Estratto dell’articolo di Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
MARTA FASCINA SILVIO BERLUSCONI
«Ce la farai, ce la faremo», sono le frasi che negli ultimi cinque giorni Marta Fascina ha pronunciato di più rivolgendosi a Silvio Berlusconi. E nessuno, forse, saprà mai se il Cavaliere ci avesse creduto, per l'ennesima volta, tanto al miracolo che all'incitamento; o se l'umore nero per una condizione fisica che faticava a recuperare non avesse avuto in realtà avuto la meglio, oltre che dentro il suo corpo, anche tra i suoi pensieri. La disperazione «per aver perso l'amore della mia vita», consegnata in pochissime parole alle voci amiche fuori dall'universo berlusconiano che hanno avuto la possibilità di sentirla durante le ore drammatiche della giornata di ieri, dicono poco o nulla della ragazza di trentatré anni a cui il destino ha consegnato, comunque vada, un posto nella storia.
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silvio berlusconi marta fascina
Gli ultimi mesi Quanto grande sarà il posto nella storia lo diranno i prossimi giorni, le prossime settimane, i prossimi mesi. Gli ultimi, di mesi, hanno raccontato l'ascesa di Fascina, lo strettissimo legame instaurato con la famiglia Berlusconi, la fiducia di Marina e poi anche quella di Pier Silvio, ripagata con la scelta di chiudersi al San Raffaele senza mai abbandonare il Cavaliere, neanche per mezza giornata, a costo di ricevere dentro l'ospedale tutto quello che avrebbe potuto fare fuori, compreso parrucchiere ed estetista.
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«La mia passione è la politica. E io sono nata col mito di Berlusconi», ha ripetuto talmente tante volte a chi cercava di decrittare i codici di una donna misteriosa, dosando in privato quelle parole che in pubblico non ha mai pronunciato (in Italia, forse, è il più famoso essere umano tra quelli di cui non si conosce la voce) e rivendicando «con grande orgoglio tutti i comizi di Berlusconi che ho seguito da sempre», in molti casi prendendo un pullman da Portici (provincia di Napoli) e macinando chilometri con una compagnia di giro che era più o meno sempre la stessa.
silvio berlusconi bacia marta fascina durante il discorso di giorgia meloni
Nella compagnia c'era anche Tullio Ferrante, amico di studi e di partito, oggi nella delegazione forzista del governo Meloni; che con altre nuove leve, come il coordinatore della Lombardia Alessandro Sorte e il numero uno degli juniores azzurri Stefano Benigni, rappresenta quelli che in tanti hanno raccontato come «la corrente Fascina», l'ultima nidiata del berlusconismo, quelli che le telefonate con Arcore — fino alla settimana scorsa — le hanno fatte e ricevute, quelli del «datemi i nomi per le liste delle Europee», quelli del «preparatemi le cose in vista del vertice coi ministeri», l'ultima incompiuta in un'agenda che si è chiuso per sempre, inizialmente programmato per sabato scorso e poi rinviato a una data che il calendario degli umani non contempla più. «Non sono in guerra con nessuno, non faccio guerre con nessuno», ha spiegato nell'ultima settimana Fascina, dando voce alla volontà di Berlusconi, quella di sottrarre Forza Italia ai venti di conflitto permanente che hanno attraversato il partito negli ultimi anni. A lei il Cavaliere aveva spiegato che sì, il cambio di organigramma, le modifiche, i coordinatori nazionali, ma «senza più liti, chi perde il posto dovrà prima averne un altro».
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