1. NELLE CARTE DEGLI 007 DEL PALLONE TUTTI I SÌ CONCESSI AGLI ULTRÀ
Guglielmo Buccheri per ‘La Stampa'
Ci sono atti ufficiali che raccontano già la notte degli spari sul calcio. Carte che mettono ordine al corto circuito dentro lo stadio Olimpico, teatro di accordi, minacce, dubbi. Non è, e non può essere, la magistratura ordinaria ad aver tirato le proprie conclusioni sulla finale di calcio più surreale che si ricordi. Lo hanno fatto gli 007 del pallone, gli uomini che, inviati a bordo campo dalla procura della Federcalcio, consegneranno (forse oggi) al giudice sportivo i frammenti, uno dopo l'altro, del colloquio fra il capo ultras del Napoli «Gennaro 'a carogna» e il capitano azzurro Marek Hamsik.
I collaboratori del pm del calcio Stefano Palazzi sono là, a pochi metri di distanza fra l'ultrà che detta l'agenda della notte e il capitano Hamsik, cresta alta e pungente. Ascoltano, annotano, riferiscono ogni parola. Ma, soprattutto, sarebbero là sotto alla curva partenopea in ebollizione perché la prima richiesta di «Gennaro 'a carogna» è andata a buon fine.
L'atteggiamento del capopopolo napoletano è aggressivo, intimidatorio e, adesso, quell'atteggiamento potrebbe costare al club di Aurelio De Laurentiis la chiusura del San Paolo, a Fuorigrotta. Perché il giudice sportivo Tosel potrebbe squalificare lo stadio del Napoli? Perché, dalle due o tre pagine del rapporto degli 007 della Figc, potrebbe emergere la minaccia di chi, l'ultrà, pretende di parlare con il suo capitano per cancellare dalle mosse della curva gesti tali da impedire lo svolgimento della partita fin dall'inizio.
Lunghi, lunghissimi sono stati i dialoghi fra gli steward, spaesati ed impauriti, e gli uomini della procura federale. Steward messaggeri delle volontà di «Gennaro a' carogna»? Questa ricostruzione, e il conseguente via libera dei rappresentanti dell'ordine pubblico perché Hamsik si prestasse al faccia a faccia con l'ultrà, metterebbero la parola fine sull'esistenza, o meno, di una trattativa anche sul campo dell'Olimpico.
HAMSIK GENNY A CAROGNAIn questo caso si potrebbe persino dire che, più di una trattativa, è stata una resa alle richieste dei violenti. Il più probabile degli scenari, quindi, racconterebbe dell'intransigenza del padrone della curva partenopea nel voler avere sotto il settore il giocatore più rappresentativo del Napoli, altrimenti niente finale. Uno scenario che, nelle prossime ore, potrebbe mettere il primo punto fermo all'intera serata della follia e rimandare, poi, alle inchieste della magistratura le ricostruzioni avvenute intorno allo stadio.
Botti, fumo e paura. Prima, gli spari. Il patto fra le due tifoserie avvenuto nella pancia nobile dell'Olimpico è l'atto conclusivo di una volontà manifestata almeno mezz'ora prima dal capopopolo napoletano dalla balaustra della curva. C'è molta confusione attorno a «Gennaro 'a carogna», ma ci sono anche loro, gli steward e, soprattutto gli uomini del procuratore della Federcalcio Palazzi. E mentre le istituzioni si interrogano e le verità, anche le più diverse, continuano ad ingrossarsi, c'è un referto che riannoda il filo della notte e fa luce sui fatti e le parole che nessuno ha ancora ascoltato.
La giustizia sportiva, stavolta, arriverà prima di quella ordinaria. Una ricostruzione che permetterà al giudice del calcio di prendere i suoi provvedimenti, subito, dagli effetti immediati: se il San Paolo verrà chiuso, il Napoli terminerà la stagione senza pubblico quando, fra dieci giorni, gli azzurri affronteranno il Verona nell'ultima giornata di campionato. «Con i facinorosi non si tratta...», ha detto il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Con i facinorosi qualcuno ha parlato e non solo Hamsik, potrebbe raccontare il rapporto degli 007 della Figc.
Ancora poche ore e, forse già domani o giovedì, il giudice sportivo emetterà la propria sentenza che non potrà che far rumore, anche lontano dagli stadi italiani. Sotto la curva del Napoli c'è stato un capo che ha acceso o spento il suo popolo ad intermittenza. Lo ha fatto, in un verso o nell'altro, alla luce del sì o del no alle sue volontà.
2. A CAROGNA DOPO UN PO' PUZZA PRIMA TRATTANO, ORA LINEA DURA - LA PROCURA VALUTA SE INDAGARE DE TOMMASO
Enrico Fierro per ‘Il Fatto Quotidiano'
Il ministro Angelino Alfano è nel pallone. Con Genny ‘a carogna, assicura a mezzo stampa, non c'è stata nessuna trattativa. Ma il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, in qualche modo lo smentisce: "Con quel tipo abbiamo solo interloquito". E ancora di più è la Procura della Repubblica che rimette tutto in gioco e vuole capire il livello della interlocuzione, quale ruolo ha svolto il capo degli ultrà Gennaro De Tommaso, se ci sono state minacce, ricatti alle società sportive, oltraggi ai pubblici ufficiali presenti.
HAMSIK E GENNY A CAROGNALe telecamere sono state impietose e hanno registrato le immagini di responsabili delle società sportive e funzionari dell'ordine pubblico che trattavano col signor Genny ‘a carogna da potenza a potenza, come si fa nei teatri di guerra. Scene che non sono piaciute al capo dello Stato. "Nessuna trattativa con i facinorosi - ha detto Giorgio Napolitano -, quello visto fuori e dentro lo stadio Olimpico ha a che vedere con il peggio degli odi, della violenza e perfino della criminalità e bisogna trattarlo in modo diverso dal mondo del calcio".
Sulla tribuna vip c'erano il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il presidente del Senato Pietro Grasso, la Presidente dell'Antimafia Rosy Bindi. Nessuno di loro ha capito cosa stesse succedendo, i loro volti attoniti li abbiamo visti in tv durante quei lunghi 45 minuti in attesa di una decisione o, forse, dell'esito della trattativa.
intervistato da Repubblica, il prefetto Pecoraro afferma che lui la partita l'avrebbe fatta giocare "comunque". E allora a cosa è servito quell'interminabile rinvio? Sugli spalti c'erano almeno 50 mila tifosi lasciati in balia delle notizie trasmesse dai siti e dalle radio private. Benzina pronta a infiammarsi.
Alla fine, la soluzione si è trovata, ma solo dopo il lungo colloquio con Genny ‘a carogna fasciato in quella sua t-shirt nera e con lo slogan "Speziale libero". Libero l'ultrà del Catania condannato per l'uccisione dell'ispettore Filippo Raciti durante una giornata di follia calcistica del febbraio 2007. Nessuna autorità, né sportiva, né di polizia, gli ha impedito di esibire quella scritta che offende il sacrificio di un poliziotto. E così anche quella maglietta è diventata il simbolo della disfatta dello Stato su un campo di calcio.
HAMSIK GENNARO TRATTATIVA DELLA VALLE E MALAGO coppa italia foto di stasi gmtOra Angelino Alfano continua a negare ogni evidenza, si ricorda di essere anche ministro dell'Interno e fa la voce grossa. Minaccia il Daspo a vita per gli ultrà che si sono già resi responsabili di devastazioni, risse, invasioni di campo e altri reati da curva assatanata. Gli uffici del Viminale starebbero già studiando il dossier, le indiscrezioni parlano di una estensione delle misure anche alle manifestazioni non sportive.
Pugno duro negli stadi, ma anche nelle piazze infiammate dalla disperazione sociale, come chiede la parte più dura del sindacalismo di polizia. Sarà per queste prime indiscrezioni circolate che il ministro della Giustizia Andrea Orlando mostra cautela. "Voglio capire", si è limitato a dire (vago anche Renzi: "Ne discuteremo").
RENZI E MALAGO coppa italia foto di stasi gmtAngelino dovrà riferire in Parlamento, lo chiedono Fi, Sel, e MoVimento Cinque Stelle, e anche nel Pd ci sono diversi maldipancia per il sabato nero all'Olimpico. Ma il nodo vero è il Viminale. Alfano è un ministro part-time, diviso com'è dalla sua funzione di segretario del Ncd e dalla responsabilità di governo. Il ministero appare senza testa, come mai è stato nella storia della Repubblica.
HAMSIK E GENNY coppa italia foto di stasi gmtNeppure negli anni bui di Antonio Gava, ministro per due volte, neppure negli anni neri di Francesco Cossiga. Alfano è prima segretario, poi ministro. Ora deve pensare alla campagna elettorale e al raggiungimento del quorum, ne va della sopravvivenza del suo minuscolo partito. Ieri ha dovuto mettere il timbro su liste piene di impresentabili, soprattutto al Sud. Ma gli effetti di un ministro a mezzadria si vedono soprattutto sulla tenuta della Polizia. Mai c'era stato tanto malcontento nel corpo, e mai il Capo della Polizia era stato così contestato dagli agenti.
Alessandro Pansa, colmando anche i vuoti lasciati da Alfano, ha generosamente stigmatizzato gli applausi al congresso del Sap ai poliziotti condannati per la morte di Aldrovandi, e criticato duramente l'agente che a Roma calpestò una manifestante già bloccata a terra.
Prese di posizione che gli hanno procurato gli attacchi dei sindacati di destra. L'ultimo quello del Coisp: "Non c'è bisogno di lasciare la poltrona per non essere più riconosciuti". Spinte e malesseri profondi che rischiano di trasformarsi in vere e proprie voragini e che il ministro doppiolavorista non sa e non ha il tempo di governare.
COPPA ITALIA, INVASIONE DI CAMPOGENNY A CAROGNA E HAMSIK
COPPA ITALIA, SCONTRI