Villa Ludovisi nel Seicento
Villa Ludovisi era tra le più grandi e importanti nella città: 247 mila metri quadrati sorti nel Seicento dalla fontana del Tritone a Villa Borghese, piena di verde e arte. Un viale allineava 80 statue, e da giovane, Antonio Canova le andava a copiare. Di 339 antichità, lo Stato ne rileva 104, ora a Palazzo Altemps. Il più ricco d'Italia, il principe Boncompagni Ludovisi, la lottizza e trasforma in un intero quartiere dal 1886.
Già un suo avo aveva mostrato di essere alquanto disinteressato all'arte e alla cultura: per ringraziare il re spagnolo Filippo IV del permesso di acquistare dagli Altieri (ma a caro prezzo) il feudo di Piombino, ricco di miniere, gli regala il «Baccanale degli Andrii» di Tiziano, rapinato da Ferrara dal cardinal legato Pietro Aldobrandini, ed ormai al Prado di Madrid.
Grand Hotel Flora nel 1907
Facciamola breve: un fulcro del nuovo quartiere è via Veneto (anzi, Vittorio Veneto); e quasi cent'anni fa, nel 1905, lì sorse il Grand hotel Flora, oggi un Marriott già del napoletano Naldi.
L'INIZIO Ma su quel lotto di terreno, ancora sgombro di costruzioni, posano gli occhi i Borghese. Tre anni prima, avevano ceduto la loro Villa allo Stato per sei milioni e mezzo di lire, e in quell'angolo già Ludovisi, e urbanizzato dalla Generale Immobiliare (la stessa che, tra molto d'altro, nel 1963 edificherà l'Hilton a Monte Mario), volevano creare il loro nuovo «buen retiro»: dall'altra parte delle Mura Aureliane, vicino a quello che avevano ormai venduto; del resto, dalle finestre c'erano gli stessi alberi e viali. Ma ormai, erano in crisi finanziaria: mancavano i fondi. Il terreno passa così a un tedesco di cognome Krumgel (allora, a Roma, i capitali esteri erano ingenti), e un architetto dei più noti costruisce la Pensione Flora.
30 claudia schiffer in via veneto 1994 ph barillari
UNA STIRPE È Andrea Busiri Vici (1818 - 1911): il primo di una genealogia di progettisti che continua ancora oggi. Per quasi un secolo, lavora per i Doria; suoi, tra molto altro, il palazzo della Dataria vicino al Quirinale; l'arco trionfale all'entrata di Villa Pamphilj; e anche il carcere di Civitavecchia. Al Flora, «si respira un profumo che non si trova in altro luogo», scrive Paul Valery; per la poetessa Ada Negri, era «la mia casa romana».
1 via veneto di notte roma, anni sessanta ph barillari
Intanto, però, in zona sorgono altri grandi alberghi. Come, due isolati più in basso, l'Excelsior: quasi coevo, nato nel 1906 con i danari del barone svizzero Alphons von Pfyffer, opera di Emil Vogt e Otto Maraini, e inaugurato da Giolitti, il capo del governo (oggi, nella cupola, ha una suite di 1.100 metri quadrati); molto tempo dopo, nella suite 127, Licio Gelli inizierà gli adepti della sua loggia P2, e oggi è un Westin. Ma più vicino alla stazione Termini c'era già, da dieci anni, il Grand Hotel, ora St. Regis; e in via del Corso, dal 1837, il Plaza.
via veneto
BOMBE E FULGORE Quando il Flora era ancora pensione (solo nel dopoguerra diverrà Grand hotel), vive però anche una buia parentesi: gli occupanti nazisti di Roma v'insediano i loro comandi militari. E il 10 dicembre 1943, i partigiani dei Gap, diretti da Antonello Trombadori e con Maria Teresa Regard, Franco Calamandrei e Ernesto Borghesi, scagliano una bomba contro la facciata.
E l'8 ottobre 1981, un ordigno sotto il letto della stanza 320 uccide un ospite, chiamato Habbas Zithouni; ma in realtà, Majed Abu Sharar, alto dirigente palestinese: dalla guerra, alle spie. Il palestinese Abu Ali Sereya lancerà altre due bombe, nel 1985, davanti al Café de Paris: 99 feriti tra i turisti.
via veneto grand hotel excelsior
Ormai, tramontava però il periodo del massimo fulgore: già esaurita la Dolce vita. E rimaneva solo un ricordo quando al Flora scendevano Richard Burton e Liz Taylor; vi si sedevano Ruggero Mastroianni e Alberto Moravia; Joan Crawford stava nella suite all'ultimo piano, e Federico Fellini, giurano, vi trascorreva pomeriggi interi.
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Era stato accolto qui anche Paul Getty, allora il più ricco al mondo: forse, c'erano deilavori in corso nella Posta Vecchia vicina al castello Odescalchi di Palo, che ha costituito, per anni, il suo «buen retiro».
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