Elvira Naselli per “la Repubblica”
standing desk
Immaginate di abbandonare la vostra scrivania e di cominciare a lavorare in piedi. Avendo, come la stragrande maggioranza degli impiegati scandinavi, un bel tavolo regolabile elettricamente in altezza che consente di lavorare seduti e in piedi. Magari senza scarpe o restando in equilibrio su una piccola pedana mobile.
O ancora camminando, come su un tapis roulant, mentre rispondete ad una mail o leggete un documento. Fantascienza? Mica tanto, negli Stati Uniti è il nuovo mantra. A Google, a Facebook, negli incubatori del nuovo della Silicon Valley, e, da ottobre anche al la Casa Bianca si lavora alla “standing desk”.
E persino la scuola, americana si intende, si converte. A cominciare dai bambini più piccoli, con tavoli che consentono di stare seduti, in piedi e persino in ginocchio. Con risultati apprezzabili, almeno in termini di attenzione.
standing desk ruota
Una moda, o un efficace sistema contro la sedentarietà? Che star fermi a lungo, soprattutto seduti, non faccia bene è del tutto evidente. E i danni non risparmiano quasi nulla: dalla colonna vertebrale al cuore, passando per pancreas, microcircolo e colon.
Indipendentemente dalla posizione che si assume, anche se è ovvio che è meglio sedersi correttamente. Tra ufficio, pasti e televisione serale c’è poco da stare allegri: ad almeno cinque ore al giorno – stima per difetto – ci si arriva con estrema facilità.
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L’unico antidoto è muoversi: alzarsi per prendere un caffè, per bere un bicchiere d’acqua, scendere e salire a piedi anziché con l’ascensore, andare a trovare un collega nel corridoio vicino, persino gironzolare attorno alla scrivania in punta di piedi.
E questo, banalmente, perché, come ricorda Furio Colivicchi, direttore della Cardiologia del San Filippo Neri di Roma «siamo esseri viventi concepiti per muoversi nei grandi spazi e se non lo facciamo ne paghiamo il prezzo ».
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Nell’apparato cardiovascolare poi, ancora più che in altri, la sedentarietà innesca due meccanismi: uno di aggiustamento e uno di adattamento. Il primo è temporaneo: quando ci sediamo il battito cardiaco rallenta, le vene sono più o meno compresse.
Appena ci rialziamo, però, tutto torna a posto. «Se sto seduto dieci ore – continua Colivicchi – questi aggiustamenti invece diventano adattamenti, perché star seduti diventa attività prevalente. E l’adattamento – in questo caso – è negativo.
Ma può anche essere positivo: se faccio una rampa di scale di corsa mi viene l’affanno e il battito cardiaco aumenta, ma se la faccio dieci volte al giorno l’organismo si adatta ».
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Ovviamente gli adattamenti legati allo star seduti, e in genere alla sedentarietà, sono sfavorevoli e quindi si verificano rallentamenti dei processi metabolici, con aumento dell’insulinoresistenza, poiché i muscoli non utilizzati non bruciano zuccheri.
Inoltre si ha una involuzione della massa muscolare, soprattutto degli arti inferiori, sia come volume che come tonicità. E non crediate che occorrano necessariamente dieci ore di sedie e divani per sortire effetti negativi.
«Già due ore di immobilità sono molte – premette Gianfranco Fraschini, primario dell’ Ortopedia all’Ospedale San Raffaele di Milano – e per questo si consiglia a chi ha problemi di schiena di muoversi e cambiare posizione abbastanza spesso. Ovviamente chi è in sovrappeso e ha una muscolatura non adeguata rischia di più: per mantenere la colonna vertebrale in assetto – infatti – occorre un giusto equilibrio sia della muscolatura della zona dorsale e femorale che degli addominali, della zona anteriore della coscia e dei flessori. La tonicità muscolare è fondamentale ».
standing desk con tapis roulant
E per raggiungerla – o ripristinarla – non c’è altra strada che muoversi, passeggiare a passo veloce, correre, nuotare, andare in palestra, qualunque cosa si riesca a fare.
Al lavoro è importante la posizione che si tiene alla scrivania.
«La sedia dovrebbe poter inclinare verso il basso la seduta - continua Fraschini - in modo che il bacino possa ruotare in avanti, ripristinando la normale lordosi. Inoltre dovrebbe essere regolabile in altezza e non avere i braccioli. La seggiola migliore non è comoda, ci deve costringere ad assumere posizioni che ci spingono a muoverci: l’ideale sarebbe stare seduti su una grande palla ». Ideale ma poco realizzabile.
obama standing
Muoversi poco aumenta il rischio di diabete, obesità anche tumore. Una metanalisi, pubblicata qualche mese fa su Journal of the National Cancer Institute, collega l’inattività ad un rischio maggiore di sviluppare un tumore utilizzando i dati di 43 studi che coinvolgevano oltre 4 milioni di persone, con indagini sul tempo in cui si stava seduti per lavoro o per attività ricreative e l’incidenza di tumori.
Paragonando i comportamenti più sedentari a quelli che lo erano meno, lo studio ha individuato un più alto rischio di tumore al colon, all’endometrio e al polmone. Rischio che, per ogni due ore passate alla sedia, si accresceva dell’8 per cento per il cancro al colon e del 10 per quello all’endometrio.
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Inoltre guardare a lungo la televisione mostrava la relazione più stringente con il cancro al colon, probabilmente anche per una peggiore qualità del cibo consumato.
Inoltre maggiore sedentarietà si collega spesso a sovrappeso e obesità, con un accumulo di fattori di rischio.
Tanto che una metanalisi di qualche anno fa su oltre 3 milioni e mezzo di persone aveva mostrato un’associazione tra quanto si sta seduti e un maggiore rischio di morte per tutte le cause. Già, ma dopo quanto tempo aumenta il rischio di ammalarsi? È la domanda cui tenteranno di rispondere Stati Uniti e Gran Bretagna, che hanno già linee guida contro la sedentarietà dei propri cittadini, ma adesso vogliono offrire numeri. E chissà che non spaventino tanto da alzarsi per una passeggiata.
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