1.TANTE INCHIESTE BRUCIATE: COLPA DEGLI HACKER SPIONI
Valeria Pacelli per il “Fatto Quotidiano”
Angelino Alfano e il capo della polizia, Alessandro Pansa
Indagini, specie quelle sul terrorismo, bloccate o danneggiate. Sono i primi effetti dell’attacco informatico subìto dalla società con sede a Milano Hacking Team. È quanto rivela al Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir), il capo della polizia Alessandro Pansa. Con il capo della postale, i cui uffici utilizzavano dal 2004 il software creato dalla HT, Pansa ha spiegato quali sono le conseguenze di una serie di mail e altri documenti messi on line e resi pubblici da hacker ancora non identificati.
La notizia delle inchieste sul terrorismo bloccate in modo duraturo dopo la pubblicazione in rete del codice sorgente del software della Hacking Team, preoccupa ancora di più se si mette in relazione con il rischio attentati in Italia e a Roma. Circostanza questa sottolineata anche dal sindaco della capitale Ignazio Marino ieri in un’intervista al Corriere della Sera.
l alessandro pansa medium
MA IL CAPO della polizia Pansa ha spiegato al Copasir che c’è anche un altro problema. Ossia che non esiste sul mercato alcuna azienda italiana in grado di fornire un servizio simile a quello che la Hacking Team metteva a disposizione della polizia e delle altre forze dell’ordine. Il programma era usato non solo dalla postale. Ma anche da amministrazioni, Regioni, Comuni, Asl e altri enti pubblici. E anche questi uffici ad oggi si trovano con non poche difficoltà da affrontare, soprattutto per non aver ricevuto nessuna direttiva su cosa fare dal governo o più precisamente dal ministero dell’Interno, come ha documentato Il Fatto nei giorni scorsi.
SAVERIO CAPOLUPO
Il software dell’azienda però veniva usato anche per le indagini di altre forze dell’ordine: tra questi la Guardia di Finanza, i Carabinieri, come pure da alcune società esterne al ministero della Giustizia. Anche il guardasigilli Andrea Orlando infatti è stato convocato la settimana prossima dal Copasir, oltre ai comandanti generali dei Carabinieri, Tullio Del Sette e della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo.
2. G. E C., DUE 007 A CACCIA DELLE TALPE IN CONTATTO CON GLI STATI “CANAGLIA”
Antonio Massari per il “Fatto Quotidiano”
C’ è un punto che Governo e Copasir dovrebbero chiarire con urgenza. Riguarda il signor G, la Hacking Team, un ex dipendente dell'azienda e le organizzazioni terroristiche internazionali. Il signor “G” è un uomo dei servizi segreti italiani che dialoga spesso con il Ceo di Hacking Team, David Vincenzetti, il quale, nel novembre 2014 gli scrive: “Sono pronto a lavorare per voi, per il Paese, a fornire tutto quello che sono in grado di fornire per aumentare la vostra capacità d'intelligence. Forse siamo alla vigilia di un conflitto su larga scala, e mi riferisco alla minaccia russa. Non crede che possa esservi utile poter disporre di un team assolutamente fuori dalla norma per le vostre strategie? G., le chiedo gentilmente un incontro, quando e dove riterrà più opportuno. Vengo da solo. Possiamo fare molto per il Paese. Trovo grottesco che un'azienda finisca così, uccisa da burocrati che ignorano la situazione geopolitica attuale”.
DAVID VINCENZETTI - HACKING TEAM
QUANDO SCRIVE al signor “G.”, Vincenzetti spedisce le proprie lettere a un indirizzo privato che, stando ai documenti pubblicati su Wikileaks, corrisponde alla mail di Antonio Vitale, un generale che lavora per i Servizi alla presidenza del Consiglio. E spulciando tra le lettere inviate da Vincenzetti si scopre che è il signor G. a rivelargli un fatto inquietante: un ex collaboratore di Hacking Team sta lavorando con hacker stranieri che collaborano con organizzazioni terroristiche.
Il resoconto di Vincenzetti dimostra lo strettissimo legame tra la Hacking Team e l'Aise. Non soltanto per la rivelazione sull'ex collaboratore, ma anche sull'intenzione di salvare l'azienda che, nel 2014, rischia di uscire dal mercato per le restrizioni che il Mise ha intenzione di applicare alla sua politica commerciale con l’estero. Vincenzetti descrive la vicenda in ordine cronologico. Racconta che il 6 maggio 2014 è stato convocato da G. nella sede della Hacking Team per discutere della necessità che l'azienda rimanga italiana, e del suo personale.
HACKING TEAM
Dopo circa un'ora il signor G. lo informa delle “collaborazioni con hacker stranieri appartenenti a organizzazioni terroristiche” di un ex dipendente della Hacking Team. Poi il generale chiede informazioni su altri due dipendenti. “Chiedo aiuto al G, chiedo un suo intervento. Il G mi offre il suo aiuto. Il G chiede di parlare da solo, subito”, con uno dei dipendenti in questione. Ma l'uomo non c'è. L'incontro si terrà ugualmente, tra il dipendente e un altro uomo dei servizi, il signor “C” che – nelle mail utilizzate da Vincenzetti – corrisponde al colonnello Riccardo Russi.
IL SIGNOR C incontra il collaboratore da solo, per circa 75 minuti, e Vincenzetti annota che il dipendente esce dalla stanza “bianco in volto”. Il signor C incontrerà il dipendente anche due giorni dopo: Vincenzetti commenta che ha “letteralmente stanato” e “portato alla luce del sole” il loro vero “progetto” rendendo all'azienda “un servizio di impareggiabile valore”.
HACKING TEAM
In sostanza, in collaborazione con un dipendente interno, i due dimissionari –secondo la ricostruzione fatta da Vincenzetti – stavano costituendo un'azienda che avrebbe danneggiato la HT. Il 12 maggio un altro dipendente racconta a Vincenzetti di aver scoperto qualcosa in più: il progetto dell'azienda rivale è di commercializzare un “antidoto”ai software di HT, da vendere a paesi stranieri, in grado di offrire una protezione contro i Governi che usano la loro tecnologia.
Vincenzetti invia la sua testimonianza al signor C. Il 15 maggio informa i soci dell'azienda – senza fornire molti dettagli –delle sue “recenti attività con persone del Governo, con persone della PCM (presidenza del consiglio dei ministri, ndr)”. In sintesi è convinto di essere di fronte a un caso di “spionaggio industriale ” che danneggia non soltanto l'azienda, ma “il nostro Paese” e “tutti gli altri che impiegano la nostra tecnologia”. Teme i contatti dell'ex dipendente con gli “stati canaglia”del Medio Oriente.
da vinci hacking team
E nella mail rivela un ulteriore dettaglio. Il signor C gli ha fatto capire che uno degli ex dipendenti, nonostante abbia capito di essere “attenzionato” dalla Presidenza del Consiglio, non ha abbandonato il progetto, anzi, “i due (o i tre) hanno già cominciato a lavorare alla cosa e, con tutta probabilità, hanno già ricevuto del denaro”.
Hacking Team website
INFINE AMMETTE una verità devastante: la HT non è in grado di capire su quali “mecca - nismi interni”del loro software lavorerà l'antidoto dei concorrenti. “La nostra strategia difensiva – spiega – non può certamente essere considerata una soluzione di provata efficienza ”. Poche, inquietanti parole, che spiegano quale pericolo sia stato corso –ammesso che sia stato poi superato – da chi ha utilizzato la tecnologia della Hacking Team, a partire dalla polizia giudiziaria, passando per l’Aise, ben prima che qualcuno rubasse l'archivio di HT per metterlo in rete. Era il maggio 2014: il premier Matteo Renzi s’era insediato da pochi mesi, i servizi segreti erano al corrente della situazione e persino uno degli ex dipendenti sospettati aveva capito di “essere attenzionato”.