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    “HO PERSO TUTTO, MA SONO SALVO” – IL RACCONTO DELL'ODONTOTECNICO DIVENTATO SIMBOLO DEL NUBIFRAGIO DI VERONA, RIPRESO CON L’ACQUA ALLA GOLA MENTRE CERCA DI FARSI STRADA CON LE BRACCIA IN ALTO CERCANDO UN APPIGLIO: “IL NUBIFRAGIO HA DIVELTO LA PORTA E LA FINESTRA DEL MIO LABORATORIO, COSÌ MI SONO TROVATO DAVANTI A UN MURO DI ACQUA E GHIACCIO. SONO RIMASTO FERMO MEZZ'ORA, POI CE L'HO FATTA AD USCIRE, MA…” - VIDEO


     
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    Da "www.leggo.it"

     

    daniele iattarelli, nubifragio verona 5 daniele iattarelli, nubifragio verona 5

    «Il nubifragio ha divelto la porta e la finestra del mio laboratorio, così mi sono trovato davanti a un muro di acqua e ghiaccio. Sono rimasto fermo mezz'ora, poi si sono rotte le finestre vicine e ce l'ho fatta ad uscire, qualcuno mi ha aiutato tirandomi su». Se l'è vista davvero brutta Daniele Iattarelli, il giovane odontotecnico diventato il simbolo del disastro a Verona, quando un 'uragano' di vento e grandine in brevissimo tempo ha sconvolto la città, sommergendo d'acqua ogni strada e piazza.

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    È lui l'uomo ripreso in un video mentre con l'acqua ormai al collo cerca di mettersi in salvo, in un fiume di fango e grandine, allungando le braccia verso l'alto per cercare un appiglio a cui tenersi, vicino a Ponte Pietra. Immagini, riprese da alcuni ragazzi in auto, su un piano strada più alto rispetto a dov'era l'uomo, che hanno fatto il giro del mondo grazie ai social.

     

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     «Sono riuscito a scavalcare una finestra rotta ed avvicinarmi alla porta - racconta l'odontotecnico -, ma l'acqua mi aveva raggiunto alla gola. Avevo molta paura». «Però sono riuscito a raggiungere le scalette che portano al Lungadige, che si trova ad un livello più alto della via del mio laboratorio. Alcuni signori mi hanno aiutato anche a cambiarmi ed eccomi qua: tanto spavento, ma sono salvo. Però ho perso tutto». 

     

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    «I danni sono devastanti devo buttare via ogni cosa, 12 anni di sacrifici e di investimenti» spiega l'uomo tra tra le lacrime. Per un'incredibile coincidenza, a poca distanza da dove si trova il suo laboratorio una targa ricorda il livello raggiunto dall'Adige il 17 ottobre del 1882, quando il fiume seminò morte e distruzione nella Verona di fine XIX secolo. Una tragedia che cambiò radicalmente il volto della città, portando alla costruzione dei grandi argini nei quali ora l'Adige scorre più sicuro.

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