Alberto Mattioli per la Stampa
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SempreVerdi. Davvero lui pianse e amò per tutti, e non solo per gli italiani.
Resta l' operista più rappresentato, primo nell' hit parade mondiale e anche con distacco: 16.265 recite nelle ultime cinque stagioni, dal 2011/12 al 2015/16. Il secondo, Mozart, si ferma a 11.876, superando di un' incollatura Puccini, bronzo a quota 11.494.
Se poi si considerano i singoli titoli, anche qui Verdi fa tutti neri con La t raviata , l' opera che si dà in assoluto di più: 4.190 recite in 869 allestimenti. In pratica, al mondo negli ultimi cinque anni ogni giorno sono morte due Violette virgola 29. Però lo scarto con la seconda, Die Zauberflöte , e la terza, Carmen , non è abissale: il singspiel di Mozart si ferma a 3.310 recite, l' opéra-comique di Bizet a 3.280. E per trovare un altro Verdi nella top ten bisogna scendere al decimo posto, Rigoletto , 2.285 recite.
ANNE NETREBKO
Chi dà i numeri è il sito www.operabase.com, motore di ricerca cliccatissimo perché in grado di fornire per ogni data o combinazione di date quel che si rappresenta in tutti i teatri del mondo, oltre a ogni altra possibile informazione melodrammatica. Il tutto in 24 lingue, comprese il bulgaro, l' estone o il maltese.
ANNA NETREBKO
Se poi chi ama l' opera ama anche le statistiche, il divertimento è assicurato con una sezione ad hoc, appena aggiornata al 15/16.
Qui si fanno scoperte interessantissime. Prendete i compositori. Dopo i primi tre, e primi con distacco, ce ne sono altrettanti sulle 4-5 mila recite in un lustro, cioè Rossini (5.070), Wagner (4.456) e il grande sottovalutato, Donizetti (4.393). A seguire Bizet con 3.719, quasi tutte Carmen , Johann Strauss con 2.934, Cajkovskij con 2.541 e l' altro Strauss, Richard, con 2.302.
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Gli italiani continuano a predominare: nei primi dieci, sono quattro, cinque se consideriamo anche Mozart, visto che delle sue sette opere maggiori cinque sono in italiano. Il Novecento se la passa meno male di quanto si potrebbe temere. Il primo in classifica ad aver rappresentato opere nel XX secolo è appunto Richard Strauss, decimo; il primo nato nel Novecento, Britten, è sedicesimo. A proposito: bene lui e Janacek, diciassettesimo, più rappresentati di Bellini o di Massenet o di Gounod.
Operabase fa notare le prime quaranta posizioni sono tutte occupate da DWEMs, Death White European Males, musicisti maschi, europei, bianchi e morti. In effetti, per trovare il primo vivente in classifica, Philip Glass, bisogna scendere alla 41ª posizione; per la prima donna, Elisabeth Naske, alla 108ª.
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Curiosità: Leoncavallo, praticamente con i soli Pagliacci , batte Mascagni 1.037 a 824, quindi evidentemente il dittico Cav & Pag , un tempo inscindibile, viene sempre più spezzato. Il barocco continua a tirare e attirare: Händel è dodicesimo, Purcell 28°, Monteverdi 30°.
Fin qui, chi e cosa. Quanto al dove, la Germania si conferma il Paese dei balocchi dell' operoinomane. Nella scorsa stagione, su circa 25 mila recite 6.795 si sono fatte lì, quattro volte più che negli Stati Uniti, secondi a 1.657, e in Russia, terza a 1.490.
L' Italia è dignitosamente quarta con 1.393 alzate di sipario, ma precipita al 17° posto come numero di spettacoli per milione di abitanti - 23,1 - in una classifica dominata da Austria (139,2), Svizzera (83,7) e Germania (83,1). Insomma passi il Brennero e l' opera esplode. All' ultimo posto, il Libano: due spettacoli in tutto.
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E le città? Sul podio Mosca, Vienna e Berlino, rispettivamente 582, 535 e 527 recite nell' ultima stagione. Per trovare la prima italiana bisogna inabissarsi fino alla 22ª posizione: è Venezia con 139, a conferma dell' ottimo lavoro fatto dalla Fenice. Milano, quindi la Scala, è a quota 109, 36ª in classifica, superata anche da Roma, 30ª con 116. Torino si piazza al 70° posto, dopo Tel Aviv e prima di Duisburg.
Ultima considerazione: a differenza di quel che si crede in Italia, l' opera non è affatto in crisi (semmai è in crisi qui, ma solo perché è gestita malissimo). Anzi, a conferma che nella contemporaneità non solo sopravvive ma vive pure bene, non è mai stata così global.
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