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    I 39 MIGRANTI MORTI TRA LE FIAMME NEL CARCERE DI CIUDAD JUAREZ, IN MESSICO, SONO STATI LASCIATI BRUCIARE – PER PROTESTARE CONTRO IL LORO RIMPATRIO, LE PERSONE CATTURATE DALLA POLIZIA, HANNO APPICCATO L’INCENDIO NEL CENTRO DI DETENZIONE - ORA È SPUNTATO FUORI IL VIDEO DELLE TELECAMERE DI SICUREZZA CHE MOSTRA LE DUE GUARDIE SCAPPARE A GAMBE LEVATE SENZA APRIRE LE PORTE DELLA PRIGIONE, LASCIANDO I DISPERATI TRA LE FIAMME – IL VIDEO CHE INCHIODA GLI AGENTI


     
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    Estratto dell’articolo di Loredana Lipperini per “la Stampa”

     

    le guardie lasciano bruciare i migranti a ciudad juarez 3 le guardie lasciano bruciare i migranti a ciudad juarez 3

    […] Dietro le sbarre, e sempre dietro le sbarre intravediamo persone. Dall'altra parte, liberi, due uomini, uno immobile, l'altro smanetta sul telefonino, esce. Le fiamme si alzano. C'è una figura prigioniera che si avvicina. Fumo. Non altro. Dietro le sbarre, muoiono bruciati in 39.

     

    Siamo al centro di detenzione per migranti di Ciudad Juárez. I 39 sono arsi vivi perché, a quanto pare, era stato loro detto che sarebbero stati rimpatriati e avevano dato vita a una protesta finita malissimo. Ma gli agenti se ne sono andati, semplicemente. Non sappiamo perché. Quello che sappiamo è che persone che cercavano una vita migliore sono morte, come ne muoiono continuamente. […]

    le guardie lasciano bruciare i migranti a ciudad juarez 1 le guardie lasciano bruciare i migranti a ciudad juarez 1

     

    Davanti all'indifferenza, all'insipienza, al vuoto cosmico che alberga evidentemente in tantissime anime di questo mondo. E per un perverso disegno è avvenuto a Ciudad Juárez. La città dei femminicidi. La città delle cinquemila (pare) ragazze che lavoravano nelle fabbriche e che vennero uccise negli anni Novanta da non si sa chi.

     

     

    migranti morti a ciudad juarez migranti morti a ciudad juarez

    La città dannata di cui parlò Roberto Bolaño in 2666, ne "La parte dei delitti". La città dove arrivò un giornalista, Sergio Gonzalez, per scrivere la cronaca di quelle morti. Ne nacque un reportage, Ossa nel deserto, a cui 2666 si ispirò. […]

     

    Noi guardiamo, dagli schermi dei nostri computer e dei nostri telefoni, sapendo che, sì, è la nostra maledizione e il nostro specchio che stiamo guardando. Non sentiamo le urla, perché nel video che facciamo ripassare non c'è l'audio. […]

     

    Ci chiediamo perché, ci chiediamo, sgomenti, come sia possibile. Ci diciamo che tutte le vite sono uguali e sappiamo, perché a questo punto dovremmo aver capito, che per molti non è così, che ci sono vite che valgono poco, vite davanti alle quali si può esitare. Non restare a guardare e basta, magari ridendo, quello no, quello è troppo. Ma già quell'esitazione è troppo, perché fa capire che in certi casi, casi di persone che sono considerate di minor valore, esitare va bene, esitare, addirittura, assolve. […]

     

     

     

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