Dario Pappalardo per “la Repubblica”
leonardo da vinci
Il Codice da Vinci, stavolta, non è il bestseller di Dan Brown. Ma il thriller in cui si è infilata l' Italia in vista del cinquecentenario della morte di Leonardo (1519-2019). Più che un mystery, un pasticciaccio senza una chiara regia, tra dichiarazioni di protezionismo culturale, iniziative lasciate ai singoli direttori dei musei e una "guerra fredda" con il Louvre di Parigi.
Ma andiamo con ordine. 27 settembre 2017: nelle dichiarazioni congiunte al termine del vertice bilaterale di Lione tra Italia e Francia, si legge, tra l' altro, che «i due Stati auspicano avviare un partenariato sui prestiti di opere previste per le grandi mostre che avranno luogo nel 2019 al Louvre su Leonardo e nel 2020 alle Scuderie del Quirinale su Raffaello». Queste le parole sottoscritte dal presidente francese Macron e dall' allora premier Gentiloni.
ultima cena leonardo da vinci
In quell' occasione, si "auspica" una collaborazione tra i due stati. In particolare, secondo quanto viene reso noto ora dal ministero dei Beni culturali, il Louvre chiede all' Italia tutte le opere di Leonardo di cui è in possesso, esclusa la fragilissima Adorazione dei Magi, appena restaurata. Lo scopo è la grande esposizione in programma dal 24 ottobre 2019 al 24 febbraio 2020 nella Hall Napoléon del museo più visitato del pianeta. In cambio, nei mesi successivi, arriverebbero alcuni Raffaello per festeggiare l' altro maestro del Rinascimento (1520-2020), stavolta a Roma.
lucia borgonzoni (3)
Un anno e un governo (italiano) dopo, il fair play non regge più. Lucia Borgonzoni, sottosegretaria leghista ai Beni culturali con delega alle celebrazioni leonardesche vuole rivedere i "patti" con la Francia e salvaguardare l' italianità di Leonardo. «Intendiamoci, non è una polemica nazionalista - chiarisce - anzi, la Francia ha fatto bene a chiedere tutte le opere che crede. Ma il punto è: perché dobbiamo rinunciare al Leonardo pittore? Il governo precedente aveva invitato i direttori dei musei a non intralciare il programma del Louvre con le nostre celebrazioni.
Non si potevano concordare due mostre in tempi diversi, sia a Roma che a Parigi? E poi: il Louvre non ci ha ancora detto quali Raffaello è disposto a dare in cambio. Si parla solo di quelli trasportabili: è troppo generico».
macron gentiloni
Dall' entourage dell' ex ministro Franceschini fanno sapere che non è mai stato chiesto ai musei italiani di non celebrare Leonardo per lasciare tutto lo spazio a Parigi. A complicare le cose c' è un dato storico oggettivo: il genio del Rinascimento è sì italiano, ma ha lasciato proprio alla Francia, che lo aveva accolto come premier peintre di Francesco I, almeno sei dei suoi capolavori fondamentali (i dipinti certi sono appena una quindicina sparsi nel mondo): la Gioconda, la Vergine delle rocce, la Belle Ferronière, la Sant' Anna, il San Giovanni Battista e il Bacco.
staccare la gioconda
Tutti documentati in territorio francese quando Leonardo è ancora in vita: che li abbia rubati Napoleone è una fake news molto diffusa. E pazienza se l' Italia, intanto, ha un cartellone di celebrazioni leonardesche tutt' ora in progress, senza un progetto scientifico forte: il rischio è che ci si debba accontentare di eventi più micro che macro. «I progetti, in realtà, sono già 80 - precisa la sottosegretaria Borgonzoni -. Non li abbiamo ancora presentati, ma a metà mese saranno lanciati con un sito web. È ovvio che, visti i tempi, una grandissima mostra non riusciremo più a farla, ma ci stiamo lavorando».
LEONARDO DA VINCI - SALVADOR MUNDI
Un accordo ben definito tra ministero dei Beni culturali italiano e Louvre, in realtà, non c' è mai stato: in compenso ci sono centinaia di mail. Ogni museo ha ricevuto la sua richiesta di prestito e i singoli direttori hanno dato risposta, inviandola al Mibac che deve comunque dare l' ultimo ok per il viaggio all' estero. «Non c' è nessun accordo, infatti - spiega il direttore degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt -. Bisogna distinguere tra la politica e le normali procedure di prestito delle opere. I tre Leonardo degli Uffizi - Battesimo di Cristo, Annunciazione e Adorazione dei Magi - sono dipinti su tavola estremamente fragili e dal 2009 figurano nell' elenco dei non prestabili.
la gioconda leonardo da vinci
La nuova sala degli Uffizi dove sono esposti è stata fatta apposta per garantire loro un monitoraggio continuo. Se si decidesse di inviarli in Francia, nonostante il parere tecnico, mi dimetterei subito. Ogni trasporto riduce la vita di un quadro: confido nella comprensione dei colleghi del Louvre. Una selezione di disegni richiesti da loro potrà viaggiare. In ogni caso, Leonardo è un genio universale. Una mostra scientifica su di lui si può fare ovunque: anche su Marte, un domani. Allo stesso tempo, è importante celebrarlo sul piano locale: per questo dal 15 aprile, per sei settimane, invieremo a Vinci il disegno di paesaggio datato 5 agosto 1473. Senza Vinci, non ci sarebbe nessun Leonardo».
LEONARDO - LA SCAPIGLIATA
Chi ha già scelto di spedire il "suo" Leonardo al Louvre, non senza polemica, è Simone Verde, direttore della Pilotta di Parma che ha in collezione La Scapigliata. «Ci ho messo del tempo, prima di decidere - avverte -. Ho aspettato fino a ottobre che l' Italia organizzasse un' iniziativa unitaria su Leonardo. Ho sperato, ma poi è diventato chiaro che si sarebbe proceduto in ordine sparso. Quindi mi sono detto: perché un' opera come questa deve restare fuori dal catalogo della mostra più importante?
LEONARDO DA VINCI - SANT ANNA
Avremo diecimila euro per il restauro. È mio dovere promuovere la conoscenza di questa tavoletta e la sua fortuna critica. Leonardo è stato reinventato dai francesi. E noi li abbiamo lasciati fare. Loro sono più nazionalisti di noi. La verità, alla fine, è che l' Italia non ha voluto organizzare una grande mostra su Leonardo perché il nostro è un Paese masochista. La cattiva gestione del patrimonio culturale ha ricadute geopolitiche: e infatti stiamo scomparendo dalla scena. I prestiti del Louvre? Non ne abbiamo bisogno. Su Raffaello siamo autosufficienti».
Ecco: su Raffaello - il cinquecentenario è nel 2020 - mentre la National Gallery di Londra prepara il suo show, in Italia si rischia il sequel dell' affare Leonardo. Al momento, la mostra principale è quella prevista alle Scuderie del Quirinale, che beneficerebbe dei prestiti del Louvre. L' ambizione è di portare a Roma, oltre agli italiani, almeno tre capolavori "francesi": il Doppio ritratto, il Baldassare Castiglione e la Belle Jàrdiniere. Ma anche la Galleria Borghese sta preparando il suo evento: «Quando si è profilato l' anniversario della morte di Raffaello, ho scritto al Mibac e non ho mai ricevuto risposta», protesta la direttrice Anna Coliva.
anna coliva
«Ho iniziato a chiedere i prestiti all' estero un anno e mezzo fa. Il mio scopo è di riportare a Roma parte dei 48 dipinti venduti nel Settecento. La mostra alle Scuderie? Spero che non scatti l' editto bulgaro e non mi impediscano di fare la mia. La cultura è di chi la coltiva: gli studi italiani su Raffaello sono calati del 30 per cento. Non abbiamo alcun merito ad aver ricevuto in eredità delle opere attaccate al muro. Non siamo in grado di programmare: organizziamo mostre sui nostri artisti quando all' estero sono già chiuse con largo anticipo».
Leonardo di Francia, Raffaello d' Inghilterra: il sovranismo non c' entra. Pur volendo, per la storia dell' arte italiana non si riuscirebbe ad applicare. «I musei italiani sono satrapie - dice qualcuno che frequenta il contesto -. Alla fine, ognuno preferisce fare la sua cosetta. Ma questo Paese merita una volta ogni 500 anni una grande mostra nazionale dedicata ai suoi maestri?». Forse no.