Estratto dell'articolo di Simona Antonucci per il Messaggero
rossini opera festival Adelaide di Borgogna
Amanti intrepide, regine, madri, che sfidano sovrani, genitori e morale, ma anche signore armate, condottiere e imperatrici in ruoli maschili affidati a voci femminili, in un gioco di specchi (uomo-donna, donna-donna) che regala un posto da protagoniste assolute alle cantanti del Rossini Opera Festival. E un argomento da chiacchiere balneari: “Ho visto lei che bacia lui, Che bacia lei”, in un corto circuito tra lirica e il tormentone Mon Amour di Annalisa, tra esigenze del libretto (ruoli en travesti) e pruderie (“ma che lunghi quegli abbracci, sembravano veri”).
E ieri, con il terzo titolo, “Adelaide di Borgogna”, il colpo di scena e di Cupido che ha chiuso il cerchio dei debutti e dei travestimenti.
La regia del francese Arnaud Bernard, costruita sul gioco “teatro nel teatro”, con matrimoni che saltano e amori omosessuali che esplodono durante le prove di una compagnia scalcagnata stile serie tv “Boris”, ha destrutturato il complicatissimo intreccio del libretto, immaginando un happy ending a sorpresa con le due protagoniste, libere da corazze (e convenzioni), capelli finalmente al vento, che convolano a nozze gay.
rossini opera festival Adelaide di Borgogna
Applausi anche per l’ultimo spettacolo (sono tutti in replica fino al 23 agosto) di un cartellone che declina il lavoro registico nelle più diverse sfaccettature, dal teatro installazione artistica (di Stefano Poda in “Eduardo e Cristina”), alla lettura sociale di Mario Martone (Oriente e Occidente, imperatori e popoli oppressi) in “Aureliano in Palmira”, fino al gioco di illusione tra realtà e finzione di Adelaide: un caleidoscopio di fantasia che silenzia ogni polemica legata alla possibilità di rileggere, oggi, capolavori del passato.
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