Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera"
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Un arresto per droga senza fondamento le ha stroncato la carriera da modella. Greta Gila, ungherese, oggi ha 24 anni e chiede allo Stato italiano 100 mila euro di risarcimento.
Quanto tempo ha passato in carcere?
«Settantaquattro giorni. Dal marzo al giugno 2019, più sei mesi con obbligo di firma prima dell'archiviazione».
Da Miss a presunta narcotrafficante fino al pieno proscioglimento, come si può riassumere?
«Nel 2018, a 20 anni, ho vinto la corona di Miss Turismo in Ungheria. Poi, per la rinuncia di una concorrente, ho partecipato a un concorso in Cina, arrivando in finale. Mi hanno chiamato per dei servizi fotografici e mi sono trasferita a Londra. Qui un'agenzia mi ha scritturato per un servizio da fare a Tokyo: 1.500 euro più volo e alloggio. Ero a inizio carriera e ho accettato».
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Perché specifica il cachet?
«Perché quando mi hanno arrestata l'hanno giudicato inverosimile, come se fosse una prova contro di me».
Una prova per cosa?
«Delle mie bugie che però non lo erano. Per andare in Giappone ho fatto scalo a Roma dove ho incontrato un manager di questa agenzia, a cena in un albergo a Fiumicino. Mi aveva detto che ci avrebbe raggiunti una costumista per provare alcuni abiti ma a un certo punto l'ho visto nervoso, ha detto di avviarmi in camera e se n'è andato. Erano ancora le 8 di sera».
E la costumista?
«Ha bussato questa donna mai vista prima assieme ad alcuni uomini. Mi hanno preso il telefono, hanno cominciato a fare domande. Pensavo a un sequestro ma erano i finanzieri».
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La donna aveva quasi 11 chili di cocaina, l'avevano seguita fin dalla dogana...
«Sì, ma non ne sapevo niente, ero al telefono con mia mamma...».
La prima cosa che ha fatto in carcere?
«Ho chiesto di poter chiamare i miei per cercare da lì un avvocato che parlasse ungherese. L'hanno trovato in Massimiliano Scaringella, mi ha salvato».
In che modo?
«Mi ha ascoltato e creduto. Si è accorto di alcuni errori nelle indagini e li ha fatti notare agli investigatori. Intanto mi ha fatto scarcerare».
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Con obbligo di firma settimanale.
«La difficoltà è stata trovare una casa in affitto a Roma per avere un domicilio. Ho anche cominciato a lavorare. Parlo diverse lingue: prima in un pub, poi in un negozio di moda. Il mio aspetto mi ha di certo aiutato. Anche in carcere».
Che esperienza è stata?
«Dura ma piena di solidarietà. Sono stati tutti gentili, mi chiamavano "signorina"».
Fino alla richiesta di archiviazione del pm di Civitavecchia, Roberto Sabelli.
«Ha avuto l'onestà di leggere i fatti senza preconcetti. Non so a quanti altri è capitato in situazioni analoghe».
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Cosa l'ha tenuta a galla?
«Forse il non essermi persa d'animo, aver mantenuto il sangue freddo e aver sempre creduto di venirne fuori».
Che cosa le è rimasto?
«Ho smesso di fare la modella per il trauma. Associo l'aereo alla paura di essere arrestata e fatico a fidarmi. Sono tornata in Ungheria e seguo la mia passione per la pittura. Magari è questa la mia strada».
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