Michela Rovelli per www.corriere.it
SIMONE PILLON
Il Decreto Giustizia è stato approvato con la fiducia in via definitiva dalla Camera dei Deputati con 305 Sì e 232 No, dopo il voto positivo al Senato. Si tratta di un provvedimento che converte in legge alcune misure adottate nell’ambito delle intercettazioni e che determina il rientro in carcere dei boss mafiosi dopo le misure prese per l’emergenza coronavirus. Ma non solo. C’è una norma, nel testo, che rischia di portare a una profonda riflessione sulla libertà di Internet.
L’EMENDAMENTO PER LA PROTEZIONE DEI MINORI «DAI RISCHI DEL CYBERSPAZIO»
Si tratta di un emendamento, approvato e inserito dalla Lega come articolo 7 bis per volere del senatore Simone Pillon, che prevede che tutti i contenuti pornografici e violenti vengano bloccati in automatico su qualsiasi collegamento a Internet.
porno online
L’articolo titola «Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio» e dice: «I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto».
E ancora: «Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto». Significa che, secondo la norma, verrà attivato un blocco a qualsiasi contenuto pornografico in automatico su ogni collegamento Internet. Questa forma di controllo parentale potrà essere disattivata, ma solo su richiesta, da parte dell’utente che ha firmato il contratto. Che dunque dovrà per forza essere un adulto.
PARENTAL CONTROL
UNA NORMA APPLICABILE?
Si specifica poi che «Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche assicurano altresì adeguate forme di pubblicità di tali servizi in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate». Ma rimane il punto: alcuni contenuti online, secondo la norma approvata il 24 giugno, verranno bloccati in automatico. Un possibile precedente che genera molto scetticismo, soprattutto da parte degli esperti. Si tratta di una possibile censura e tentativi simili, all’estero, sono stati bloccati. Inoltre c’è il problema di definire effettivamente cosa sia un contenuto “inappropriato” nonché quello più tecnico di bloccare i contenuti criptati.
CHI È SIMONE PILLON
simone pillon
Le intenzioni dichiarate dall’autore di questo articolo, il senatore Simone Pillon, sarebbero legate alla protezione dei minori. Secondo lui il blocco di contenuti inappropriati non dovrebbe riguardare solo il porno ma anche tutti quei contenuti violenti e pericolosi che possono essere guardati con un clic anche da un bambino semplicemente accedendo a Internet dal computer di casa o dagli smartphone dei genitori.
Certo è che non è la prima volta che Pillon fa discutere con le sue posizioni semi-radicali riguardo alla famiglia. Avvocato cassazionista, attivo fin da giovane nel mondo cattolico, ex consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiare e tra gli organizzatori del Family Day, il senatore, conservatore soprattutto sul piano religioso, è noto per un disegno di legge - il ddl Pillon appunto - che avrebbe modificato le leggi su divorzio e affido condiviso dei minori. Da sempre contrario all’aborto, all’utero in affitto e alle famiglie omogenitoriali, ha scatenato proteste e sit-in.
VIDEO PORNO SUL TELEFONINO
Alle elezioni del 2018 è stato eletto al Senato insieme alla Lega e, tra l’altro, fu tra le persone che consigliarono a Salvini di indossare il rosario durante un comizio in piazza Duomo. Scatenato (di nuovo) critiche. Ora l’attacco ai contenuti online giudicati inappropriati, che genera non poche perplessità.
Lo difende il capogruppo della Lega a palazzo Madama Massimiliano Romeo: «Nessuna censura. Sarà semplicemente preinstallata su smartphone e tablet una app gratuita scelta tra quelle già diffuse, come ad esempio google family link o apple restrizione contenuti o l'italiana Davide.it. La password sarà consegnata al titolare del contratto che potrà bloccare, sbloccare o anche disinstallare il filtro secondo il proprio giudizio e in forma autonoma e riservata».
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IL PD: UN BLOCCO SOLO SU RICHIESTA
Il Pd si è detto sin da subito contrario all’emendamento, che ha però accettato di inserirlo nel testo perché i tempi erano stretti. Il decreto doveva essere approvato entro fine mese - il 29 giugno scadevano i termini di conversione della legge - e dunque non c’era tempo per altre modifiche. «Il controllo dei contenuti inappropriati sul web è tema delicato e che merita ogni necessario approfondimento.
SESSO E SEDUZIONE
Di certo non può essere liquidato con la soluzione capestro di affidare genericamente agli operatori telefonici il blocco automatico», ha detto la parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio. Che contesta in particolare il fatto che il blocco sia automatico, per tutti, e non su richiesta. Chiede poi che sia l’Autorità Garante delle Comunicazioni a «disporre, tramite proprio regolamento, le procedure e le specifiche tecniche che gli operatori dei servizi di comunicazione elettronica dovranno rispettare per l'implementazione dell'art. 7bis». Il governo ha comunque accolto un ordine del giorno presentata proprio dal Pd che chiede di tornare sulla questione e che il controllo parentale sia attivato solo se chiesto dal titolare del contratto.