R. Dim. per “Il Messaggero”
kevin Joseph Farrell col papa
Il Papa attrezza la banca del Vaticano - l'Istituto per le opere di religione (Ior) - secondo la best practice di governance delle moderne società quotate e dà una stretta sui conti correnti. Francesco fa intendere che passa da qui la sua rivoluzione oltre Tevere.
Nelle more della riorganizzazione totale della Curia Romana, come previsto dalla Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium entrata in vigore tre giorni fa, il primo passo di Bergoglio riguarda proprio il settore più nel mirino, con il processo sul palazzo di Sloan Avenue di Londra, entrato ormai nel vivo.
Kevin Joseph Farrell
In parallelo la Santa Sede, però, è alle prese con i conti - del nuovo bilancio dello Ior che si è praticamente dimezzato, passando dai 36,4 milioni del 2020 ai 18,1 del 2021. E secondo i dettami della Costituzione Apostolica, viene istituito il comitato per gli Investimenti che deve «garantire la natura etica degli investimenti mobiliari della Santa Sede secondo la dottrina sociale della Chiesa e, nello stesso tempo, la loro redditività, adeguatezza e rischiosità».
Un organo di governance che, quindi, dovrà vigilare su acquisti e vendite del Vaticano, per evitare - di conseguenza - un nuovo caso Londra. Per questo, a capo del comitato, la Santa Sede ha nominato un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale statunitense Kevin Joseph Farrell, vescovo cattolico irlandese naturalizzato statunitense già prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ma soprattutto membro dell'Ufficio dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Kevin Joseph Farrell
Cioè della Apsa considerata la «banca centrale» vaticana e guidata dal vescovo Nunzio Galantino, nominato nel 2018 proprio da Francesco.
IL PROFILO INTERNAZIONALE
I membri del neonato comitato, che resteranno in carica cinque anni, sono «professionisti di alto profilo», come sottolineato nella stessa Costituzione Apostolica. Si tratta di profili internazionali - tutti uomini - legati al mondo della finanza provenienti da tutto il mondo: il britannico Jean Pierre Casey, fondatore e ad di RegHedge, azienda che utilizza l'intelligenza artificiale per ricavare dalle politiche governative informazioni significative per gli investimenti; il tedesco Giovanni Christian Michael Gay, ad di Union Investment Privatfonds GmbH e uno dei responsabili di Union Investment Group; lo svedese David Harris, gestore di portafoglio e partner di Skagen Funds, esperto di mercati azionari globali; John J. Zona (Usa), responsabile dell'ufficio investimenti del Boston College.
ior 2
Intanto ieri lo Ior ha pubblicato - per il 10° anno consecutivo - il bilancio, che segna un utile di 18,1 milioni.
Dati «in linea con le aspettative» ma che segnano un dimezzamento rispetto all'anno passato, quello della pandemia, dove gli utili erano stati di 36,4 milioni, anche in quel caso in calo rispetto al 2019.
All'epoca pesarono i mancati introiti derivanti dai Musei Vaticani chiusi per la pandemia. Il post-pandemia, riparte con il piede giusto per la Santa Sede che, nonostante l'impegno verso un modello di investimenti prudente, registra una curva dei profitti proiettata verso il basso. Dal rendiconto emerge che sono stati chiusi 400 conti «a seguito di controlli periodici sempre più frequenti e granulari», ha scritto il dg Gian Franco Mammì.