pham thi tra my
- GB: TIR DELLA MORTE, GIOVANE VIETNAMITA PAGÒ 34 MILA EURO
(ANSA) - Avrebbe pagato 30mila sterline (circa 34mila euro) la giovane vietnamita morta soffocata insieme ad altri 38 migranti in un tir nel sud dell'Inghilterra. E' quanto hanno raccontato i genitori della vittima a cui la ragazza aveva inviato un ultimo sms prima di morire, riferisce la Cnn. Le autorità britanniche stanno lavorando insieme ai colleghi vietnamiti per identificare i morti, che in un primo momento si pensava fossero tutte cinesi, ma non hanno ancora confermato la loro nazionalità.
Parlando alla Cnn, i genitori della ragazza hanno raccontato dell'ultimo straziante messaggio, affermando che la figlia doveva sapere che stava per morire quando lo ha inviato. "Ho perso mia figlia e i soldi", ha detto il padre, Pham Van Thin, affermando che i trafficanti gli dissero che non sapevano ancora con quali mezzi sarebbero partiti per la Gran Bretagna. "Mi garantirono che avrebbero preso una rotta sicura", ha aggiunto. La giovane è giunta in Inghilterra passando prima per la Cina e poi la Francia, ma prima di perdere i contatti con la famiglia che ne ha poi denunciato la scomparsa.
pham thi tra my il padre
- GB:TIR DELLA MORTE,POTREBBERO ESSERE 20 I VIETNAMITI A BORDO
(ANSA-AP) - Sarebbero venti i vietnamiti di cui le famiglie hanno denunciato la scomparsa, temendo che possano essere tra i 39 morti nel container frigorifero del camion giunto nel sud dell'Inghilterra, a Purfleet, dal Belgio. Un rappresentate della VietHome, un'organizzazione della comunità vietnamita nel Regno Unito, ha affermato di aver inviato alle autorità britanniche le foto di 20 persone che risultano scomparse. In un primo momento, gli inquirenti hanno detto che le vittime erano tutte cinesi, ma ora ammettono che la vicenda "è ancora in via di sviluppo".
pham thi tra my gli ultimi messaggi ai genitori
E proseguono oggi gli interrogatori dei 4 arrestati, tra cui l'autista del tir. Oltre alla giovane vietnamita di 26 anni che ha inviato uno straziante messaggio di addio ai genitori prima di morire soffocata nel camion, il padre di un altro ragazzo fa sapere dal Vietnam che anche suo figlio potrebbe essere tra i 39 morti. La famiglia non ha sua notizie da una settimana, da quando il giovane disse loro che si sarebbe unito ad un gruppo di persone che da Parigi avrebbe tentato di arrivare in Gran Bretagna.
- LE TRIADI CINESI DIETRO LE MORTI IN INGHILTERRA
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Enrico Fierro per ''il Fatto Quotidiano''
Trentuno uomini e otto donne le vittime trovate dentro il Tir in Essex, vittime della tratta di esseri umani gestita dalla potentissima mafia cinese.
L' Europa è la meta dei trafficanti di carne umana con base nella Repubblica popolare. Una mafia fortissima, per gli investigatori italiani la più potente tra le organizzazioni che si occupano di immigrazione illegale, ma anche la più difficile da individuare.
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Le difficoltà a indagare su questa rete sono enormi, a cominciare dalla lingua: il cinese è composto da un insieme di più di cento dialetti e varianti. Per continuare con la caratteristica principale delle comunità cinesi insediate sul territorio europeo, che è quella di gruppi chiusi, impermeabili alle influenze esterne, e dominati da una inviolabile omertà.
Nei vari rapporti della Dia (Direzione investigativa antimafia) e della Dna (Procura nazionale antimafia), si legge che alla base del potere dei clan mafiosi cinesi c' è l' immigrazione illegale. Un business sul quale le organizzazioni lucrano due volte: sul viaggio (che comprende l' arrivo nel luogo di destinazione e la fornitura di passaporti falsi e permessi di lavoro), e sull' impiego dei clandestini nella lunga catena del tessile, della ristorazione e della prostituzione. Ed è proprio sul traffico dei passaporti, falsi o "riciclati", che si sono concentrate una serie di inchieste fatte in Italia.
pham thi tra my la sua casa in vietnam
Destò scalpore, attacchi e proteste da parte delle autorità cinesi, il capitolo del libro Gomorra che Roberto Saviano dedicò al traffico di carne umana made in China. Quella scena del porto di Napoli e di decine di corpi "che uscivano dai container, uomini e donne. Morti. Erano i cinesi che non muoiono mai", costò irrisioni e attacchi alla scrittore napoletano. Eppure, qualche anno dopo, fu un pentito di camorra del clan Mazzarella, Alfonso, cugino del boss Franco, non a caso chiamato a dogana, a svelare il mistero. Il clan aveva il monopolio del business del rimpatrio delle salme (o delle ceneri) dei cinesi morti in Italia, 1.000 euro per ogni cadavere scomparso, perché per i vertici dell' organizzazione mafiosa cinese i documenti del morto erano oro.
"Venivano utilizzati per qualcun altro", fa mettere a verbale il pentito.
il tir con 39 corpi nell'essex 2
In una inchiesta della Procura di Milano, invece, si traccia il quadro del "riciclaggio" dei passaporti. Avveniva durante l' Expo, quando per ottenere un visto come visitatore, occorreva un passaporto e una carta di credito. Documenti regolari che l' organizzazione rastrellava per poi venderli (prezzo dai 5 ai 7.000 euro) a immigrati che volevano raggiungere in modo illegale l' Italia. Una volta utilizzato, il passaporto veniva rispedito in Cina al legittimo intestatario, la carta di credito strappata, e il cinese "irregolare" avviato al lavoro in uno dei laboratori tessili clandestini o in un ristorante.
il tir con 39 corpi nell'essex
Per l' alloggio provvedevano i terminali milanesi dell' organizzazione, mettendo a disposizione un "dapò", minuscoli appartamenti di due vani dove venivano stipati fino a 20 persone. Ma questa è la parte "privilegiata" dell' immigrazione clandestina cinese in Italia e in Europa.
Chi lascia le regioni povere dello Zhejiang e del Fujian, si affida a estenuanti viaggi della speranza attraverso Asia, Russia, Paesi dell' Est europeo. Sono uomini e donne costretti a pagare prezzi altissimi (intorno ai 15 mila euro) che impegnano loro stessi e i familiari rimasti in Cina, per viaggiare stipati in camion e container. Il loro destino è di finire nelle cucine di uno dei tanti ristoranti cinesi disseminati nelle nostre città, nei laboratori del falso nel Napoletano e nelle fabbriche tessili del Macrolotto di Prato.
Schiavi che vivono letteralmente incatenati alle macchine, il laboratorio è la loro vita, lì dormono e mangiano, quella è la loro casa. Spesso la loro tomba, come accadde a Prato nel 2013, dove sette cittadini cinesi morirono carbonizzati in una fabbrica in fiamme.
Nessuna ribellione, neppure delle ragazze ridotte a schiave sessuali nei tanti "centri massaggi", l' omertà è forte e tanta la paura dei "draghi".
La mafia cinese che ormai ha messo radici profonde in Europa e in Italia.
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Una mafia in continua evoluzione, sottolinea l' Antimafia nei suoi rapporti, presente nel campo dell' immigrazione clandestina e dello sfruttamento della manodopera, leader nell' industria del falso e con un suo spazio nel traffico di droghe sintetiche, lo shaboo, un metanfetaminico potentissimo.