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    “HO TENTATO DI FERMALI E FUGGIRE, MA LORO CONTINUAVANO A FILMARE” – IL RACCONTO DELLA STUDENTESSA DI 21 ANNI CHE HA DENUNCIATO PER STUPRO MANOLO PORTANOVA, 21ENNE CALCIATORE DEL GENOA, E ALTRI DUE RAGAZZI – LA VIOLENZA SAREBBE AVVENUTA IN UN APPARTAMENTO DI SIENA: LA RAGAZZA PENSAVA DI INIZIARE UNA RELAZIONE CON IL CALCIATORE E HA ACCETTATO DI PASSARE LA NOTTE CON LUI – MA DOPO DIECI MINUTI IN STANZA HA VISTO…


     
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    Marco Gasperetti per il "Corriere della Sera"

     

    MANOLO PORTANOVA MANOLO PORTANOVA

    I video e le fotografie nascosti, forse, nella memoria di due o tre smartphone. Potrebbe arrivare mercoledì dalla loro analisi la verità sul presunto stupro denunciato da una studentessa universitaria di 21 anni. L'inchiesta ha portato all'arresto di tre giovani: Manolo Portanova, 21 anni, calciatore del Genoa e della Nazionale Under 20, Alessio Langella, 23 anni, zio di Manolo e Alessandro Cappiello, 24. Un 17enne invece è stato denunciato a piede libero alla Procura dei Minori di Firenze. La ragazza ha raccontato che i suoi presunti violentatori hanno scattato foto e video mentre lei cercava di difendersi.

     

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    Gli indagati hanno fornito una versione opposta dicendo che non c'è stata alcuna violenza e che la studentessa era consenziente. Ed è per questo che mercoledì in Procura a Siena ci sarà un incidente probatorio, accertamento irripetibile che potrebbe cristallizzare le eventuali prove sui telefonini dei presunti violentatori. Solo allora si saprà se i filmati esistono e se possono chiarire cosa è successo la notte del 30 maggio in un appartamento a due passi da Piazza del Campo.

     

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    Tutti vogliono vederle quelle immagini. L'accusa perché è certa che lo stupro ci sia stato, la difesa degli indagati perché convinta che quel rapporto sia stato consenziente. «C'erano molte persone e nessuno ha confermato le violenze denunciate - spiega Duccio Panti, uno dei legali dei giovani sotto accusa -. Se ci sono filmati li valuteremo, ma già adesso ci sono testimonianze diverse».

     

    Agli atti dell'inchiesta ci sono infatti elementi contrastanti. Come un messaggio vocale inviato dalla ragazza a un cugino in cui avrebbe detto: «Ho partecipato a un'orgia». Anche la presunta vittima avrebbe chiesto al suo avvocato, Jacopo Meini, di visionare le immagini. «Ho visto i miei violentatori scattare foto e video - ha raccontato -. Me li sono trovati davanti, in tre. Ho tentato di fermarli, ho cercato di fuggire ma mi hanno immobilizzata e hanno continuato a scattare foto. Vedevo i flash dei telefonini».

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    Un particolare che viene confermato anche nella misura cautelare nei confronti di Portanova, Langella e Cappiello. I presunti responsabili avrebbero agito con premeditazione con una «definitiva insensibilità verso la ragazza» dimostrata dalla «gratuità degli atti di violenza sessuale e l'animalesco bagaglio di strumenti a disposizione», ovvero i telefonini con i quali avrebbero fotografano e filmato la scena. Agli investigatori la ragazza ha detto di aver sognato di poter cominciare una storia con Manolo Portanova.

     

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    «Ci eravamo conosciuti da tre settimane, quel ragazzo mi piaceva tantissimo - ha raccontato -: mi stavo innamorando e avevo deciso di passare una notte con lui». È il 30 maggio. La studentessa trascorre il pomeriggio e la sera in un locale del centro storico di Siena. Poi l'invito di Portanova in un appartamento a due passi da Piazza del Campo. Lei acconsente, spera nell'inizio di un amore. Ricorda che, dopo una decina di minuti, la porta della camera si apre lentamente.

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    Uno spiraglio di luce tenue, altre persone entrano nella stanza. Presenze che sente sempre più vicine e minacciose. Quando il presunto stupro finisce la ragazza racconta tutto a una sua amica. Pare addirittura che prima delle violenze la studentessa abbia inviato all'amica un messaggio: «Mi stanno molestando, aiutami».

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