1 - UN RISCHIO DA NON CORRERE
Michele Serra per “la Repubblica”
MICHELE SERRA
C'è chi rischia la pelle per fare il reporter su un fronte di guerra. Molti giornalisti e fotografi (pagati sempre peggio, tra l'altro) lo fanno. Ma rischiare la propria incolumità per seguire una manifestazione No Vax, ha senso? Me lo sono chiesto dopo l'ennesimo pestaggio di una giornalista (Selvaggia Lucarelli: solidarietà a lei) aggredita da un energumeno in una piazza No Vax.
E non è una domanda retorica: è una domanda funzionale, riguarda lo scopo stesso dell'informazione, che è cercare di capire meglio la realtà, i problemi, i conflitti. La guerra si può raccontare. Il suo orribile farsi ha comunque una logica, ragioni economiche, religiose, ideologiche, politiche, tribali armano gli uomini.
SELVAGGIA LUCARELLI
Mettere a fuoco quelle ragioni serve a capire per quali cause migliaia di persone uccidono e muoiono. Se la guerra è uno dei motori della storia - e purtroppo lo è - bisogna guardarla in faccia.
Dunque scapicollarsi in Afghanistan, in Crimea, nel Corno d'Africa, nel Kurdistan, è un rischio che vale la pena correre. Ma andare al Circo Massimo per sentirsi sputare e insultare da alcuni ossessi, e poi colpire al volto da uno di costoro, a che serve? Le frasi urlate sono le stesse ripetute all'infinito sui social, la dittatura sanitaria e bla-bla, le sappiamo già a memoria, niente di utile, di nuovo, di specialmente efferato o specialmente demente può essere aggiunto.
SELVAGGIA LUCARELLI AL CIRCO MASSIMO TRA I NO VAX
Per cogliere che cosa muove nel profondo il fenomeno No Vax, e per dimostrare ascolto e rispetto ai suoi infelici attori, non servono giornalisti, servono psichiatri e psicologi. Un esercito di psichiatri e psicologi. Così almeno la dittatura sanitaria, tanto evocata, avrebbe una sua evidenza.
2 - LA NOTIZIA SONO IO
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Nel giornalismo ci sono le storie vere, ci sono le storie false e poi ci sono le storie a cui, personalmente, io non credo neanche quando sono vere. Selvaggia Lucarelli ha preso una testata da un No vax e può darsi che solidarizzare sia obbligatorio: nessuno mi impedirà di notare, però, che capitano tutte a lei.
SELVAGGIA LUCARELLI E FILIPPO FACCI
Non credo all'alibi che fosse irriconoscibile, dubito che non l'avessero notata dopo che si era messa a fare tremila domande. Non è una giornalista professionista e difetta di esperienza, ma nel provocare incidenti ha veri doni di natura.
Ma a interessarmi, ora, è la tendenza di certi colleghi a diventare una notizia non avendone trovate altre: nei contesti a rischio, un tempo, si inviavano cronisti strutturati che prendevano le botte come un incidente professionale, da nascondere, non da ostentare: oggi, se c'è un'aggressione senza conseguenze, magari con immagini - ci sono sempre - nelle redazioni brindano a champagne.
selvaggia lucarelli e filippo facci
Accade perché c'è un pubblico interessato tantopiù ai personaggi nazionalpopolari, lo so: ma ricordo il vecchio mestiere dove il miglior cronista era chi spariva dietro le sue cronache.
La Lucarelli, da sola, è andata a una manifestazione di quattromila invasati, ha cercato di intervistarli quasi tutti e forse non hanno riconosciuto tanto la sua faccia mascherata, ma le sue note (e percepibili) ansie di passare inosservata.