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    "HO LASCIATO CADERE IL BAMBINO. POI SONO ANDATO A MANGIARE LA PIZZA" – LA CONFESSIONE DI MARIANO CANNIO, IL COLLABORATORE DOMESTICO FERMATO PER LA MORTE DEL PICCOLO SAMUELE: “HO UDITO DELLE URLA PROVENIRE DAL BASSO E MI SONO SPAVENTATO CONSAPEVOLE DI ESSERE LA CAUSA DI QUELLO CHE STAVA ACCADENDO” – IL GIP HA EMESSO UN’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE PER OMICIDIO VOLONTARIO, MA NON CREDE CHE L’INDAGATO ABBIA DETTO TUTTA LA VERITÀ…


     
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    Fulvio Bufi per "www.corriere.it"

     

    MARIANO CANNIO MARIANO CANNIO

    «L’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone. Con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo. Sono fuggito e sono andato a mangiare una pizza».

     

    Quando Mariano Cannio ha confessato con queste parole di essere il responsabile della morte del piccolo Samuele (il bambino di quasi quattro anni precipitato venerdì dal terzo piano del palazzo dove abitava al Rione Sanità), i poliziotti della squadra mobile di Napoli, che certo di storie terribili ne hanno viste tante, sono rimasti attoniti. Un omicidio senza movente e con l’assassino che poi fugge fino alla pizzeria più vicina, è difficile da accettare e pure da credere. E infatti il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli Valentina Gallo, che ieri ha convalidato il fermo e ha emesso nei confronti di Cannio una ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario, non crede che l’indagato abbia detto tutta la verità.

     

    SAMUELE GARGIULO SAMUELE GARGIULO

    «Il movente del gesto, di estrema gravità, non può dirsi, allo stato, pienamente accertato», scrive nel provvedimento. Davanti a lei Cannio si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma il magistrato ha potuto basarsi su quanto l’uomo ha dichiarato venerdì sera alla polizia, e su quello che ha detto poco dopo, interrogato dal pubblico ministero e con l’assistenza di un difensore d’ufficio.

     

    La ricostruzione è quasi identica, ma spuntano due elementi in più: un capogiro e uno spuntino pomeridiano. «Ho preso Samuele in braccio perché con una sedia è salito vicino alla cucina», fa mettere a verbale Mariano Cannio. E aggiunge: «Dopo poco sono uscito fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e in prossimità della ringhiera ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto.

     

    SAMUELE GARGIULO SAMUELE GARGIULO

    A questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto. L’ho fatto perché in quel momento ho avuto un capogiro. Dopo non mi sono affacciato perché ho avuto paura. Sono scappato e mi sono diretto nel vicino Rione Sanità dove ho mangiato una pizza. Avevo infatti una fame nervosa scaturita dalla paura». Dopo la pizza «sono tornato a casa e mi sono messo sul letto a riposare. Dopo un poco sono sceso di nuovo e ho raggiunto un bar dove ho bevuto un cappuccino e mangiato un cornetto».

    LA MORTE DI SAMUELE GARGIULO LA MORTE DI SAMUELE GARGIULO

     

    All’udienza di convalida l’avvocato che assiste Cannio ha depositato una serie di certificati medici che attestano le cure psichiatriche ricevute negli ultimi anni dal suo cliente presso un centro pubblico di igiene mentale. Sulla base anche di questa documentazione, oltre che dell’atteggiamento di Cannio e di una sua dichiarazione in cui sostiene di essere affetto da schizofrenia, il gip ha disposto che sia recluso «nella apposita sezione speciale per infermi e minorati psichici» del carcere di Poggioreale.

    SAMUELE GARGIULO SAMUELE GARGIULO SAMUELE GARGIULO SAMUELE GARGIULO

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