Antonio Riello per Dagospia
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La Tate Modern di Londra negli ultimi tempi sembra aver perso un po’ di visitatori e forse anche un po’ del prestigio di cui a lungo ha goduto. La stringente adesione ai canoni piu’ radicali del “politically correct” ne sta erodendo l’indipendenza e il ruolo. Finisce inesorabilmente per scontentare il pubblico piu’ conservatore e, nel contempo, non riesce a soddisfare le frange piu’ radicale dell’ideologia “impegnata”:
quella ambientalista arrabbiata - gli “estinzionisti” - e quella che vuole ribaltare da capo a piedi la Storia Britannica, la cosiddetta “Cancel Culture”. La cui idea di fondo e’ descrivere il Regno Unito come una associazione di feroci predoni razzisti che nel corso dei secoli hanno solamente sfruttato la schiavitu’ e le popolazioni coloniali (e forse-forse un pochettino di ragione questa fazione potrebbe anche averla…)
HILMA AF KLINT & PIET MONDRIAN e’ una mostra (con circa 250 opere) che abbina due esperienze artistiche coeve, ma la cui parabola creativa, seppure piena di cose in comune, e’ destinata a divergere. E’ stata curata da una piccola armata di curatori: Frances Morris, Nabila Abdel Nabi, Briony Fer, Laura Stamps, Amrita Dhallu e Genevieve Barton.
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La Natura, nelle sue molteplici accezioni, e’ la principale chiave interpretativa data da questi curatori per collegare i due autori. Gli stessi esperti evocano anche l’idea (parecchio vintage) dell’Etere, una specie di sostanza indefinita, immateriale e trasparente che avrebbe dovuto riempire lo spazio fisico secondo le conoscenze scientifiche in voga prima di Einstein. Spazzata via dal lessico scientifico ai primi del XX Secolo.
Hilma af Klint (1862-1944) e’ stata una artista Svedese che solo saltuariamente ha lasciato il suo paese e che durante la vita, a parte una piccola mostra a Londra nel 1928, non ha avuto ne’ particolari riconoscimenti professionali ne’ tantomeno un vero e proprio mercato per le proprie opere. Rispetto alle vicende delle Avanguardie Storiche ha svolto un ruolo assolutamente periferico. E’ stata a lungo legata ad un gruppo di donne, il “gruppo delle 5”, che faceva capo alla Societa’ Edelweiss. Stiamo parlando di ambienti esoterici e in particolare della “Teosofia”, ovvero di una “setta spirituale” che ha tanto affascinato le élite Europee negli anni tra le due Guerre. E in particolare molti creativi come Wassily Kandinsky, i Nabis e anche lo stesso Piet Mondrian.
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Curiosamente, per alcuni aspetti, questo clima culturale sembra anticipare certi atteggiamenti dei “complottisti” di questo secolo. Hilma spese diversi anni a realizzare delle opere che avrebbero dovuto decorate “il Tempio”. Di quale Tempio si tratti non si e’ mai veramente capito. Qualcuno ipotizza si riferisse al Goetheanum a Dornach (che era il tempio della Societa’ Antroposofica fondata da Rudolf Steiner). Ma non vi sono certezze in proposito. Comunque sia tutta la sua produzione e’ stata fortemente votata ad atmosfere che oggi potremmo definire “New Age”.
Una serie di grandi disegni e’ dedicata al cigno, animale che Helena Petrovna Blavatsky (il grande guru della Teosofia) teneva in gran conto. Acquerelli, inchiostri e tempere su carta sono la sua tecnica preferita per cercare di catturare le vibrazioni segrete del Mondo. La ricerca dei misteri di una dimensioni invisibile guida costantemente le sue fatiche.
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Muove il pennello per creare geometrie simboliche che paiono ambientate in una mirabolante e immaginaria Shangri-La. Molto intriganti sono soprattutto i suoi taccuini pieni di disegni e appunti visionari. I suoi dipinti di fiori e vegetali, indubbiamente molto belli, per vari aspetti ricordano e anticipano (di poco) la ricerca di Paul Klee. Inoltre precede con formidabile intuito la sensibilita’ cromatica di Sonia Terk Delaunay e di altri Fauve. Ma sembra incapace di elaborare un linguaggio al di fuori del guscio esoterico che l’avvolge e che finisce per essere anche il suo ingombrante (ed invalicabile) limite.
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Piet Mondrian (1872-1944) invece e’ uno degli adorati padri nobili dell’Avanguardia. Nasce a Amersfoort in Olanda. Inizia come pittore di Natura e di paesaggi, attingendo ad una solida tradizione dei Paesi Bassi. Moltissimi straordinari disegni e schizzi sui fiori sono fortunatamente in questa mostra. Geometria e misticismo gli sono in qualche modo congeniali (come per Hilma af Klint). Un suo trittico del 1911, “Evoluzione”, lo dimostra con una certo impatto. Ma inizia presto un rigoroso percorso che lo fara’ diventare (a pari grado con Kazimir Malevich) l’astrattista per eccellenza.
La mostra esplica con chiarezza il passaggio dal figurativo all’astratto: in tre quadri, tutti raffiguranti lo stesso albero e realizzati a Parigi dopo aver visto le opere dei Cubisti, c’e’ la chiave del fenomeno Mondrian. Il pittore nel tempo sviluppa uno stile inconfondibile di astrazione geometrica fatto di linee nere con campiture colorate (solo rosse, bianche, blu e gialle). Il quadro “Composition with Grid 3: Lozenge Composition with Grey Lines” del 1918 (che non vendera’ mai) ne e’ uno dei primi esempi.
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Fonda il movimento del Neo-Plasticismo (una storia che parla Olandese ma che verra’ apprezzata da tutto il Mondo). Tantissimi dei quadri nelle sale della Tate vengono dal Mauritshuis, il Museo dell’Aia che ne ha la piu’ grande collezione. In mostra si puo’ vedere un magnifico modello del suo studio di New York, citta’ dove si era spostato fin dal 1938 e dove morira’. Mondian alla fine sapra’ comunque creare uno degli standard visivi piu’ acclamati dell’Arte Contemporanea per il diletto (e la fortuna) dei bookshop di tutti i musei del mondo (che spesso hanno sconfinato in uno sfruttamento commerciale piuttosto banalotto e poco rispettoso della raffinatissima intelligenza dell’artista).
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La mostra e’ molto ben allestita e merita senz’altro una visita. Mondrian vede pacificamente confermata la sua illustre fama, Hilma af Klint rappresenta, si potrebbe dire, una interessante curiosita’.
HILMA AF KLINT & PIET MONDRIAN
FORMS OF LIFE
TATE MODERN
Bankside, Londra SE1 9TG
Fino al 3 Settembre
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