produrre una solida trasmissione culturale, Guglielmi rispondeva teorizzando che «la televisione è un linguaggio. Se si adopera la televisione come una sala cinematografica o, come si faceva una volta, per trasmettere del teatro di prosa, diciamo che si usa la televisione in un modo non del tutto proprio. In ogni caso non si usa il linguaggio televisivo, ma si usa la televisione come contenitore di linguaggi "altri".

     

    La difficoltà di far passare un discorso culturale è tutta qui». Guglielmi ci ha anche regalato la satira irriverente di Serena Dandini e Corrado Guzzanti, un Piero Chiambretti nella sua fase più vitale, Quelli che il calcio di Fabio Fazio, il salotto di Catherine Spaak, il cinema notturno di Enrico Ghezzi, la quotidiana destrutturazione della tv operata da Blob , lo sberleffo elevato a informazione, persino la «selvaggeria» di Alba Parietti e Svalutation di Celentano.

    angelo guglielmi angelo guglielmi

     

    Era soprattutto un intellettuale. Grazie a un patrimonio di conoscenze, la sua tv è stata un luogo di incroci linguistici e di «rischi fortunati», magazzino di tutte le sperimentazioni ed empietà, terra di saccheggi, promessa di inesauribile disponibilità all'anticonformismo. Guglielmi ha saputo esasperare il desiderio infantile e crudele di «giocare» unendolo al desiderio più grande di «cambiare il mondo».

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