Estratto dell’articolo di Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
HAMAS
Avevano mappe, scorte di generi alimentari per giorni, lanciagranate, Ak-47. Era stato preparato un piano sofisticato per ingannare Israele, fare credere che il pericolo fosse a Nord, che in fondo a Gaza la situazione si stava normalizzando. L'assalto di Hamas del 7 ottobre è stato un successo nella logica criminale dell'organizzazione terroristica: ha lasciato sul terreno 1.300 morti israeliani in gran parte civili, ha consentito di prendere in ostaggio 239 persone (anche bambini) e mostrato la fragilità del sistema di sicurezza dello Stato ebraico considerato tra i migliori al mondo.
Ora emerge, però, che una parte del piano non è stata completata: doveva esserci una fase 2 per arrivare fino alla Cisgiordania e mettere così in difficoltà anche l'Autorità nazionale palestinese.
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Trucidare donne e bambini, incendiare le abitazioni e i kibbutz, ammazzare i giovani che partecipavano a una festa nel deserto o i braccianti agricoli thailandesi aveva un obiettivo preciso, che in parte è stato, quello sì, raggiunto: causare una reazione militare massiccia e rabbiosa di Israele, fare in modo che venisse versato molto sangue palestinese, come hanno detto apertamente, senza scrupoli morali, i vertici politici di Hamas (i leader che se ne stanno nel lusso degli hotel di Doha).
[…] oggi nelle piazze di tutto il mondo, anche in Occidente, incredibilmente nessuno parla più di un massacro terribile come quello del 7 ottobre, sembra essere stato rimosso dalle coscienze, ma si protesta solo contro la risposta militare di Israele. Anche a questo puntava Hamas.
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A ricostruire il grande piano è stata una lunga inchiesta del Washington Post, che ha sentito decine di esperti, funzionari e analisti di intelligence occidentali e mediorientali. Tutti concordano: Hamas e i suoi sostenitori ricorderanno il 7 ottobre come un successo. L'organizzazione terroristica voleva ritrovare un'attenzione internazionale che aveva perduto e c'è riuscita.
La preparazione è durata diversi anni, è consistita nell'acquisto di armi, nell'addestramento di migliaia di miliziani nella città sotterranea dei 500 chilometri di tunnel sotto Gaza, è stata studiata in gran parte dal leader militare di Hamas, Yehya Sinwar, a cui oggi l'esercito israeliano sta dando la caccia. Utilizzando anche tecnologie semplici, come droni a basso costo, sono state realizzate le mappe dell'area circostante la Striscia […]
assalto kibbutz hamas
Ma ancora più sofisticata è stata la strategia politica: negli ultimi due anni Hamas ha scelto un profilo basso, ha simulato di non cercare più lo scontro, convincendo Netanyahu a spostare forze militari e attenzione a Nord, in Cisgiordania.
Scrive il Washington Post citando Michael Milshtein, ex capo degli affari palestinesi nel dipartimento dell'intelligence militare: «Era un messaggio che gli israeliani volevano sentire: "Hamas non vuole più guerre".
Per rafforzare questa percezione di moderazione, gli scontri con Israele dopo il 2021 sono cessati. Il gruppo si è astenuto dall'intervenire in diverse occasioni quando il gruppo alleato della Jihad islamica ha lanciato razzi. Per molti in Israele si trattava di un'ulteriore prova del fatto che Hamas era cambiata e non cercava più un conflitto sanguinario. Alcuni report suggeriscono che i funzionari di Hamas abbiano addirittura passato informazioni sulla Jihad islamica agli israeliani per rafforzare l'impressione che stessero collaborando».
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Facendo passare il messaggio che ad Hamas interessasse il miglioramento delle infrastrutture e della qualità della vita a Gaza, i leader dell'organizzazione hanno ottenuto ricchi finanziamenti dall'Unione europea e anche Israele ha consentito al Qatar di consegnare 30 milioni di dollari al mese.
La qualità della vita a Gaza non è migliorata, la povertà è rimasta, intanto Hamas potenziava il suo arsenale e la rete dei tunnel, per organizzare l'attacco a sorpresa del 7 ottobre.
«Le distrazioni e gli stratagemmi hanno funzionato. A Gaza, a meno di 80 chilometri dalla Cisgiordania, l'armamento e l'addestramento delle squadre di assalto di Hamas sono stati in gran parte ignorati» osserva il Washington Post.
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Il 7 ottobre Hamas ha potuto lanciare 3.000 razzi e ordinare a migliaia di uomini «di infiltrarsi al confine, via terra, aria e mare. Hanno usato droni per accecare i sensori al confine e le postazioni di mitragliatrici automatizzate. Esplosivi e buldozer per aprire buchi nel muro perimetrale». Le squadre di assalto sono passate in 30 varchi differenti raggiungendo 22 città israeliane differenti dove hanno trucidato anziani, donne, bambini.
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