Giulia Zonca per la Stampa
HIGUAIN
Non si può nemmeno essere semplicemente felici dopo una partita così. Ci vuole tempo e Gonzalo Higuain se lo prende per dare al risultato lo spazio che serve. Ed è tanto, un filtro tra le aspettative, le frustrazioni e il successo che non entra subito in circolo. È troppo importante per dare effetti immediati: «Lotto e lavoro, devo rimanere calmo e sereno. Da Monaco portiamo a casa una vittoria fondamentale».
Ci vuole una corsa solitaria oltre i cartelli pubblicitari dopo il primo gol, l' argentino taglia la pista di atletica, arriva sotto la curva e non basta ancora. Deve tornare piano e rimuginare con la testa che ciondola dietro agli echi di critiche difficili da smaltire.
Ed è necessario il raddoppio per arrivare al sorriso, per liberare la soddisfazione: per mandare finalmente baci privi di rancore. Senza più memoria di tutte le volte in cui ha sentito la frase: «Nelle gare decisive lui manca».
Trionfo del collettivo Il Pipita segna per la prima volta fuori casa in una fase a eliminazione diretta della Champions, ci ha messo 13 partite, una rincorsa che iniziava a lasciare scorie in circolo. Per la precisione in 24 sfide, gironi esclusi, aveva segnato due misere volte (contro il Galatasaray e il Cska) e ieri, in un colpo solo, ha raddoppiato la statistica.
HIGUAIN 1
Le reti che firma sono il trionfo del collettivo e la sintesi della classe: l' intuizione di Dybala, il tacco di Dani Alves prima, il ritmo di Dani Alves sempre e l' istinto predatore di Higuain che stavolta c' è nel momento in cui conta e in una semifinale di Coppa, territorio battezzato non suo.
Se lo è preso: «Mancavano i gol in questa competizione? Mi alleno per questo, anche se conta di più non prenderne e la nostra difesa è perfetta. Ora sotto con il derby, chiudiamo la pratica scudetto».
La sua media non scherza, trentuno gol alla prima stagione con la Juve, soldi ben spesi, novanta milioni già tornati nelle casse, con queste semifinali per l' esattezza sono 96, monetizzati e incassati pronti per i prossimi investimenti di mercato mentre Higuain si gode il sapore della Champions League.
L' abbraccio a Supergigi Nel corto circuito della notte francese, proprio mentre Marine Le Pen alza la posta nel dibattito per le presidenziali e scandisce acida l' anatema contro Macron: «Tu sei la Francia che si sottomette all' Europa», l' Europa calcistica scivola lontano, fuori dalla portata della nuova generazione di talenti bleus trafitti da Higuain. Loro sono giovani, veloci, irriverenti e caotici, lui è un attaccante esperto che viaggia verso i 30 e resta concentrato sull' obbiettivo: buttare la palla in rete. E non buttare le energie.
Ronaldo dice che «il gol è naturale», riduttivo, però esistono punte che hanno una confidenza con il pallone, un senso del possesso da non sprecare. Higuain non è su ogni palla, è su quelle giuste però. Ne tocca 29 contro il Monaco, decisamente molto meno di quelle gestite da Mbappé solo i che i due gol sono suoi. E tra il primo e il secondo a stento si vede eppure non sparisce.
DANI ALVES
Certo lui non deve battere Buffon e forse proprio per questo è il primo che abbraccia quando tutto finisce e il piacere, potente, inizia a farsi sentire. Ma felice è ancora troppo semplice: «Contento? Non rende l' idea. Io sono di più, sono strafelice». All' ennesima potenza.
DANI ALVES