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    “HA APERTO LA PORTA E HA DETTO ‘VI AMMAZZO TUTTI’” – LE TESTIMONIANZE DEI SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DI FIDENE, DOVE CLAUDIO CAMPITI HA UCCISO 4 DONNE CON UNA PISTOLA RUBATA AL POLIGONO DI TOR DI QUINTO, A ROMA – A UN ANNO DAI FATTI È INIZIATO IL PROCESSO PER CAPIRE COME L'UOMO ABBIA FATTO A PORTARSI VIA UN ARMA SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGESSE - IL TESTIMONE CHE RACCONTA DI ESSERSI SALVATO GRAZIE A UNA DELLE VITTIME...


     
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    Estratto dell’articolo di Simona Berterame per www.fanpage.it

     

    CLAUDIO CAMPITI CLAUDIO CAMPITI

    "Ha aperto la porta e ha detto vi ammazzo a tutti". Giovanni Caruso torna con la mente all'11 dicembre di un anno fa, quando Claudio Campiti ha ucciso quattro persone davanti ai suoi occhi. Quattro donne, Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi, Nicoletta Golisano e Fabiana De Angelis, freddate con un colpo di pistola. Tutto è accaduto in una manciata di secondi. Nel gazebo fuori dal bar "Il posto giusto" a Fidene è in corso una riunione del consorzio Valleverde.

     

    Campiti entra all'improvviso e inizia a sparare. Nel giro di pochi istanti l'uomo viene bloccato e disarmato da uno sei consorziati, Silvio Paganini, grazie al gesto eroico di una delle vittime, Elisabetta Silenzi. La donna ha pagato con la vita quel tentativo di fermare il killer, e ha permesso ai presenti di salvarsi dando il tempo di disarmare l'uomo. Tra loro anche Emilio Brancadoro, che sarebbe stato il prossimo nella linea di tiro di Campiti ma grazie ad Elisabetta il proiettile non è andato a segno.

    poligono di tiro tor di quinto 3 poligono di tiro tor di quinto 3

     

    "Io e Elisabetta ci conoscevamo fin da bambini – racconta oggi Emilio – e quando eravamo piccoli io le dissi ti proteggerò sempre. Invece quel giorno non ce l'ho fatta, non sono riuscito a proteggerla invece lei ha salvato tutti noi". Giovanni Caruso si trovava proprio alle spalle di Elisabetta.

     

    "Se il proiettile avesse trapassato il suo corpo forse sarei morto anche io – spiega il testimone mentre ripercorre con noi quella terribile mattina – quando ha sparato mi sono invece buttato verso la porta per cercare di aprirla e far fuggire le persone"

     

    LA CASA DOVE VIVEVA CLAUDIO CAMPITI AL CONSORZIO VALLE VERDE LA CASA DOVE VIVEVA CLAUDIO CAMPITI AL CONSORZIO VALLE VERDE

    Ma come ha fatto Claudio Campiti a procurarsi un'arma? Nessun mistero, già poche ore dopo la strage è chiaro che la Glock calibro 45 usata dall'uomo proviene dal poligono di Tor di Quinto a Roma. L'uomo era socio della struttura, e si recava regolarmente al poligono per sparare da quasi quattro anni. Era titolare di una tessera platinum nonostante non fosse riuscito ad ottenere il porto d'armi. Un rifiuto avuto proprio per le denunce incrociate tra l'uomo e il Consorzio Valleverde.

     

    […] Quello che si chiedono i sopravvissuti e i parenti delle quattro vittime è come sia potuta uscire un'arma dal poligono di tiro. Fabiana De Angelis e Nicoletta Golisano erano amiche ed entrambe hanno perso la vita quella mattina di dicembre. I loro mariti, Giulio Iachetti e Giovanni Betti, ora chiedono che la loro morte non sia vana e che diventi un monito per aumentare i controlli e la sicurezza dove circolano armi, come all'interno dei poligoni di tiro a segno.

    CLAUDIO CAMPITI BAR FIDENE CLAUDIO CAMPITI BAR FIDENE

     

    "Qualcuno ha armato Campiti e la responsabilità qualcuno ce l'avrà" spiega con voce ferma Giovanni Betti, marito di Nicoletta Golisano. Giulio invece sottolinea come Campiti fosse un esperto tiratore, dato che frequentava il poligono da quasi quattro anni. "Ha una capacità di focalizzare un obiettivo, sparare, continuare a caricare l'arma, avendo la capacità di centrare le persone". […]

    CLAUDIO CAMPITI LETTERA CLAUDIO CAMPITI LETTERA

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