Stefano Semeraro per la Stampa
SHARAPOVA
AAA Storie dal gran finale in rosa cercasi. E soprattutto sperasi. Il karma del tennis femminile al momento, diciamocelo, non è brillantissimo. Angelique Kerber si è rivelata una n. 1 troppo fragile - tanto che lunedì sarà risorpassata da Serena Williams, che pure non gioca dagli Australian Open e pensa soprattutto a provarsi bikini e abiti da sposa -, le damigelle d' onore non entusiasmano.
Così tocca affidarsi ai Grandi Ritorni della primavera-estate: quello attesissimo di Maria Sharapova, la prossima settimana a Stoccarda, e quello di Petra Kvitova, risanata dopo l' accoltellamento del rapinatore che nello scorso dicembre l' ha costretta ad operarsi a una mano, al Roland Garros o più probabilmente a Wimbledon.
La rentrée di Masha, che proprio oggi compie 30 anni, si è rivelata prevedibilmente divisiva. Con l' eccezione della vecchia rivale Kuznetsova, dell' ex moroso Dimitrov, di Djokovic e Nadal, quasi tutti i colleghi le hanno soffiato contro, criticando i tornei di Stoccarda, Madrid e Roma che hanno deciso di offrirle una wild card invece di costringerla alle qualificazioni (visto che non ha più classifica).
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Una tassa che invece le toccherà a Parigi, perché il neo-presidente della federazione francese Giudicelli considera «un cattivo esempio» agevolare un' ex dopata. «Ho scontato la mia pena, perché accanirsi tanto?», si è chiesta la diva raccontando a «Le Parisien» come ha trascorso l' ultimo anno e mezzo.
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Finalmente in campo «Per i primi 5-6 sei mesi avevo l' impressione di vedere solo gli avvocati. È stato difficile, perché non ho tanta pazienza. Il mio coach poi voleva che mi tenessi in forma così mi ha mandato una di quelle bilance che misurano la massa grassa: ogni mattina ci salivo sopra, mi facevo una foto e gliela spedivo».
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Maria è tornata anche a scuola, frequentando da coscienziosa businesswoman alcuni stage organizzati dalla Nike, dalla Nba e da una agenzia di pubblicità a Londra. «Nel 2008 quando mi operai alla spalla avevo paura che la mia carriera fosse finita, stavolta rimanere lontana dai campi mi ha fatto capire che la mia vita dopo il tennis non sarà male». Gli sponsor, quasi tutti, le sono rimasti vicini.
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La gente, in fondo, l' ha perdonata. «Riparto dal basso, anche con le wild card dovrò faticare per risalire. A Stoccarda fa comodo avere il mio nome in cartellone, considerato che sono una testimonial Porsche? Sì, ma come Madrid e Roma avrebbe avuto successo lo stesso; se mi hanno invitato è perché mi stimano. Io mi considero un' artista, il campo è il mio palcoscenico, ora voglio solo tornare a essere una campionessa».
Ambizione condivisa dalla Kvitova. Dopo l' aggressione la situazione era parsa grave, sul suo profilo Instagram la mancina ceca, due volte campionessa a Wimbledon, ha voluto tranquillizzare tutti: «Il mio nome è nell' entry list di Parigi, proverò a esserci anche se non è sicuro. La strada è lunga, ma ho fatto grandi progressi. Ci vediamo presto». Comunque vada, ragazze, ci siete mancate.
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