halloween
Alberto Mattioli per la Stampa
E diciamolo una buona volta: Halloween ha stufato. Non solo per le ragioni, pure buone, di chi cerca di conciare la festa per le feste. Perché è d' importazione e c' entra poco, anzi nulla con la nostra cultura (i tradizionalisti), perché è pagana e si sovrappone alla celebrazione dei defunti (i cattolici), perché è commerciale e, insomma, soltanto l' ennesima trovata per vendere qualcosa (i moralisti). Tutto vero, anche e soprattutto il business.
Per dire: negli Stati Uniti Halloween vale ogni anno 3 miliardi e 300 milioni di dollari solo per l' acquisto di costumi da maghetti, streghette, scheletri e così via. In Italia, Confesercenti parla di una spesa di 250 milioni, con una media di 26 euro a testa, anzi a zucca, in aumento specie per la fascia d' età fra i 18 e i 24 anni: festeggerà, pare, il 44% dei «gggiovani», mentre la percentuale scende al crescere dell' età. Ci sono anche degli interessanti effetti collaterali: Assosementi fa sapere che è in forte aumento la produzione nazionale di zucche (e dire che di quelle vuote non c' è mai stata penuria).
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Però la vera irritazione non nasce dall' uso di celebrare Halloween, ma dall' abuso che se ne fa. Da giorni non c' è mail che non pubblicizzi qualche offerta «da paura». La zucca è una delle emoticon più cliccate. Ristoranti, pub, bar e simili fanno a gara per celebrare l' evento. Non c' è concerto o party o discoteca che non esibisca sfumature horror. Non siamo ancora ai livelli natalizi, ma ormai quasi a quelli sanvalentiniani. La zucca può anche piacere (meglio se sotto forma di tortelli di, poi mantovani o cremonesi per noi pari sono), farne indigestione no.
Il punto è che se c' è un humour poco italiano è quello macabro. Forse per ancestrali scaramanzie, è raro che sia davvero divertente scherzare sulla morte, nemmeno per esorcizzarla. Sarà il nostro passato di Paese povero, ma lo scheletro evoca semmai remoti appetiti, o al massimo Piero Fassino.
ALBERTO MATTIOLI
La reazione di ogni brava grandmother nostrana, meglio se suditalica, alla vista del nipote travestito da radiografia sarebbe un preoccupato «stai sciupato a nonna» più che una sana risata. Certo, nella commedia all' italiana ci si fa beffe anche della morte (il micidiale scherzo al cimitero al vedovo Alessandro Haber da parte di un Adolfo Celi mai così sulfureo in «Amici miei atto II», per esempio), ma sempre con una sfumatura amara.
Non capita che i nostri cimiteri siano anche un luogo di aggregazione, non si vedono da noi i picnic fra le tombe che nordici e anglosassoni fanno senza che gli si blocchi l' appetito. Le nostre chiese barocche grondano sì scheletri, ma ammonitori: memento mori, e non c' è proprio nulla da ridere.
«II bel zaffiro dell' italico cïelo» (copyright di Vincenzo Monti) non si presta all' horror. La nostra letteratura è poco gotica e se talvolta nel melodramma il pulp fa ridere è per eccesso di grottesco, non d' ironia.
Insomma, più la si propaganda più la festa di Halloween suona artificiosa, appiccicaticcia, alla fine falsa. L' ennesima invasione della globalizzazione. Per questo non si vede l' ora che qualche ragazzino venga a suonare per chiedere dolcetto o scherzetto.
Glieli daremo tutti e due, dolcetto e scherzetto insieme: uno speciale pasticcino al Guttalax.
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